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] La pistola semiautomatica Sig Sauer P220, nata negli anni Settanta, ha segnato l’inizio della fortunata joint venture tra l’azienda svizzera Sig e la tedesca Sauer und Sohn. Adottata dalle forze armate svizzere nel 1975 in 9 mm parabellum, in sostituzione del modello 49 (la Sig P210 paricalibro), si è imposta in breve tempo in ambito internazionale per le qualità costruttive, la grande disponibilità di calibri (dal .22 lr al .45 Acp) e le innovative soluzioni tecniche, quali l’otturatore spinato al carrello e l’assenza di sicure manuali. Uno dei più prestigiosi riconoscimenti della validità del progetto è stata l’adozione di più di 100.000 esemplari da parte di enti governativi statunitensi, tra cui anche i Navy Seals, che hanno estesamente utilizzato quest’arma prima di adottare la Socom, prodotta dietro loro specifica dalla Heckler & Koch (Armi e Tiro, fascicolo di aprile 2002). Sostituita, ormai, dalle più recenti evoluzioni bifilari e polimeriche (P229 e Sig Pro) nel cuore degli appassionati delle wondernine, la P220 è rimasta in produzione solo in .45 Acp, confermandosi una delle più equilibrate scelte nel campo delle full size in questo calibro. La P220-1 utilizza un sistema di chiusura stabile a corto rinculo di canna tipo Browning modificato. Il vincolo tra canna e otturatore è dato dal profilo squadrato della parte superiore della camera di cartuccia, che contrasta con l’estremità anteriore della finestra di espulsione. Nella parte inferiore della camera di cartuccia è presente uno zoccolo sagomato con piani inclinati che, contrastando con una scanalatura nel fusto, costringe la canna ad abbassarsi durante il moto retrogrado dell’ otturatore, svincolandosi da quest’ultimo soltanto quando il proiettile ha lasciato la volata e le pressioni all’interno della canna sono scese a livelli di sicurezza. A quel punto, la canna si arresta e l’otturatore prosegue la propria corsa retrograda, estraendo ed espellendo il bossolo sparato. La distensione della molla di recupero riporta in avanti il carrello, che preleva una cartuccia dal serbatoio e la introduce in camera. Negli ultimi millimetri di corsa, la canna è spinta a risalire, ripristinando il vincolo con l’ otturatore. Il castello in acciaio inossidabile è notevolmente più spesso e pesante rispetto a quello della versione in acciaio al carbonio: ben 323 grammi di differenza. Rispetto al fusto della vecchia 220, inoltre, sono state operate alcune piccole modifiche funzionali, dovute all’aggiornamento del sistema di ritenzione del caricatore. Nella 220 originale, infatti, il comando era costituito da una leva a bilanciere nella parte inferiore dell’impugnatura (tipo P38), mentre nella 220-1 si è optato per un più moderno e funzionale pulsante reversibile posto alla base del ponticello, azionabile con il pollice della mano destra. Invariato il sistema di alimentazione, costituito da un serbatoio amovibile monofilare della capacità di sette cartucce. Curiosamente, la P220 con sgancio del caricatore posto sotto l’impugnatura viene definita sui cataloghi dell’azienda “versione europea”, mentre il modello con sgancio del caricatore al ponticello, denominato P220-1, viene definito “versione americana”. A parte questo dettaglio, tutti gli altri componenti sono identici. Il sistema di scatto è convenzionale, ad Azione mista con cane esterno. La pistola è priva di sicure manuali, considerate inutili dai progettisti: al loro posto è, invece, presente una sicura automatica al percussore, che si disattiva solo nell’ultimo tratto di corsa del grilletto. La leva posta all’estremità anteriore della guancetta sinistra svolge la funzione di abbatticane. Grilletto, leva abbatticane, hold open e leva di smontaggio sono realizzati in acciaio al carbonio e finiti con una brunitura nera che crea, sul bianco acciaio inox, un contrasto accattivante. Anche all’interno della meccanica, molti componenti sono in acciaio al carbonio, tra cui l’estrattore e l’ espulsore. Questa scelta è dovuta alle superiori caratteristiche di resistenza dell’acciaio al carbonio sull’inox: l’acciaio inossidabile, infatti, è un acciaio austenitico, con una superiore resistenza all’ossidazione ma con una durezza inferiore. Per aumentarne la durezza si potrebbe procedere a un indurimento per precipitazione, ma questo procedimento annullerebbe le proprietà inossidabili dell’acciaio. Il carrello, anch’esso in acciaio inox, è composto da due elementi: l’otturatore vero e proprio, infatti, è un elemento indipendente, fissato al carrello per mezzo di un grosso spinotto passante. La precisione di assemblaggio è tale, comunque, che le linee di giunzione tra le due parti sono praticamente invisibili. L’otturatore supporta l’estrattore, il percussore e la sicura automatica. La canna viene realizzata in acciaio al carbonio: è solcata da una rigatura a sei principi ad andamento sinistrorso con passo di un giro in 406 millimetri. All’imbocco della camera di cartuccia, una corta rampa agevola l’alimentazione delle cartucce. Gli organi di mira sono molto razionali: consistono in una tacca di mira a “U”, innestata a coda di rondine e in un mirino a rampa, ribattuto sul carrello. Entrambi gli organi sono dotati di riferimenti bianchi tipo Von Stavenhagen, in modo da agevolare l’ acquisizione del bersaglio in condizioni di scarsa luminosità. Interessante la possibilità di sostituire tacca e mirino con altri di altezza differente: l’ azienda ha, a tal fine, predisposto un set di sei tacche di mira e cinque mirini di differente altezza, in modo da adattarsi ai gusti e alle necessità di qualsiasi utente. Il mirino ha un’altezza minima di 5,46 millimetri e un massimo di 6,01 mm, mentre la tacca di mira va da un minimo di 5,52 millimetri a un massimo di 6,35 mm. Lo smontaggio è di una semplicità estrema e non richiede l’impiego di particolari attrezzi. Dopo aver rimosso il caricatore si arretra l’otturatore per circa metà corsa, si ruota la leva di smontaggio e si estrae il carrello dalla parte anteriore. Per rimuovere la canna si afferra la molla di riarmo estraendola dalla sua sede e, successivamente, si estrae la canna. Per la nostra prova di tiro ci siamo avvalsi del poligono interno della ditta Bignami, all’interno del quale abbiamo avuto modo di sparare numerosi colpi al fine di valutare e apprezzare le qualità dell’arma sulla distanza di venticinque metri, utilizzando sia cartucce .45 Acp, sia le “vecchie” .45 Hp. La prova di inizio è stata effettuata con cartucce calibro .45 Hp: dopo il primo colpo di taratura, in un attimo abbiamo preso confidenza con la semiautomatica, realizzando una rosata raggruppata nella zona del nove del bersaglio. Risultati ancora migliori li abbiamo ottenuti quando abbiamo utilizzato munizionamento calibro .45 Acp: impugnando l’arma a due mani, abbiamo piazzato cinque colpi su sette nella zona del dieci, tra cui ben due mouche: un risultato sorprendente, se si considera che non conoscevamo la pistola. L’alimentazione è stata impeccabile con entrambi i calibri, nonostante che il .45 Hp fosse tenuto in camera dal solo contrasto del fondello con l’ estrattore. È evidente che una “dieta” continuata con cartucce Hp potrebbe accorciare la vita di questo componente, ma nel corso della nostra prova non abbiamo riscontrato alcun problema. La P220-1, oltre a essere intrinsecamente precisa, ha un’impugnatura indovinata, che la rende estremamente istintiva: portando la Sig Sauer P220-1 in punteria, ci si accorge che gli organi di mira collimano sul bersaglio praticamente da soli, senza il minimo scostamento dal centro. La trazione del grilletto è estremamente fluida, sia in Doppia sia in Singola azione: la distanza del grilletto dalla falangetta dell’indice è confortevole anche per chi ha mani piccole e, quindi, il tiro in Doppia azione risulta particolarmente agevole. Il peso di sgancio del cane si aggira intorno ai 4.000 grammi e il momento del rilascio è perfettamente percepibile. I due tempi dello scatto sono nettamente distinti. Per chi considera i materiali tradizionali un requisito irrinunciabile, la Sig Sauer P220-1 in calibro .45 Acp è la pistola semiautomatica giusta. Certo, il suo chilogrammo abbondante di peso è una sfida importante se si intende portarla addosso tutto il giorno, ma questo handicap è ampiamente bilanciato da una notevole controllabilità nel tiro rapido, dote migliorabile con un costante allenamento in poligono, e da robustezza e affidabilità a tutta prova. Le finiture sono senza dubbio gratificanti e giustificano in pieno l’impegno economico richiesto per arricchire la propria bacheca di un pezzo da “torturare” senza controindicazioni, ma anche, perché no, da ammirare. [
] L’articolo completo, con molte più foto, è apparso sul numero di ottobre 2002 di Armi e Tiro [
] Costruttore: San Swiss arms Ag, Industrielplatz 8212, Neuhausen am Rheinfall, Svizzera, tel. 00.41.52.67.46.565, fax 00.41.52.67.46.418, www.swissarms.ch Importatore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 04.71.80.30.00, fax 04.71.81.08.99, www.bignami.it, email@bignami.it Modello: P220-1 Inox Tipo: pistola semiautomatica Calibro: .45 Acp Funzionamento: corto rinculo con chiusura stabile Browning modificata Alimentazione: caricatore prismatico monofilare Numero colpi: sette Percussione: cane esterno Scatto: Azione mista Mire: tacca di mira regolabile in derivazione, mirino fisso a rampa; gli organi di mira sono completati da riferimenti bianchi per il tiro in condizioni di luce non favorevoli Sicura: automatica al percussore Lunghezza totale: 198 mm Lunghezza canna: 112 mm Altezza: 142 mm Finitura: satinata opaca Materiali: acciaio inox, guancette in gomma Peso: 1.105 grammi Numero del Catalogo nazionale: 10.157 (arma comune) Prezzo: 1.425 euro, Iva inclusa