Il “caso” caprioli prosegue
Le “sparate” demagogiche sulla caccia di selezione ai caprioli (partite dal Piemonte, ma ormai estese a tutta Italia) non si arrestano: dopo la Calabria, anche altre località si sono offerte di “acquisire” quote di ungulati in esubero dal Piemonte, come per esempio il Parco dei Nebrodi vicino a Messina (50 esemplari) e il comune di Frosinone. Nel frattempo, si registrano importanti prese di posizione contro questo “battage”, in primis quella di Carlo Ripa di Mea…
Le “sparate” demagogiche sulla caccia di selezione ai caprioli (partite dal
Piemonte, ma ormai estese a tutta Italia) non si arrestano: dopo la Calabria,
anche altre località si sono offerte di “acquisire” quote di ungulati in
esubero dal Piemonte, come per esempio il Parco dei Nebrodi vicino a Messina
(50 esemplari) e il comune di Frosinone. Nel frattempo, si registrano
importanti prese di posizione contro questo “battage”, in primis quella di
Carlo Ripa di Meana, presidente nazionale di Italia Nostra e da sempre
ambientalista convinto, ma con il buon senso di riconoscere che «l’abbattimento
selettivo è una buona regola d’una politica di conservazione che mira
all’equilibrio della specie». «Non c’è una sola ragione», ha commentato Ripa di
Meana, «che mi fa teorizzare che si debba subire lo sviluppo abnorme di una
specie, come sta succedendo in Piemonte. I piani di abbattimento seguono
criteri scientifici, non credo che chi ha stabilito quei piani sia un orco:
cose da animalisti della domenica. Un animalista vero deve essere informato,
deve saperne qualcosa dell’equilibrio faunistico. Sarebbe bellissimo vivere in
un eden affollato di Bambi che ti guardano con occhioni lucidi. Peccato che per
loro non ci sarebbe più nulla da brucare, si ammalerebbero e morirebbero più
facilmente, avremmo alberi scortecciati e arbusti divorati. Sono per una
riflessione profonda sugli esseri viventi, non mi interessa una visione
infantile e bamboleggiante». Il presidente della Provincia di Firenze, Matteo
Renzi, rilancia: Il capriolo è una specie che danneggia le colture, per cui la
caccia ci aiuta in questo caso a governare il territorio e a difendere
l’agricoltura. Propongo alla Walt Disney di fare un film anche sui cinghiali,
così la gente smetterà di essere affezionata solo a Bambi che, comunque, era un
daino». Importante anche la presa di posizione del critico d’arte Vittorio
Sgarbi che, dopo essersi indignato per l’ipotesi di abbattimento selettivo
proponendo che i caprioli fossero “adottati dai bambini”, ha incontrato a
Torino il presidente nazionale della Fidc Franco Timo e il presidente regionale
Gianfranco Francisetti. «Il mio è stato un divertimento dialettico», ha
commentato Sgarbi, «ma se dovessi scegliere una posizione ragionevole, sarebbe
quella dei cacciatori. La colpa è dei politici, che con la comunicazione della
caccia selettiva hanno mandato un messaggio criminale e sbagliato». Franco
Orsi, vicepresidente del consiglio regionale della Liguria, affronta il tema
della sterilizzazione, soluzione che taluni vorrebbero applicare in alternativa
all’abbattimento per contenere il sovrappopolamento: «Periodicamente si sente
parlare, da sprovveduti, di metodi più ecologici come sterilizzazione di massa!
Nessuno ha mai sperimentato la loro attuabilità nell’ambiente naturale al di
la dei costi economici elevatissimi da sostenersi. Comunque se si vuole provare
invito il Ministro Pecoraro Scanio a finanziare un progetto, magari nelle
tenute presidenziali di San Rossore o Castelporziano che sono di proprietà
dello Stato e di presentarne i risultati alla comunità scientifica. Ma se
parliamo di natura, e degli animali selvatici che dobbiamo rispettare, bisogna
dire che la sterilizzazione modifica in maniera drammatica il comportamento
sociale di un animale selvatico, che vive delle relazioni sociali con i
componenti della sua specie incentrate e scadenziate dalle dinamiche sessuali.
Un capriolo sterilizzato non è quello splendido animale che vive nelle nostre
montagne. È un’altra cosa che non appartiene alla natura, alle sue semplici e
spietate regole». Appoggio alla caccia di selezione anche dal direttore del
Parco del Ticino, Dario Furlanetto: «La caccia di selezione è prevista e quando
è fatta come si deve dà risultati positivi».