L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato il trattato internazionale sulla compravendita delle armi convenzionali con 154 Paesi a favore, tre contrari e 23 astenuti. A dare un contributo determinante sono stati gli Usa, tra i promotori del documento con altri membri permanenti del Consiglio di Sicurezza come Francia e Gran Bretagna, soprattutto grazie alla svolta impressa dal presidente Barack Obama. A salutare con particolare soddisfazione la positiva conclusione delle trattative all'Onu è stata l'Italia, che in una nota della Farnesina ha definito l'accordo "forte, equilibrato e realistico".
Senza sorprese il no dei tre Paesi che già avevano votato contro la scorsa settimana, cioè Iran, Corea del Nord e Siria, motivato con il fatto che il trattato sarebbe discriminatorio nei loro confronti. Tra gli astenuti invece ci sono Russia, Cina, Cuba, Venezuela e Bolivia. Il documento – la cui adozione è stata salutata dall'Assemblea generale con un lungo applauso – definisce per la prima volta gli standard internazionali per la compravendita delle armi, legandoli al rispetto dei diritti umani: non controlla l'uso domestico, ma richiede che gli Stati membri si dotino di normative nazionali sul trasferimento delle armi convenzionali, tra cui carri armati, aerei e navi da guerra, veicoli da combattimento, artiglieria, elicotteri, missili, razzi a lunga gittata, ma anche fucili, pistole e munizioni.
È previsto inoltre il divieto, per gli Stati che ratificano il trattato, di trasferire armi in caso di violazione di un embargo, atti di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Per autorizzare o meno l'esportazione, il testo stabilisce che ogni Paese dovrà valutare se le armi potrebbero essere usate per violare i diritti umani o utilizzate da terroristi o membri della criminalità organizzata. Gli Stati ratificheranno il trattato a partire dal mese di giugno, e il documento entrerà in vigore con la firma di almeno cinquanta Paesi. Per gli esperti tuttavia è difficile dire che impatto avrà il trattato sul commercio globale delle armi, soprattutto nel breve periodo. In situazioni di conflitto come quella attualmente in corso in Siria, per esempio, è improbabile che il testo avrà effetto sulla fornitura di armi al governo di Damasco, proveniente in gran parte dall'Iran, che si è opposto al documento, e dalla Russia, che si e' astenuta.