Il film American sniper, diretto da Clint Eastwood, oltre che un sacco di soldi al botteghino, sta facendo anche montare un sacco di polemiche anti-armi e anti-militariste. In cima alla lista c’è il regista e sceneggiatore Michael Moore, che in merito alla trama del film (che, ricordiamo, narra le gesta di un tiratore scelto statunitense dei Navy Seal, impiegato nelle recenti campagne mediorientali), non ha trovato di meglio che definire i tiratori scelti “codardi” e “gente che spara alle spalle”. Un altro esponente del mondo dello spettacolo, Seth Rogen (attore e sceneggiatore canadese), ha paragonato la pellicola al film di propaganda nazista che veniva proiettato nel corso del film “Inglorious basterds” di Quentin Tarantino. Chris Hedges (giornalista e scrittore), è ancor più radicale: “American sniper celebra gli aspetti più deprecabili della società americana: la cultura delle armi, l’adorazione cieca per i militari, la presunzione che noi si abbia un diritto innato, in qualità di “nazione cristiana”, a sterminare gli “inferiori” in giro per il mondo”.
Più prosaicamente, il noto attivista per i diritti dei cittadini armati, Dave Workman, ha sollevato il dubbio che un film nel quale armi tutto sommato non dissimili a quelle utilizzate da migliaia di cacciatori americani vengono utilizzate per uccidere esseri umani a distanze di oltre mille metri, possa fornire ulteriori strumenti di propaganda ai movimenti anti-armi, proprio per la messa al bando di tali armi in funzione della loro pericolosità. La cosa non è in effetti nuova, visto che per esempio il Violence policy center già dal 2001 è impegnata nella messa al bando dei cosiddetti “intermediate sniper rifles” e altri gruppi anti-armi ancor più radicali hanno avanzato la demenziale proposta di consentire ai cittadini l’acquisto di quelle sole armi “capaci” di mancare il bersaglio il 70 per cento delle volte…