La Fidc sulla nuova stagione venatoria
Il presidente della Federazione italiana della caccia, Fausto Prosperini, ha illustrato in una conferenza stampa le linee guida per la stagione venatoria 2004-2005: «Finalmente», ha detto Prosperini con soddisfazione, «si fa breccia nell’opinione pubblica che la caccia non è solo una passione legittimamente praticata da centinaia di migliaia di nostri concittadini, ma anche una risorsa a disposizione di tutta la comunità. Produce reddito, infatti, per seimila miliar…
Il presidente della Federazione italiana della caccia, Fausto Prosperini, ha
illustrato in una conferenza stampa le linee guida per la stagione venatoria
2004-2005: «Finalmente», ha detto Prosperini con soddisfazione, «si fa breccia
nell’opinione pubblica che la caccia non è solo una passione legittimamente
praticata da centinaia di migliaia di nostri concittadini, ma anche una
risorsa a disposizione di tutta la comunità. Produce reddito, infatti, per
seimila miliardi di vecchie lire, fornendo occupazione a circa sessantamila
persone. Inoltre, crea fauna e ambiente: un terzo di tutto il territorio
protetto è gestito con il contributo anche diretto dei cacciatori. Il nostro
Paese è ricco di selvaggina pregiata: abbiamo oltre un milione di ungulati
(soprattutto caprioli, cinghiali, cervi, camosci), mentre le specie di uccelli
acquatici oggetto di caccia negli ultimi dodici anni registrano aumenti perfino
di dieci volte, a dimostrazione dello stato di salute delle nostre acque
costiere, come dimostrano anche i rilievi effettuati da Legambiente. La caccia
impegna decine di migliaia di volontari nel sociale: in questi giorni, insieme
al Cncn, la Federcaccia ha dato inizio a una collaborazione con Protezione
civile e Corpo forestale dello Stato per potenziare l’attività dei propri
cacciatori nella prevenzione degli incendi boschivi. Ma noi vogliamo fare di
più», ha proseguito il presidente della Federcaccia, «vogliamo creare un
reddito aggiuntivo per gli agricoltori, atraverso anche la produzione di
milioni di capi di fauna pregiata per evitare l’importazione di selvaggina
all’estero e rendere di nuovo ospitali l’alta collina e la montagna, oggi
abbandonate. Per fare di più occorre modificare la legge attuale, la 157/92,
valorizzandone ulteriormente gli aspetti qualificanti, quali la gestione del
territorio, il potenziamento degli Atc, ma soprattutto mettendo in sintonia la
caccia e la gestione faunistica con la riforma istituzionale intervenuta
attraverso la modifica del Titolo V della Costituzione: allo Stato le
competenze di interesse nazionale, alle Regioni la facoltà di legiferare sulla
base delle proprie realtà territoriali, sociali, storiche e culturali.
Sollecitiamo, inoltre, modifiche alla legge, affinché la maggior parte delle
tasse pagate dai cacciatori sia investita sul territorio. Chiediamo di poter
esercitare l’attività venatoria nei confronti di specie che da noi risultano
abbondanti (per esempio lo storno, ma non solo) e che sono oggetto di caccia
in gran parte dei Paesi dell’Unione europea, secondo calendari articolati, con
aperture e chiusure diversificate nel rispetto delle disposizioni comunitarie
che, anche secondo interpretazioni recenti, danno ragione alle nostre scelte.
Chiediamo garanzie per una mobilità ordinata dei cacciatori su tutto il
territorio nazionale. Vogliamo contribuire alla gestione dei Parchi: la nostra
esperienza, il nostro impegno possono risolvere molti problemi anche sotto il
profilo economico. Basta pensare ai danni provocati da popolazioni animali
lasciate in balia di una crescita incontrollata. Insomma», ha concluso
Prosperini, «vogliamo una definitiva legittimazione da parte della società. L’
attività venatoria ha radici profonde nella storia, nella cultura, nelle
tradizioni della nostra gente. È un patrimonio di competenze e umanità che è a
disposizione di tutti».