In un'intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale – Il Resto del Carlino, il presidente dell'Ordine degli psicologi del Friuli Venezia Giulia, Roberto Calvani (in foto), accusa una presunta scarsità di controlli a carico dei titolari di porto d'armi, dopo il tragico omicidio-suicidio del padre di famiglia che ha strangolato la moglie per poi sparare al figlioletto e suicidarsi. A suo parere la presenza di armi aumenterebbe addirittura il rischio di femminicidi nelle famiglie, poiché "quando ce l'hai nella fondina è normale usarla, propriamente o impropriamente". Il fatto interessante è che non solo non porta alcun dato verificabile a sostegno delle sue tesi, se non gli onnipresenti generici "studi che lo dimostrano", ma dichiara che a suo parere vi siano troppe armi in Italia ammettendo però egli stesso di non avere idea di quanto sia "facile" ottenere una licenza e soprattutto di non aver mai assistito a una visita medica per il rilascio delle licenze per armi!
Singolare quindi come, sulla base di non si sa quali argomentazioni o di quali evidenze statistiche, dichiari che "occorre che i medici si avvalgano dell'aiuto di specialisti come gli psicologi".
Il presidente non è certo nuovo ad esternazioni simili, dato che già nel luglio 2015 aveva rilasciato una intervista dai medesimi contenuti al Messaggero Veneto, sebbene priva delle affermazioni qualunquistiche che caratterizzano quella pubblicata oggi dal Qn. Quel che si potrebbe notare collateralmente è che attorno alle certificazioni mediche per le licenze per armi ruotano interessi economici non trascurabili: non sarà che, dietro la scusa dei "femminicidi" e dei soliti luoghi comuni tipici degli antiarmi, il consistente incremento del numero di porto d'armi non abbia suscitato altri tipi di interesse?
È anche interessante notare che colleghi dello stesso Calvani, in tempi non sospetti abbiano a più riprese dichiarato come da una semplice visita psicologica possa non essere assolutamente facile cogliere perturbazioni anche gravi della personalità.
Non possiamo far altro che ribadire come il presidio più importante per la sicurezza pubblica, per quanto riguarda i cittadini possessori di armi, non possa che passare necessariamente attraverso il medico di base, che deve poter disporre di un'interfaccia alla quale riferire le eventuali situazioni di rischio che gli capiti di riscontrare. (Giulio Magnani)