Cosa cambia se viene approvata?

C’è grande incertezza, tra gli appassionati, su quali potranno essere gli effetti concreti della direttiva europea nel caso di una sua approvazione così come votata dall’Imco. Ecco, per sommi capi, quali sono gli scenari possibili

Dopo il voto del comitato Imco e in vista del voto da parte del plenum del Parlamento europeo, previsto per metà marzo, sono in molti a chiedersi che cosa potrà cambiare nella pratica per gli appassionati e per gli operatori del settore italiani, nel caso in cui la bozza di direttiva europea venisse effettivamente promulgata nella forma in cui è stata sottoposta al voto dell’Imco (che trovate in allegato). Ecco alcuni scenari.

Per i produttori e distributori, si preannunciano numerose difficoltà e una sensibile lievitazione dei costi, perché la direttiva prescrive che ogni parte fondamentale dell’arma dovrà essere contrassegnata con una marcatura che preveda determinate indicazioni (produttore, Paese, matricola eccetera, in caso di parte di piccole dimensioni almeno la matricola). È importante sottolineare che quest’obbligo competerà non solo ai produttori, ma anche agli importatori, quando le armi siano state prodotte fuori dalla Ue. Per l’attrezzamento delle opportune macchine e l’aggravio dei processi produttivi, si è stimata una spesa per il settore di diverse centinaia di migliaia di euro, a fronte di una utilità del provvedimento veramente modesta per quanto riguarda il contrasto alla criminalità o al terrorismo;

Per quanto riguarda i possessori di autorizzazioni in materia di armi (porto d’armi), desta una certa inquietudine la previsione che gli Stati membri debbano dotarsi di “un sistema di monitoraggio che operi su base continuativa o non continuativa, per assicurare che le condizioni di autorizzazione stabilite dalla normativa nazionale siano rispettate per l’intera durata dell’autorizzazione e che, tra l’altro, siano disponibili informazioni mediche e psicologiche”. Il problema è che la vaghezza di questa statuizione apre una serie di scenari piuttosto foschi in particolare per l’Italia, là dove già da anni si vorrebbe introdurre una visita psichiatrica obbligatoria per tutti i richiedenti un porto d’armi. Il punto è che tale visita, ovviamente utile e doverosa in teoria, nella pratica non solo non ha alcuna utilità per rilevare eventuali patologie mentali in atto o in fase di sviluppo, ma risulta anche impraticabile guardando al numero di professionisti abilitati in rapporto al numero di porti d’arma rilasciati. Quindi, si può anche prevedere una paralisi del sistema;

Per quanto riguarda la durata delle autorizzazioni in materia di armi, si stabilisce un limite generale massimo di 5 anni: il che ovviamente farà sì che le attuali normative sul porto di fucile (per esempio) per caccia o tiro a volo passino da 6 a 5 anni, ma potrebbe anche far sì che le licenze di collezione per armi comuni e per armi antiche non siano più permanenti, bensì quinquennali. Con i relativi costi annessi.

Per quanto riguarda le armi demilitarizzate, vengono portate nella categoria A6, il che significa che in linea generale ne è proibito il possesso. Sarà prevista una deroga solo per i tiratori sportivi che possano dimostrare di praticare effettivamente l’attività agonistica. Non sono previste deroghe per i collezionisti, salvi quei collezionisti autorizzati in generale alla detenzione di tutte le armi di categoria A (cioè quelle da guerra), categoria però che in Italia è assolutamente residuale, visto che è dal 1975 che non vengono rilasciate licenze di collezione per armi da guerra. Attenzione: per chi già detiene armi demilitarizzate al momento dell’entrata in vigore della normativa, è prevista una clausola di salvaguardia: continuerà a poterle detenere e, probabilmente, sarà possibile anche continuare ad acquistarle o venderle ad altri soggetti autorizzati (parliamo, però, solo delle armi già presenti in commercio alla data dell’entrata in vigore della legge).

Viene istituita la categoria A7 per le armi corte dotate di caricatore con oltre 20 colpi e per le armi lunghe dotate di caricatore con oltre 10 colpi. Il fatto che in teoria una determinata arma possa montare un tale caricatore NON implica il passaggio in categoria A7, bisogna che il caricatore sia materialmente installato. Anche in questo caso sono previste deroghe per i tiratori sportivi. La normativa sul punto non è chiara, ma è possibile prevedere che, come per le demilitarizzate, chi ha acquistato caricatori ad alta capacità prima dell’entrata in vigore della legge continui a essere autorizzato alla loro detenzione. Il punto è che, comunque, il caricatore non è parte fondamentale d’arma secondo la normativa europea (anche nella nuova stesura), quindi a parte l’Italia sarà molto complicato per le autorità nazionali capire chi possiede cosa.

Viene istituita la categoria A8 per le armi lunghe semiautomatiche che possono essere ridotte a una lunghezza inferiore a 60 cm mantenendo intatto il loro funzionamento. Attenzione: per tali armi NON sono previste deroghe per gli sportivi, quindi saranno proibite e basta (anche in questo caso, è logico prevedere una deroga per le armi già circolanti sul mercato al momento dell’approvazione della normativa).

Per le armi sceniche, cioè le “acoustic” o “salute” weapons, in pratica le armi vere convertite per sparare a salve, si prevede che continuino a essere sottoposte agli stessi vincoli di quando non erano modificate: quindi, un’arma da guerra trasformata a salve continuerà a essere da guerra (come già avviene in Italia).

 

Conclusioni:

la normativa prevede di introdurre pesanti restrizioni sull’acquisto di armi demilitarizzate e sull’acquisto di caricatori ad alta capacità, proponendo però scenari incostituzionali (in contrasto con il principio di eguaglianza) ma, soprattutto, risultando del tutto inutile per il contrasto al terrorismo o alla criminalità. La normativa, nella forma in cui è proposta, causerà notevoli problemi applicativi alle autorità preposte e soprattutto agli appassionati, mentre non avrà influenza alcuna sui rischi reali per la pubblica sicurezza. Anche l’industria pagherà un conto salatissimo.