Perché mai di fronte ai delitti il problema dovrebbero sempre essere le armi? E perché mai l’esperto di turno scelto per dare la propria versione dei fatti dovrebbe sempre essere il segretario nazionale del sindacato funzionari di polizia? Semplice: Enzo Marco Letizia consegna comunicati stampa alle agenzie. Non gli par vero. «La tragedia di Verona deve sollecitare l’attenzione del ministro dell’Interno sull’esigenza di dare una svolta concreta sulla politica delle…
Perché mai di fronte ai delitti il problema dovrebbero sempre essere le armi? E
perché mai l’esperto di turno scelto per dare la propria versione dei fatti
dovrebbe sempre essere il segretario nazionale del sindacato funzionari di
polizia? Semplice: Enzo Marco Letizia consegna comunicati stampa alle agenzie.
Non gli par vero. «La tragedia di Verona deve sollecitare l’attenzione del
ministro dell’Interno sull’esigenza di dare una svolta concreta sulla politica
delle armi fino a oggi praticata», tuona il funzionario grafomane. «Rivedere
normative e circolari, che hanno consentito il proliferare degli armati sul
territorio nazionale è una priorità che s’impone dopo episodi come quello della
scorsa notte. Purtroppo, mentre cadono anche mamme e bambini sotto i colpi di
folli armati, sulle esigenze collettive prevale il limite insormontabile
dell’interesse economico degli armieri. Non è solo una questione di cambiamenti
legislativi, ma anche e soprattutto la necessità di riformare o annullare
decreti, circolari e altri provvedimenti che hanno consentito da un lato il
possesso indiscriminato di armi dall’elevato potenziale offensivo e dall’altro
la sostanziale inefficacia delle visite mediche, svolte secondo i criteri
dell’autocertificazione e della mancanza di qualsiasi effettiva assunzione di
responsabilità». Gravemente disinformato, generico. Pericoloso: perché le forze
dell’ordine hanno l’obbligo di difendere i cittadini e non di impaurirli
inutilmente. O di demonizzare categorie di altri cittadini.
Sarà anche vero che sono circa 4,8 milioni gli italiani che hanno almeno
un’arma in casa, ma è anche vero che lo strumento più utilizzato negli omicidi
in famiglia (un omicidio volontario su tre in Italia verrebbe commesso in
famiglia) è in assoluto il coltello (31,3 per cento), non la pistola o il
fucile. Ci sarebbe un’enorme casistica da citare, come quella raccolta da
“Blackbullet” sul forum del sito armietiro.it con una semplice ricerca nel Web.
Se Letizia avesse la compiacenza di informarsi e di non partire lancia in resta
con i suoi comunicati compulsivi, sarebbe decisamente meglio. Mi illudo che mi
legga e, soprattutto, che si fidi di quanto dice qualcuno molto più accreditato
di me, per esempio, lo psichiatra Alessandro Meluzzi
(www.alessandromeluzzi.it): “È provato che nei periodi bellici l’attaccamento
alla vita aumenta. Ora siamo in una fortezza vuota, molto più soli, mentre
quando la morte incombe e ti alita sul collo, la voglia di vivere diventa più
forte”. Esiste una soluzione affinché tali tragedie non si ripetano? “Purtroppo
il problema non si risolve con la burocrazia, con le Asl. La società dovrebbe
tornare a svolgere il suo ruolo, quello di comunità. Una volta si viveva tutti
insieme, in una coralità di emozioni e azioni che permetteva di superare anche
le crisi più dure”. Traduco per Letizia: non servono altre leggi o altra
burocrazia. Il problema sta nella testa delle persone, non nelle armi che anzi
sono una bella valvola di sfogo e di disciplina interiore.
Riporto anche un intervento recentissimo e interessante di Cristiana De Ranieri
del servizio di psicologia dell’ospedale Bambin Gesù di Roma, in merito ai
cosiddetti “giochi creativi” per i bambini, visto che funzionari e dirigenti
del ministero dell’Interno (e forse anche Letizia) sembra se la stiano
prendendo anche con i giocattoli che riproducono armi. «Le armi non vanno
demonizzate, perché l’aggressività è parte del nostro corredo emozionale. È
giusto semmai vegliare sull’uso che i bambini ne fanno: se giocano solo con
quelle e se con le armi fanno male agli altri, una riflessione è d’obbligo. Sui
giocattoli di genere, poi, c’è da dire che sono gli adulti a cogliere stranezze
dove proprio non ci sono».