Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, nel question time alla Camera di due giorni fa, ha ribadito che il database per il tracciamento delle armi resta una priorità per il suo dicastero. Tuttavia, la questione non risolve le criticità evidenziatesi con il caso Ardea.
“Resta una priorità la realizzazione di una piattaforma digitale che consente di seguire l’intero ciclo di vita di ogni arma, dal momento della sua fabbricazione e immissione nel mercato nazionale fino alla sua distruzione, venendo anche a ricomprendere i dati relativi alle transazioni effettuate dagli operatori economici del settore”, ha affermato la Lamorgese, “L’articolo 11 del decreto legislativo 104 del 2018 ha precisato l’istituzione di un sostegno informatico di tracciamento informatico delle armi e delle munizioni presso il dipartimento della pubblica sicurezza, il regolamento attuativo è stato già condiviso sul piano tecnico da tutte le forze di polizia, il relativo iter di adozione si concluderà al più presto con l’acquisizione dei prescritti concerti ministeriali. Certamente la realizzazione di un sistema digitale di tracciamento delle armi significherà un salto di qualità riguardo alle esigenze di superare il trasferimento dei dati in modalità cartacea e migliorando la capacità di prevenzione di fatti delittuosi relativi alla detenzione delle armi”.
Ricordiamo tuttavia al ministro Lamorgese che il database previsto dal decreto legislativo 104 del 2018 nasce con una finalità ben precisa, che è (meglio, dovrebbe essere) quello di consentire la condivisione delle informazioni sulla tracciabilità delle armi e dei legali detentori di armi tra gli Stati dell’Unione europea, come previsto dalla direttiva 2017/853, della quale il decreto legislativo 104 costituisce il recepimento.
Per quanto riguarda la tracciabilità delle armi e dei legali detentori, in Italia già esiste ed è assolta dal sistema Ced-Sdi, istituito nel 1981. Il problema della tracciabilità delle armi di nuova produzione quindi non è assolutamente in discussione, perché tanto per i produttori quanto per gli importatori, quanto per le armerie è previsto che le movimentazioni delle loro armi siano inserite nel database centralizzato.
Il problema fondamentale è costituito dalle armi già in possesso dei cittadini all’atto della costituzione del sistema Ced-Sdi, che non sono mai passate di mano negli anni successivi, che spesso sono registrate presso gli uffici periferici di Ps solo a livello cartaceo. Al di là di quale database si utilizzi, sarà quindi necessario che le armi di più antica commercializzazione in Italia siano inserite nel sistema e per fare questo sarà necessario intervenire capillarmente sugli uffici locali, digitalizzando la documentazione cartacea esistente e verificando l’esistenza in vita dei relativi detentori.
Altro problema fondamentale non è l’esistenza di un database per la tracciabilità delle armi, bensì se questo database sia interfacciato, o non lo sia, con le altre banche dati della pubblica amministrazione, relativamente agli eventi che coinvolgono i legali detentori di armi (in primis la loro esistenza in vita, ma anche l’eventuale sottoposizione degli stessi a Tso). Altrimenti sarà possibile il ripetersi di nuovi casi Ardea.
Ministro, ci dispiace ma sull’argomento è rimandata a settembre…