Il noto ex sindacalista e politico Sergio Cofferati soprannominato "il cinese", oggi europarlamentare, ha portato il suo contributo alla discussione della nota e famigerata proposta "disarmista" di Direttiva europea, proponendo una serie di emendamenti all'insegna, ovviamente, del proibizionismo. La cosa è di particolare gravità in quanto Cofferati risulterebbe essere il relatore-ombra per il proprio gruppo parlamentare (Socialisti e Democratici), capace quindi di orientare il voto di molti parlamentari europei. Il Cofferati-pensiero prevede di considerare come appartenenti alla categoria A della direttiva europea (quindi armi proibite), tutte le armi semiautomatiche con caricatore capace di contenere più di 10 colpi, oltre ovviamente ai caricatori medesimi. Si prevederebbe una deroga solo ed esclusivamente per l'impiego sportivo, tagliando quindi fuori sia la semplice detenzione per difesa personale, sia per esempio il collezionismo. Gli attuali detentori di tali armi (che solo in Italia è possibile che siano diverse centinaia di migliaia di esemplari, basti solo pensare alle pistole in 9×21 con caricatore bifilare) continuerebbero a essere autorizzati alla detenzione (e i loro eredi), ma non ne sarebbe più consentito l'acquisto (salva la già citata eccezione per l'attività sportiva). Tra le idee di Cofferati, anche quella di considerare le armi della categoria "A" disattivate, come facenti parte della categoria "B", quindi acquistabili con porto d'armi. Gli emendamenti di Cofferati prevedono anche norme molto rigorose sull'accertamento dei requisiti psicofisici e la previsione di requisiti minimi comuni di custodia per le armi.
Leggendo gli emendamenti proposti, desta molte perplessità, per non dire di peggio, l'approssimazione giuridica (prima ancora che pratica) con la quale sembrano essere state messe insieme queste norme:
– sono migliaia i cittadini italiani che detengono armi da guerra (risalenti al secondo conflitto mondiale) disattivate, sia come privati, sia come presidenti di associazioni combattentistiche e d'arma, i quali dall'oggi al domani potrebbero ritrovarsi a essere accusati di detenere armi vere e proprie, malgrado sia pacifico il fatto che un'arma disattivata ormai non è un'arma. Come si possa pensare di informare tali cittadini del mutamento di legislazione è francamente difficile a dirsi, tanto che nello stesso progetto di Cofferati si parla genericamente di "norme transitorie".
– Non si capisce obiettivamente quale sia lo scopo di limitare fortemente la diffusione di armi da fuoco con capacità superiore a 10 colpi, prevedendo deroghe per chi già detiene armi con capacità superiore o pratica l'attività sportiva: altro non è che il riconoscimento del fatto che un sequestro generalizzato non è praticabile sia dal punto di vista costituzionale, sia dal punto di vista economico. Ma una norma di questo genere è comunque inutile, nel senso che vessa i legali detentori di tali armi, senza contribuire alla sicurezza dei cittadini di una virgola.
– Molte delle norme proposte da Cofferati sono in contraddizione con la Costituzione italiana e con altre norme di legge: si fa riferimento, per esempio, al fatto che la custodia delle armi debba prevedere che queste ultime siano sempre custodite separate dalle munizioni, ma tale previsione è in contrasto con l'articolo 52 del codice penale, il quale fa esplicito riferimento alla possibilità di difendersi in casa propria con "armi legittimamente detenute". Forse Cofferati intende che ci si debba difendere con armi scariche? Come è possibile conciliare le due cose? Secondo Cofferati, una persona che si trova improvvisamente un aggressore in casa può avere la lucidità e il tempo di caricare un'arma che, altrimenti, la legge lo obbliga a tenere scarica? È semplicemente ridicolo.
Un altro aspetto di riflessione è che, ovviamente, queste norme sembrano essere ispirate da ben noti organismi ministeriali nostrani. Sarà interessante chiarire nomi e cognomi…
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