Dalla cordite utilizzata dagli inglesi a partire dalla prima guerra mondiale, al bio-diesel: prendendo spunto dal processo di fabbricazione della nota polvere infume, un team di ingegneri dell’università di Berkeley della California ha studiato un sistema per ottenere carburante diesel dallo zucchero.
Il procedimento, messo a punto un secolo fa dal chimico Chaim Weizmann (che in seguito sarà il primo presidente dello Stato di Israele) prevede una fermentazione batterica utilizzando il batterio clostridium acetobutylicum per fermentare gli zuccheri in acetone, butanolo ed etanolo. Harvey Blanch e Douglas Clark, professori d’ingegneria chimica e biomolecolare dell’università californiana, hanno sviluppato un modo di estrarre i primi due composti dalla miscela di fermentazione; l’etanolo così isolato viene convertito in una miscela di idrocarburi a catena lunga (molto simile alla combinazione presente nel gasolio) grazie all’introduzione di un catalizzatore sviluppato da Dean Toste, professore di chimica e co-autore del lavoro svolto.
Il processo si è dimostrato abbastanza versatile da poter utilizzare una vasta gamma di materie prime rinnovabili, dallo zucchero del mais (glucosio) e quello di canna (saccarosio) all’amido, per aprire infine una serie di scenari interessanti con materie prime non alimentari come l’erba e i rifiuti agro-forestali. “Per ottenere questi risultati, gli ingegneri biochimici hanno dovuto lavorare di pari passo con i chimici, il che significa che per sviluppare il processo, abbiamo dovuto imparare l’uno la lingua dell’altro”, ha spiegato Clark sottolineando come il biodiesel così prodotto potrebbe inizialmente rifornire i mercati di nicchia, come quelli militari, per poi contagiare il settore dei trasporti in generale.