Il concorso Mhs e la successiva adozione della Sig Sauer M17, hanno in qualche modo fissato i nuovi standard delle pistole militari: cosa è cambiato?
Di estremamente innovativo non c’è molto: o meglio, di veramente innovativo, dato che buona parte delle soluzioni adottate nelle “moderne” pistole militari… è già da qualche tempo disponibile sul mercato civile. Tuttavia, è comunque possibile osservare e analizzare certe scelte dei militari che hanno comunque carattere di “novità” per le forze armate.
Abbiamo messo a confronto le 6 pistole 9×19 che meglio rappresentano queste evoluzioni e per necessità di sintesi, facendo certamente torto ad altre pistole altrettanto degne di essere rappresentate. Pur uniformandosi a certi “parametri” comuni alle pistole di servizio, ognuna di queste, interpreta però a modo proprio le diverse esigenze.
Nel caso specifico delle pistole militari o Combat pistol più che in altre categorie (come nelle armi lunghe) il “travaso” di tecnologie ben sperimentate negli ambiti civili è certo più evidente: un esempio su tutti, il fusto in tecnopolimeri.
Eppure, ricordiamo, nel caso specifico dell’Us Army e non solo, vi è stata una lenta evoluzione: dai fusti in acciaio a quelli in lega leggera sino a giungere solo molto tempo dopo, ai fusti in tecnopolimeri. Motivo della resistenza dei militari: i tecnopolimeri per quanto si siano dimostrati affidabili rispetto alle sollecitazioni meccaniche, non avevano ancora dimostrato la loro “tenuta” a decine di migliaia di colpi: situazione che viceversa è normale nella vita di una pistola militare. Questo è vero in parte, dato che alcuni eserciti e forze speciali o meno in ambito militare, da tempo adottavano la Glock o le Heckler & Koch con fusto polimerico. Non solo: la Heckler & Koch Hk Mk23 Mod. 0 calibro .45 Acp venne scelta già nel 1993 dall’Ussocom, seguita poi dalla Hk Mk 24 Mod. 0 (ossia le Heckler & Koch Hk 45C e Hk 45Ct) adottata dai Navy Seal e sempre in .45 Acp. Se le forze speciali americane hanno continuato a selezionare pistole con fusto polimerico… qualcosa dice che le hanno trovate affidabile oltre che più leggere.
Nonostante questo, in ambito militare vi erano ancora altre riserve come la sensibilità o meno a solventi, acidi e altri liquidi facilmente presenti negli inventari militari con cui i fusti potevano venire a contatto. Le ampie sperimentazioni militari con i predetti modelli però, convinsero anche i più resistenti all’idea. Sarà quindi più facile in futuro, vedere adozioni militari di pistole con fusto polimerico.
Il sistema di scatto e percussione: qui la decisione è stata più critica. Si trattava di passare dai precedenti sistemi con scatto misto Sa/Da e con cane esterno (quali erano ad esempio le Hk Mk 23 e Mk 24…) allo scatto in semi doppia azione e sistema di percussione striker operated. Si trattava quindi, di cambiare anche l’addestramento al tiro dei soldati. Il merito di questo cambiamento di rotta è evidente merito delle Glock: grazia ad una vasta distribuzione nel segmento del Law Enforcement si è avuto modo di apprezzare ed anche da un punto di vista statistico, i benefici della Safe action della Glock: tanto da influenzare fortemente il segmento delle pistole da difesa in tutto il mondo. Se pensate che alla fine il sistema striker operated abbia convinto i militari per la sua sicurezza… siete in errore e vedremo dopo il perché. Ha convinto l’uniformità del peso di scatto tra un colpo e l’altro ma soprattutto, il percussore lanciato interno: da un punto di vista produttivo vi è un minor numero di parti interne (ergo, meno parti che si possono rompere…), miglior semplicità costruttiva (ergo, economicità), nessun cane che possa impigliarsi da qualche parte e fessure entro cui possano entrare corpi estranei a bloccare l’arma. E questo ha un senso.
Cosa invece era meno facile aspettarsi nelle Combat pistol, è la predisposizione per i micro red dot (la Sig Sauer M17 infatti, è una optic ready): se in ambito civile hanno un senso ed una funzione, in ambito militare sono sicuramente soggetti a maggiori rischi di danneggiamento. E’ probabile comunque, che i micro red dot vengano presi in considerazione per dotazione alle forze speciali ed in ruoli più limitati e specialistici ossia, non vedremo per adesso una adozione estesa a tutti gli esemplari in dotazione presso i soldati. Il fatto però che la Sig Sauer M17 sia la prima pistola militare “di servizio” già optic ready, la dice lunga sul futuro.
Sicure: ormai tutte contano su svariate sicure interne automatiche che insieme alla tipologia di scatto, rendono di fatto superflue le vecchie leve esterne: tuttavia i militari americani e con un sussulto di “tradizione”, hanno voluto ulteriori leve di sicura esterne ed ambidestre… che vengono richieste comunque, anche in altri tender militari. Tradizione? Altra costante poi, è la leva di hold open ambidestra.
Non vi è invece “uniformità” in merito al pulsante di sgancio caricatore: nella maggioranza dei casi rimane a sinistra con possibilità di reversione ed è la soluzione più comune, solo due hanno il pulsante di sgancio caricatore completamente ambidestro: la Fn Herstal Fn 509 (a pulsante) e la Hk Sfp 9 a doppia leva sul ponticello.
Altrettanto si può dire riguardo l’ergonomia dell’impugnatura: la maggioranza delle pistole ricorre oggi a dorsalini intercambiabili (Glock e Fn 509), alcune a dorsalini e guancette separate intercambiabili (Hk Sfp9), altri a dorsalini integranti anche le guancette (S&W M&p 9, Beretta Apx). Solo la Sig Sauer, bontà sua, fornisce nel caso del contratto Mhs tre fusti completi nelle dimensioni small, medium e large.
Ultima notazione, il sistema di inertizzazione della precarica al percussore: la Glock 19 ne è sprovvista ossia, per iniziare lo smontaggio e dopo aver verificato che la camera sia vuota, si deve premere il grilletto per scaricare la molla del percussore. Certo che se non si controlla prima la camera o si “crede” di averlo già fatto, il colpo eventualmente in camera viene esploso. E dire “accidentalmente”, ci sembra davvero ingenuo. Detto questo, in alcuni tender sono incominciate ad apparire richieste per un sistema di smontaggio delle striker operated veramente foolproof (a prova di stupido) e alcune aziende si sono adeguate di buon grado ma…come? Beh, nelle Sig Sauer M17 e Heckler & Koch Hk Sfp 9…basta rilasciare la slitta anteriormente e la precarica si inertizza (più semplice di così!); nella Smith Wesson M&P 9 vi è all’interno del canale di alimentazione una levetta (di colore giallo o verde) da sganciare con l’ausilio di una apposita bacchetta inserita nell’impugnatura; nella Beretta Apx (e come nella Nano) vi è un pulsantino sul lato destro da impegnare; nella Fn Herstal Fn 509 ci si affida invece, ad una procedura di smontaggio che “obbliga” ad aprire prima il carrello e così facendo se vi fosse un colpo in canna, questo viene automaticamente espulso.
La novità forse più importante è che oggi, come nel programma Mhs, vi è la richiesta per la predisposizione di un moderatore di suono, un tempo “attrezzo” di esclusiva pertinenza delle special forces. Si è compreso, finalmente, che l’utilità del moderatore di suono (oltre alla riduzione sonora particolarmente utile in spazi ristretti, vi è anche la riduzione della vampa altrettanto utile nell’oscurità per evitare di essere localizzati lo stesso…) va ben oltre i semplici scopi “elusivi” a cui era inizialmente destinato.
Anche l’esigenza di una slitta MilStd 1913 per accessori di illuminazione e puntamento (visibile e I.r.) è una conseguenza degli insegnamenti sul campo appresi dai militari: valutati in precedenza sulle armi lunghe, vengono oggi ritenuti indispensabili anche sulle pistole. In ambito civile la presenza di una slitta non è certo una novità ma, lo è invece per i militari e sottolineiamo, per le pistole di servizio e non più solo per quelle delle special forces.
Nella foto di apertura:
Glock 19-X, Fn Herstal Fn 509
Smith & Wesson M&p 9, Sig Sauer M17
HK Sfp 9, Beretta Apx