La Commissione Ue risponde all’Intergruppo sui chiarimenti richiesti circa la definizione di zona umida. Dreosto: “battaglia non facile”. Anpam e Cncn: “inesattezze macroscopiche che danneggeranno senza motivo il comparto sportivo–venatorio con inevitabili ricadute economico occupazionali”
Come è noto, è ormai generalizzato in Europa il divieto di uso delle munizioni in piombo nelle zone umide. Ma, se non bastasse, la Commissione europea pare ora voler estendere a dismisura la definizione di “zona umida”, utilizzando le considerazioni inaccettabilmente antiscientifiche e abbondantemente generiche della convenzione di Ramsar, firmata nel 1971.
Lo scorso 1° luglio la Commissione europea ha dato risposta all’interrogazione, presentata e sostenuta dai membri dell’Intergruppo Caccia e biodiversità, ribadendo l’intenzione di accettare la definizione di zona umida così come espressa dall’articolo 1 della convenzione di Ramsar, evidenziando che “qualsiasi zona temporaneamente coperta dall’acqua è zona umida indipendentemente dalle sue dimensioni” e che “detta definizione sia applicabile tanto dai cacciatori che dai funzionari incaricati dell’applicazione“. Congiuntamente, la Commissione rende noto che “le zone a cuscinetto fisse sono applicabili alle zone temporaneamente coperte d’acqua e che le stesse agevolino il rispetto della restrizione”, benché i termini esatti della restrizione, comprese le zone cuscinetto, siano ancora in fase di discussione in sede al Comitato Reach. Se detta interpretazione dovesse essere confermata con l’approvazione del Regolamento Reach, andrebbe a sferrare un duro colpo al mondo venatorio, vietando il conseguente utilizzo del piombo praticamente in tutte le zone interessate dalla presenza stabile e temporanea di acqua e alle aree perimetrali delle medesime.
“Certamente una battaglia non facile che cercheremo di combattere facendo squadra, sensibilizzando sin da subito il maggior numero di parlamentari possibile in previsione che la questione venga affrontata in Parlamento”, ha dichiarato il vicepresidente dell’Intergruppo Biodiversity, hunting & countryside, Marco Dreosto.
Proprio oggi Anpam e Cncn hanno preso parte oggi al primo di una serie di webinar sul piombo nelle munizioni, promosso da Afems, Face, Ieacs e Saami in collaborazione con il Wfsa e rivolto a tutte le associazioni e alle aziende del comparto europeo. I relatori hanno presentato il quadro normativo e si sono concentrati sulle azioni urgenti e necessarie messe in campo per evidenziare alle istituzioni competenti e a tutti gli operatori del comparto i rischi legati alla possibile approvazione (prevista entro il 15 luglio) del progetto di restrizione sulle zone umide da parte del Comitato Reach: “le prescrizioni proposte dalla Ce sono prive dei requisiti di proporzionalità, come per esempio proprio la definizione della zona umida, per non parlare della terminologia suggerita per il trasporto o possesso delle munizioni a base di piombo nelle zone umide che è fumosa, poco chiara e non ragionevole in quanto presume la colpevolezza del cacciatore/tiratore che attraversa una zona umida e, di fatto, supera le direttive originarie sulle quali tale restrizione era stata designata”.
La presentazione è stata seguita da una discussione, moderata dal Saami, che ha affrontato il tema della necessaria collaborazione di tutti gli attori del sistema per entrare in contatto ciascuno con i propri interlocutori nazionali in un momento così cruciale per il settore. Il webinar è stato seguito attivamente da un numero considerevole di aziende e associazioni nazionali di produttori di armi sportive e relativo munizionamento, collezionisti, armieri, cacciatori e tiratori sportivi.
“Nella profonda convinzione che ci siano delle responsabilità da parte di quelle istituzioni che, pur sensibilizzate da oltre un anno sul tema, non comprendono che il testo così proposto contiene delle inesattezze macroscopiche che danneggeranno senza motivo il comparto sportivo–venatorio con inevitabili ricadute economico occupazionali, è necessario continuare ad investire in un coordinamento più strutturato, serio e puntuale per cercare di dialogare in modo più costruttivo con i vari Paesi membri”, concludono Anpam e Cncn.