La tappa di Coppa del mondo a Monaco ha di fatto sancito la fine di un'epoca secolare che affonda la sua storia nelle radici del Tiro a segno
Da Pierre De Coubertin a Jin Jongoh in un viaggio lungo 121 anni, che adesso sembra essere arrivato al suo epilogo: quello più triste. Sì, perché il tiro a segno (a meno di clamorosi ripensamenti…) sta per dire addio alla gara regina del suo programma. La pistola libera maschile a 50 metri.
Una sfida con se stessi prima che contro gli altri, per arrivare a primeggiare in un concorso dove il bersaglio è "grosso" solo 50 cm e la zona nobile, quella del 10 non supera i 5 cm di diametro.
Il programma e le opportunità olimpiche per gli shooting sport spingono inesorabilmente verso la parità del numero di gare da destinare a uomini e donne. Cio e Issf paiono ormai d'accordo sulle modifiche da apporre.
Una beffa clamorosa per la disciplina che fra i suoi partecipanti annoverava appunto quel De Coubertin che le Olimpiadi moderne le ha fondate e costituite.
La situazione creatasi – è inutile nasconderlo – non è bella: da una parte ci sono i tiratori, dall'altra la "politica". Gli atleti hanno fatto fronte comune e così sabato scorso hanno deciso di scendere sulle linee di tiro di Monaco di Baviera (sede della Issf, dove è in corso la seconda tappa della Coppa del Mondo 2017) indossando il lutto al braccio.
Una scelta ben precisa, che sa di tristezza. Una malinconia attenuata solo parzialmente dalla vittoria dell'alieno sudcoreano Jin Jongoh, capace di vincere tre volte consecutivamente l'oro olimpico in questo contest. Quello che da molti è considerato il più grande tiratore di pistola libera di tutti i tempi ha salutato "il giardino di casa sua" con una gara magistrale.
Record del mondo di finale, per effetto dei 230,5 punti totalizzati, e un ultimo colpo regale da 10,4 a suggellare il tutto.