Il Gruppo intervento speciale dei carabinieri è stato fondato nel 1978, in piena emergenza terrorismo, e negli è diventato uno dei reparti speciali che il mondo ci invidia
Era il febbraio del 1978 quando l’allora ministro dell’Interno, Francesco Cossiga, con l’Italia in piena emergenza terrorismo, diede l’impulso decisivo alla nascita del Gis (Gruppo intervento speciale), un’unità speciale dei carabinieri creata per rispondere alle Brigate rosse, i cui attacchi armati avevano subito una rapida escalation con l’applicazione sul campo di vere e proprie tecniche di guerriglia. A poco più di un mese dalla nascita, era il 16 marzo 1978, quello che fu considerato il punto più alto, ma anche l’inizio della fine della lotta armata, dell’attacco allo Stato e alle sue più importanti istituzioni: il rapimento di Aldo Moro (ucciso poi il 9 maggio successivo) e il massacro della sua scorta. Quello fu l’inizio della storia del Gis: un reparto super specializzato nelle tecniche anti terrorismo e anti guerriglia interna, formato da uomini super addestrati e in grado di intervenire in tutta Italia in poche ore: dirottamento di aerei, liberazione di ostaggi, cattura di terroristi. Da anni, gli scenari italiani e internazionali si sono drasticamente modificati e anche la mission del Gis ha subito un costante lavoro di aggiornamento, che ha portato il reparto speciale dei carabinieri a essere uno dei più qualificati e apprezzati nello scenario internazionale.
Sono un centinaio, non di più, gli operatori del Gis, anche se il numero esatto non è facile da avere. Una sessantina quelli che operano nelle sezioni di “prima linea”, il resto a dare corpo ai nuclei di supporto ormai fondamentali per la buona riuscita di qualsiasi azione. Si chiamano Decio, Brus, Lupo, Goku, Geco, Bambi, Pippo, Flipper, perché usare i loro veri nomi significherebbe mettere a rischio la loro incolumità e l’esistenza stessa del reparto. Loro lo sanno, fa parte del “gioco”: rischiare la vita ogniqualvolta si parte per la missione, ma non poter dire in pubblico “io c’ero”. Il loro volto è abituato a sudare dentro al Mephisto, il passamontagna che nell’immaginario collettivo è il simbolo dei reparti speciali.Il lavoro del Gis in 40 anni di attività ha subìto parecchi aggiornamenti, al variare delle esigenze operative: da anni, per esempio, le missioni all’estero in scenari di guerra sono notevolmente aumentate di numero e, di conseguenza, anche le tecniche addestrative si sono dovute adeguare. Il ruolo del Gis è “lievitato”: dal 1984, quando i ministeri dell’Interno e della Difesa decretarono che questo reparto fosse l’unica Unità di intervento speciale italiana, al 2004, quando con la creazione del Cofs (Comando interforze per le operazioni delle forze speciali) il Gis fu a pieno titolo inserito in questa importante struttura con il 9° Col Moschin (esercito), il Comsubin (marina) e il Riam (aeronautica). Il nuovo respiro internazionale nell’impiego delle forze speciali italiane ha portato il Gis a contatto con altre realtà, europee e non solo: i tedeschi del Gsg9, gli spagnoli del Geo, i francesi del Gign, gli statunitensi dell’Hrt e i britannici del Sas. Sono frequenti gli scambi di esperienze, gli incontri, le esercitazioni congiunte tra reparti speciali: la minaccia è diventata globale e non c’è spazio per chi vuole restare isolati. Da una decina d’anni, lo scambio di esperienze e informazioni si è fatto più massiccio ed è anche attraverso il confronto con realtà così diverse (alcuni sono reparti militari, altri di polizia) ha confermato l’elevato livello qualitativo raggiunto dal Gis. Il Gruppo intervento speciale recluta i propri effettivi esclusivamente dal 1° reggimento carabinieri paracadutisti. Gli aspiranti che fanno volontariamente richiesta di entrare nel Gis hanno già ricevuto l’addestramento altamente qualificato del Tuscania, reparto in cui devono aver prestato servizio per almeno due anni, aver acquisito la qualifica di “esploratore” e non avere più di 32 anni. Molti di loro hanno alle spalle anche missioni all’estero e in teatro di guerra. Devono sottoporsi a una visita psico-attitudinale e a una serie di esercizi fisici di sbarramento (5.000 e 1.500 metri, esercizi alle parallele, prova di tiro in affaticamento, tipo “livello bronzo” del Tiro dinamico): chi passa questo primo livello di selezione, viene ammesso al corso basico della durata di 24 settimane. Vengono organizzati due corsi basici all’anno ai quali, mediamente, sono ammessi 8-10 carabinieri paracadutisti aspiranti Gis. Chi porta a termine il corso (mediamente meno della metà degli allievi) ottiene il brevetto militare di incursore e viene assegnato a una delle sezioni operative del Gis, per continuare come operatore effettivo il suo percorso formativo.
Durante le 24 settimane del basico sono previsti corsi per l’apprendimento di:
– tecniche di difesa personale per reparti speciali;
– tecniche di infiltrazione con elicottero;
– tecniche per interventi speciali (su treni, aerei, autobus, metropolitane);
– tecniche di rocciatore (presso la scuola di addestramento alpino dei carabinieri
a Selva di Val Gardena);
– tecniche per addetti ai servizi di protezione;
– tecniche per l’impiego di esplosivi (caserma Cecchignola di Roma);
– tecniche di tiro operativo (previste praticamente tutti i giorni nel programma di addestramento).
Ottenuta la qualifica di operatore Gis, il carabiniere dovrà seguire corsi di specializzazione:
– abilitazione al lancio tcl (tecnica caduta libera);
– sommozzatore;
– specialista in esplosivi;
– sciatore;
– istruttore di tiro;
– istruttore di roccia;
– istruttore di difesa personale;
– partecipazione a corsi di specializzazione presso scuole internazionali.
Ogni operatore del Gis può conseguire anche più di una specializzazione.
L’addestramento al tiro è senza dubbio la materia più importante nell’addestramento, sia nella fase di selezione sia quando si tratti di un operatore “formato”. Fin dalle origini sono state accuratamente analizzate le tecniche di tiro con un’attenta pianificazione dei programmi addestrativi, rielaborati e adeguati in base alle diverse esigenze operative. Con grande capacità d’analisi del bersaglio e dei contesti, in condizioni di stress, un operatore del Gis deve essere in grado di neutralizzare una minaccia in un tempo significativamente rapido.
Gli esercizi di tiro, che sono parte integrante del corso, sono ispirati ai fondamentali di discipline come il Tiro dinamico, per proseguire, successivamente, con esercizi più complessi svolti individualmente oppure in coppia.
Da parecchi anni, la tecnica del Tiro dinamico è entrata dalla porta principale nell’addestramento del Gis. Con un’attenta panificazione dei programmi addestrativi, si è creata nel corso del tempo una progressiva evoluzione, con l’introduzione di nuovi standard. Posizioni di tiro a due mani e free style, ingaggi multipli, cambi caricatore, transizione da mano forte a debole, spostamenti da box a box e tiro in movimento, sono soltanto una parte del ricco programma addestrativo. Tanta tecnica e una molteplicità di esercizi finalizzati al massimo controllo dell’armamento in dotazione, con più allenamenti settimanali, che fanno salire il numero di colpi sparati: circa 400 alla settimana durante il corso basico, oltre 500 alla settimana per gli operatori. Un intenso addestramento seguito passo dopo passo dal team degli istruttori. Con un tiro altamente selettivo, gli operatori del Gis sono chiamati a eseguire interventi ad alto rischio sia in Italia sia all’estero. Non soltanto ambiente urbano, quindi, ma la necessità di rimodulare le esigenze addestrative e operative che sono state adeguate anche ai contesti in cui, più recentemente, è stato chiamato a operare il Gis. A Roma, alla presenza dei ministri della Difesa, Elisabetta Trenta e dell’Interno, Matteo Salvini, del capo di Stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, e del comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, si è svolta la cerimonia per il 40° anniversario di fondazione del Gruppo intervento speciale (Gis), alla quale hanno preso parte rappresentanti delle forze speciali nazionali ed estere, a testimonianza della considerazione professionale che il reparto ha saputo conquistarsi sul campo in tanti anni di attività. Il comandante generale, nel corso del proprio intervento, ha sottolineato come il Gis operi mosso dal desiderio di servire: “Uomini del dovere che mettono i loro diritti in secondo piano dietro quelli dei cittadini”. Non super uomini, ma uomini consapevoli.
Riprendendo il motto del Gis, In singuli virtute aciei vis (nella virtù del singolo trae la forza il gruppo), il generale Nistri ha rimarcato “che è nella virtù dei 110.000 uomini che compongono la nostra istituzione che abbiamo tratto, che traiamo e che trarremo sempre la forza per continuare a servire le istituzioni. Nella virtù di 110.000 uomini che sono molti, ma molti più dei pochi che possono dimenticare la strada della virtù”.
Il ministro Salvini ha ringraziato gli operatori e tutti i loro familiari e ha ricordato che il suo dovere di ministro è di dare all’Arma non solo uomini e mezzi, ma il rispetto: “Non ammetterò mai che l’eventuale errore di uno permetta di infangare il sacrificio e l’impegno di centinaia di migliaia di ragazzi e di ragazze in divisa”.
Il ministro della Difesa ha ripercorso brevemente la storia del Gis, dalla sua nascita, il 6 febbraio 1978, in piena emergenza terrorismo, per idea, impulso e direttiva dell’allora ministro dell’Interno, Francesco Cossiga, al battesimo operativo nel dicembre 1980, in occasione della rivolta dei detenuti nel carcere di Trani, ai numerosi e più recenti successi nella cattura di latitanti e sequestratori, nonché nella neutralizzazione di pericolosi terroristi.
Nel corso della cerimonia sono stati consegnati un encomio solenne al reparto, quale prima attestazione di merito, e un attestato all’ultimo operatore tuttora effettivo al reparto, che è stato tra i soci fondatori. La giornata si è conclusa con una spettacolare esercitazione di liberazione di ostaggi da un edificio, alla quale hanno preso parte per il supporto tattico anche i carabinieri paracadutisti del 1° reggimento Tuscania, oltre alle Aliquote di primo intervento (Api) e alle Squadre operative di supporto (Sos) e assetti dell’Organizzazione mobile, elicotteristici, investigativi, specialistici e territoriali dell’Arma.
Ai 40 anni del Gis è stato dedicato un francobollo che fa parte della serie tematica “il senso civico” che rappresenta un omaggio e un segno di riconoscenza nei confronti di un reparto militare altamente specializzato che svolge un lavoro straordinariamente prezioso al servizio della collettività.