6,35 Browning: la classica lillipuziana

 

Sono ormai diversi anni che le micro-pistole in calibro 6,35 mm sono uscite, in pratica, di produzione, salvo pochissime realizzazioni da parte di aziende medio-piccole. Parliamo delle pistole semiautomatiche che per decenni sono state classificate come “da tasca” o “da taschino” o, se volete, “da giarrettiera”. Armi che, tuttavia, sul mercato dell’usato e, in generale, nelle case degli appassionati italiani sono ancora diffusissime. Può essere allora interessante capire quale sia la reperibilità di munizioni e quale sia la relativa efficacia di questo calibro a tutti gli effetti obsoleto, ma imperante fino almeno alla fine degli anni Settanta, in particolare rispetto a un altro mini-calibro utilizzato spesso in mini-pistole della medesima epoca, cioè il .22 lr.

Questione di varietà
Il principale handicap relativo al 6,35 mm è costituito dal fatto che i caricamenti disponibili in Europa (continente nel quale, lo ricordiamo, dall’entrata in vigore della direttiva 91/477 non è consentito per difesa l’impiego di munizioni espansive) sono di tipo assolutamente tradizionale. Anzi, qualcosa meno che tradizionali, atteso il fatto che se, fino a qualche decennio or sono, erano disponibili cartucce con palla in piombo nudo e blindata, attualmente è solo quest’ultima a risultare a catalogo, probabilmente in ossequio alla massima affidabilità in fase di alimentazione. Va anche detto che una palla in piombo a bassa velocità non ha un comportamento particolarmente dissimile rispetto alla blindata, in termini di balistica terminale, per contro tuttavia potrebbe risultare più sicura nel caso di impatto fortuito contro pareti o altri ostacoli solidi, in termini di rimbalzo. Tutti i principali produttori europei di munizioni hanno ancora in catalogo questa cartuccia: tra i tipi disponibili nelle armerie nostrane, c’è il caricamento Fiocchi nella linea Classic, il caricamento della ceca Sellier & Bellot e per il mega-gruppo Ruag è disponibile il marchio Geco. La palla ha in tutti i casi peso di 50 grani, con velocità variabili tra i 208 (Geco) e i 230 (Fiocchi) metri al secondo e corrispondenti energie cinetiche comprese tra i 69 e gli 86 joule.
Negli Stati Uniti, dove non vigono divieti sull’impiego delle espansive, il calibro è tutto sommato rivitalizzato con caricamenti moderni, capaci di esprimere sia velocità superiori alla bocca, sia efficacia terminale notevole. Alcuni esempi possono essere rappresentati dal caricamento Defender di MagSafe, con palla di soli 22 grani spinta a ben 533 metri al secondo (in Beretta 21, non in canna manometrica) con corrispondente energia di 204 joule, oppure il Glaser Safety slug di Cor-bon con palla del peso di 35 grs spinta a 335 m/sec con energia di 128 joule.

Un confronto si impone
Le prestazioni dei caricamenti standard blindati del 6,35 mm (o .25 auto per dirla all’americana) sono già piuttosto modeste, come evidenziato, ma occorre purtroppo ulteriormente contestualizzarle considerando che i dati di fabbrica dichiarati dalle aziende sono, salve le eccezioni evidenziate, quelli ottenuti nelle canne manometriche a norma Cip che, per i calibri per pistola o revolver, hanno una lunghezza di 150 mm (cioè 6 pollici), laddove invece le “vere” canne delle pistole concretamente camerate in questo calibro hanno canne di lunghezza compresa tra i 60 e i 70 mm. Ne consegue che le velocità da attendersi sono tendenzialmente inferiori ai 200 metri al secondo, con ulteriore ridimensionamento delle energie cinetiche.
È abbastanza evidente che si impone un confronto con un altro calibro ampiamente utilizzato in armi delle medesime dimensioni (persino inferiori, in qualche caso), cioè il .22 long rifle, il quale tuttavia non solo ha avuto un successo ben diverso grazie al fatto che è camerato in armi tascabili per difesa ma anche in armi full size per il tiro accademico e in carabine, ma è ancor oggi proposto, appunto, come alternativa per la difesa personale in armi corte ultraleggere e ultracompatte, come per esempio i revolver Smith & Wesson della serie Airlite. Questo apparente paradosso è spiegato tuttavia dal fatto che, grazie anche a una pressione massima di esercizio superiore (1.700 bar contro 1.200 del 6,35 mm) esistono caricamenti ultrasonici estremamente efficienti nel .22 lr che, senza arrivare alle versioni espansive a punta cava (sempre vietate, come ricordato, in Europa per la difesa personale), sono comunque in grado di spuntare una efficacia terminale molto superiore. I caricamenti ad alta velocità di Fiocchi (Ultrasonic) e Sellier & Bellot (Hv), pur avendo una palla più leggera del 20 per cento rispetto al 6,35 mm spuntano in pratica la medesima energia cinetica grazie a una velocità alla bocca di 380-385 m/sec, ma esistono caricamenti ancor più spinti, come per esempio le messicane Aguila Supermaximum con palla di soli 30 grani spinta a 518 m/sec (sempre in canna manometrica), con corrispondente energia di 262 joule.
Il bilancio complessivo sul vetusto, ma non ancora deceduto (nei cataloghi delle aziende di munizioni) 6,35 Browning è che ovviamente si tratta di un calibro potenzialmente letale a brevissima distanza su bersagli non protetti, ma la sua energia è decisamente modesta e inferiore rispetto ai moderni caricamenti del .22 long rifle. Il suo impiego per la difesa abitativa deve essere considerato del tutto residuale rispetto a qualsiasi altro calibro moderno e la capacità di arrestare una azione aggressiva è legata esclusivamente all’eventualità di intercettazione di distretti vitali, come il cuore o l’encefalo.

L’articolo completo su Armi e Tiro di marzo 2021