Politici di entrambi gli schieramenti uniti sotto il segno della caccia sostenibile, alla tavola rotonda organizzata dalla fondazione Una Onlus a Roma, con l'importante collaborazione di Benelli armi
La fondazione Una Onlus (Uomo, Natura, Ambiente), ha organizzato con la collaborazione di Benelli armi una tavola rotonda a Roma, dal titolo “La gestione del patrimonio vivi-faunistico in Italia: tra piccoli e grandi passi, dove siamo e dove arriveremo”. Il tema si è sviluppato partendo dal grosso incremento che hanno avuto gli ungulati nel nostro Paese, i quali sono passati dalle poche aree alpine, o appenniniche, dove erano confinati, a una vera e propria invasione che oggi crea notevoli problemi a tutti: agricoltori, lavoratori legati a questo comparto, equilibrio naturale delle aree interessate e anche a tutti i cittadini comuni che oggi si vedono in giardino, o davanti la propria macchina, animali che fino a pochi anni fa erano appannaggio dei documentari televisivi sulla natura. Mai, come stavolta, abbiamo sentito così grande unità di intenti nei relatori anche di segno politico opposto. Tutti d'accordo: il cacciatore non è quella bestia sanguinaria che si aggirava una volta nelle terre altrui. Oggi è visto come una figura che collabora al mantenimento dell'equilibrio faunistico e che sarà sempre più necessaria, che è giusto trovi accoglienza in tutte le sedi, come associazioni di agricoltori, imprenditori nel campo ambientale, Parchi nazionali e regionali. Lo ha affermato per primo Mauro Libè, consigliere politico del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti: "È ora di unire e non disunire. Spesso i politici cavalcano le problematiche per avere più o meno consensi in certe categorie. Dobbiamo cercare di abbassare i toni ma principalmente di collaborare. Nella contrapposizione non c'è futuro, un futuro produttivo. I cacciatori sono sul territorio tutto il giorno e dobbiamo, assieme a loro, cercare la giusta azionalità nella gestione del territorio."
Ancora più speranza per il cambiamento l’ha portata Giampiero Sammuri, presidente Federparchi, che invoca l'approvazione delle modifiche alla legge 394/91: "Noi non siamo ambientalisti come ideologia ma crediamo nella discussione, nel confronto. Ormai nei parchi ci vuole, più che mai, scienza ma anche razionalità". Tuttavia, come dichiara lui stesso, la modifica della legge è ferma e questo è un grosso problema: "Si sono cercate scuse legate a perplessità sulle ricerche petrolifere nei parchi per fermare una legge della quale tutti sono d'accordo". È intervenuto anche Marco Donati, parlamentare del Pd che, provenendo da Arezzo, sancisce il legame che questa terra ha con la caccia. "La nuova legge regionale ha il merito di cambiare positivamente l'approccio con la fauna", ha ribadito: "L'approccio della questione fauna deve essere calato nel territorio e non provenire da ideologie personali. Merito a Una Onlus di aver riunito i diretti interessati". Stefano Borghesi, deputato di Lna, sulla 394 è più cauto: "Vediamo miglioramenti rispetto alla situazione attuale, ma ne vorremmo altrettanti nella legge, su certi punti, non ci trova molto d'accordo". Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti, ha messo in evidenza nuove e vecchie problematiche: "Ai danni della fauna si aggiunge ormai quello degli incendi che appesantiscono il calvario degli agricoltori. Se quantifichiamo in moneta con gli incendi si arriva a un miliardo di euro l'anno di danni. Mentre la fauna in eccesso partecipa per 100 milioni". Senza contare i troppi lupi, o ibridi che siano, nutrie fuori controllo e altro: "Ma anche con amministratori locali e ambientalisti. Quest'ultimi hanno paura di togliere gli ibridi, mentre i primi hanno paura a prendere decisioni sulla fauna in eccesso, per l'impopolarità che ne deriverebbe". Anna Maria Bernini, senatrice di Forza Italia, ha parlato di "Sinergie e non contrapposizioni… queste ultime non fanno bene a nessuno". È stato l’incipit di uun discorso che ha denotato, finalmente, l’onestà di non avere paura di schierarsi: "Lo dico senza mezzi termini, io sono favorevole alla caccia. Questo comparto è il più regolamentato tra tutti. Il cacciatore non vive ai margini della legge con la sua attività ma, anzi, ne è pienamente partecipe con presenza costruttiva, onestà e rispetto delle regole. Chi è molto contrario, è un dato di fatto, inevitabilmente conosce poco sull'argomento caccia, ovvero si critica aspramente quello che non si conosce. Per dirla con una sola parola: ignoranza". "La carne di selvaggina”, ha proseguito la Bernini, “è pienamente uno dei riflessi positivi di questa attività. Valorizzare questo prodotto vuol dire creare un indotto di cui possono beneficiare tutti: cacciatori e agricoltori. Fateci caso… si ha paura di dire questa parola: caccia. Si sono trovati tutti i sostitutivi possibili: interventi di contenimento, piani di prelievo eccetera". Non è molto entusiasta della nuova formulazione della 394, ma concorda sul fatto che il segnale inquivocabile debba essere "Collaborazione tra agricoltori e cacciatori". Alcuni di questi segnali li ha rilanciati anche Mariastella Gelmini, dello stesso schieramento: "Abbandonare gli eccessi di ideologia è l'obiettivo, il buon senso può dare risultati gratificanti per tutti. Io provengo da una città come Brescia in cui le difficoltà a lavorare insieme creano i presupposti per la diminuzione drastica dei posti di lavoro". Anche Luciano Rossi, presidente Fitav, è della stessa linea. "Una ha tracciato una strada, quella giusta. Oltretutto che concede un ritorno alla vita agreste, ma con modernità".