Ospite di Hit show, per presentare il suo libro “Fasciovegani”, il noto giornalista, scrittore e conduttore radiofonico Giuseppe Cruciani ha dimostrato di avere le idee molto chiare sulle moderne ipocrisie della convivenza tra uomini e animali
L’intervento di Giuseppe Cruciani, ormai celeberrimo conduttore radiofonico de “La zanzara” di Radio24, nell’incontro di presentazione del suo libro “Fasciovegani” al Salone di Vicenza, ha fatto il tutto esaurito: il pubblico si aspettava molto dal vulcanico e spesso sopra le righe personaggio della comunicazione, ed è stato accontentato!
“Gli animalisti sono i primi a essere razzisti nei confronti degli animali”, ha esordito Cruciani: “alcuni, come le zanzare e gli scarafaggi, li schiacciano; ad altri, confezionano cappottini!”. I suoi primi strali sono stati rivolti in particolare al modo di comunicare un certo tipo di allevamento intensivo degli animali, dando il più delle volte risalto soltanto alle situazioni limite, cioè ai cosiddetti lager: “È una truffa proporre i casi limite, che comunque non giustifico, come unica immagine dell’allevamento intensivo che, quando condotto nel rispetto delle regole, svolge una funzione essenziale per fornire la carne alla società occidentale, a prezzi sostenibili da tutti e non soltanto da pochi. Ma credo che sia anche un insulto, specialmente per le persone che hanno dovuto drammaticamente conoscerli, applicare a una situazione che coinvolge gli animali il termine “lager”. Ciò che a mio avviso si è perso, oggi, è la posizione reciproca, ben definita, che deve esistere tra l’uomo e l’animale”.
La discussione, moderata dal giornalista economico del Corriere della Sera, Isidoro Trovato, si è quindi focalizzata in particolare sull’animalismo e, in particolare, sul rapporto tra le recenti spinte animaliste e il concetto di libertà individuale, sotto la particolare lente di ingrandimento della politica: “Se un genitore vuole dare al proprio bambino una dieta esclusivamente vegana, io posso anche ritenerlo legittimo, a patto che poi il genitore si assuma le proprie responsabilità nel caso in cui si verifichi un ricovero in ospedale; non posso invece accettare, per esempio, la proposta del sindaco Appendino che a Torino impone, dico impone ai bambini delle scuole un giorno di dieta senza carne”.
Il pensiero “non omologato” di Cruciani sul rapporto tra uomo e ambiente risale all’infanzia: “Ho diversi cacciatori in famiglia e in particolare uno zio, noto medico, che ho talvolta accompagnato nelle sue avventure molti anni fa. Da questa esperienza ho maturato una consapevolezza fondamentale: che sono i cacciatori, in realtà, coloro i quali amano di più l’animale e la natura. Certo, sì, il cacciatore uccide l’animale, ma instaura comunque con esso un rapporto di grandissima profondità e di consapevolezza del suo ruolo nell'ambiente. Molto più di quanto possa fare un animalista-tipo, che porta il cane alla Spa per fargli fare i massaggi e i trattamenti di bellezza. In realtà, tra le mani degli animalisti, spesso gli animali sono ridotti al rango di prigionieri!”.
Alla domanda sul perché un mondo vegetariano-vegano riesca a conquistare una visibilità molto superiore al 10 per cento scarso della sua rapprentatività rispetto alla popolazione italiana, Cruciani non usa mezzi termini: “Il punto è che appartengono al mondo vegano e vegetariano molti Vip, persone note e quindi capaci di influenzare un pubblico; persone, tra l’altro, che hanno molto tempo per scrivere, diffondere, cercare e persino terrorizzarsi per nulla, come nel caso del famigerato annuncio dell’Oms sui presunti danni derivanti dal consumo di carne, che fin dall’origine è stato completamente stravolto”. Un modo di porsi spesso massimalista, che può portare al parossismo: “Oggi per moti vegani il “mangiatore di carne”, quando non direttamente qualificato come “assassino”, è comunque un soggetto che si rifà a un mondo antico, arcaico, che deve scomparire. Un atteggiamento che, nella sua forma più estrema, mi ricorda il concetto di “mondo nuovo” che portavano avanti i Khmer rossi”.
Sul fatto che la politica utilizzi le spinte animaliste come fattore di propaganda, Cruciani riflette: “nel volgere di un paio di giorni, sia Laura Boldrini, sia Silvio Berlusconi hanno utilizzato gli agnelli come “calamita” pubblica delle istanze animaliste. Utilizzare agnelli in quel contesto, oltre a essere ridicolo, rappresenta a mio avviso anche un vero e proprio tradimento per il vero animalismo, perché propone un animale completamente avulso dal proprio contesto naturale, “purificato” da qualsiasi macchia o imperfezione nel vello. Un animale che non esiste”.
Cruciani si è dedicato, in chiusura di incontro, anche alla sempre attuale del rapporto tra i cittadini e le armi: “è ovvio che il possesso di armi debba essere regolamentato, ci mancherebbe: quello che però deve essere chiaro, a mio avviso, è che il possesso di armi da parte del cittadino rappresenta di per sé un simbolo di libertà, un ingrediente indispensabile di una democrazia matura”.