“La stagione di caccia appena conclusa – fanno sapere i rappresentanti di Face Italia (Federazione Italiana della Caccia, Libera Caccia, Enalcaccia, AnuuMigratoristi), Cncn (Comitato Nazionale Caccia e Natura) e Arci Caccia – ha visto in più occasioni premiare gli sforzi e la serietà del mondo venatorio italiano e di tutti i cacciatori. Mentre da alcuni ambienti si cerca con argomentazioni faziose e letture parziali di delegittimare la caccia, è proprio l’Europa, attraverso il Commissario all’Ambiente Janez Potocnik a chiarire che non ci sono difformità nella normativa venatoria italiana con le direttive Ue. A questo si aggiunge che aver innalzato il livello di attenzione sui temi della sicurezza ha visto ridurre significativamente gli incidenti gravi del 40%”.
Face Italia, Cncn e Arci Caccia, che rappresentano la quasi totalità dei praticanti la caccia in Italia, fanno riferimento al pronunciamento della Commissione ambiente dell’Unione europea che recentemente, stimolata da un’interrogazione proveniente dalle fila dell’animalismo più acceso, ha risposto in modo inequivocabile: “La Commissione non ha ricevuto alcun elemento che confermi l'incompatibilità con la direttiva dei carnieri stagionali e giornalieri stabiliti dalle regioni italiane per le diverse specie cacciabili”. Un chiarimento definitivo, ci auguriamo, in merito a quanti continuano a insinuare che la caccia in Italia sia priva di regole e vada contro le norme europee. La realtà è che nel nostro Paese la pratica venatoria è rispettosa dei principi tecnico scientifici ed etici che la regolano in tutto il Continente, così come delle leggi nazionali e internazionali.
Importante che a dirlo sia proprio il massimo organo di controllo di cui si è dotata l’Unione europea. È evidente per chiunque legga la realtà in modo non viziato da preclusioni ideologiche, che la caccia moderna è un elemento di regolazione e valorizzazione della biodiversità riconosciuto in tutti i Paesi europei compresa l’Italia, che deve fare di più e presto in questa direzione anche a vantaggio delle imprese agricole e delle loro produzioni che fanno apprezzare il made in Italy nel mondo.
Una funzione che dovrebbe essere svolta in modo ancora più efficace ed evitare così notevoli problemi alla cittadinanza, specialmente quella che vive in ambiti rurali dove il proliferare eccessivo di alcune specie come il cinghiale e altri ungulati e quelle alloctone come le nutrie, dovuto a carenze normative specifiche e agli impedimenti posti in essere dalle frange più estreme del mondo ambientalista, genera squilibri e danni a volte di enorme impatto sull’economia delle nostre campagne.
In una fase di crisi l’economia che ruota attorno all’attività venatoria – quasi un punto di Pil considerando indotto e settori collegati, con circa 100.000 addetti diretti e indiretti e un valore complessivo di quasi 8 miliardi di euro – può concorrere ulteriormente alla crescita del Paese ma è “boicottata” dagli estremismi animalisti.È confortante e significativo che di questo si abbia sempre più una maggiore percezione anche nella società, che non raccoglie le provocazioni più deleterie, come ha riaffermato la seconda indagine demoscopica “Gli Italiani e la Caccia” condotta dal sociologo Enrico Finzi di Astra Ricerche, che dà come crescente il favore dei cittadini verso la caccia moderna, sostenibile e normata, ovvero così come si esercita oggi nel nostro Paese.
Occorre rivitalizzare e valorizzare la gestione faunistica attraverso il rilancio degli Ambiti territoriali di caccia e dei Comprensori alpini, strumenti indispensabile che deve perseguire il fine prioritario dell’arricchimento della biodiversità di cui già il nostro Paese è ai vertici mondiali, ulteriormente migliorabile con nostro maggiore impegno e con il riconoscimento delle fatiche meritorie degli agricoltori.
La riduzione significativa degli incidenti gravi è l’altro dato positivo della stagione 2013/2014. Ristabilire la verità rispetto a quanti strumentalizzano le “vittime” per far credere che la caccia costituisca un pericolo sociale, è un risultato che premia gli sforzi fatti dal settore. E che non a caso ha visto quest'anno una diminuzione di oltre il 40% rispetto allo scorso anno. “Siamo convinti che anche un solo incidente sia comunque troppo – dicono i rappresentati di Face Italia, Cncn e Arci Caccia – ma dobbiamo fare i conti con l’inevitabile rischio che qualsiasi attività umana, anche quella apparentemente più sicura, porta con sé. Per questo stiamo lavorando con crescente impegno da anni con corsi di aggiornamento, vademecum, pubblicazioni varie, vigilanza e iniziative di addestramento sul campo come i Safety days, per innalzare ulteriormente il livello di conoscenza e di pratica dei cacciatori. Possiamo dunque dire che anche un solo incidente evitato grazie alla nostra attività informativa e formativa, per quanto impossibile da quantificare, è di sprone a proseguire su una strada che si è rivelata quella giusta”.