Con una circolare del 22 marzo scorso il neonato ministero per la Transizione ecologica ha annunciato che “in assenza di un adeguato piano di gestione delle Tortora selvatica appare ineludibile una moratoria dell’attività venatoria sulla specie”. Il caso avrebbe avuto origine da una richiesta pervenuta al ministero da parte della Commissione europea che, nell’ambito della Direttiva 79/409/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici, indica come, nel caso di una specie considerata in declino la caccia non possa essere considerata sostenibile se non in presenza di un piano di gestione adeguato. A questo proposito il ministero ha dichiarato di aver redatto con il supporto di Ispra un piano di gestione per la tortora selvatica e di averlo sottoposto alla Conferenza Stato regioni, sede in cui non si è raggiunto un accordo tra le parti. Nella circolare si legge anche che il ministero dichiara di aver “provveduto a richiamare le Regioni alla rigorosa attuazione delle più idonee misure di gestione della specie, evitando di autorizzare la preapertura della caccia della specie”.
Immediate le reazioni del mondo venatorio e dei molti rappresentanti politici vicini alla caccia che hanno annunciato un’immediata mobilitazione per tutelare gli interessi dei cacciatori. Da Bruxelles, gli eurodeputati Marco Dreosto e Massimo Casanova (Lega), hanno dichiarato che «Sul piano di gestione della tortora esistono le condizioni favorevoli per un accordo tra Regioni, che dovranno convergere nelle medesime modalità di prelievo e carniere in pre-apertura». Proprio in tal senso, l’assessore all’Ambiente della regione Sardegna, Giorgio Piras, avrebbe già predisposto una missiva da condividere tra le regioni, contenente una proposta dedicata, al fine di avviare un confronto urgente con il ministero e raggiungere una condivisione in sede tecnica. I due euro parlamentari hanno invitato anche il mondo venatorio a non dare troppo adito “alle sirene catastrofiste che si sentono suonare”.