Dopo aver approfondito i motivi tecnici per i quali, nella sterminata offerta di marche e tipi di cartucce in .22 long rifle, in pratica non esistono versioni a palla blindata, resta da rispondere a un altro interrogativo che periodicamente tormenta i sonni degli appassionati d’armi e, in particolare, degli appassionati di questo straordinario calibro a percussione anulare, in assoluto tra i più utilizzati al mondo per il tiro sportivo, la caccia e, marginalmente, anche nella difesa personale.
L’interrogativo è: sarebbe possibile ricaricare, o caricare domesticamente, il calibro .22 long rifle? E ammesso che ciò sia possibile: per quale motivo, praticamente nessuno (o pochissimi, una percentuale infima rispetto a coloro i quali lo utilizzano al tiro) lo fanno?
Cosa dice la tecnica
Come è noto, in un calibro a percussione anulare, la miscela innescante è contenuta all’interno del bordo del fondello del bossolo. Il percussore dell’arma schiaccia un punto della periferia del fondello, accendendo la miscela. Rispetto ai calibri a percussione centrale moderni, non c’è quindi una capsula separata rispetto al bossolo, che una volta utilizzata possa essere rimossa e sostituita da quella nuova. Questo significa che, per “ricaricare” un bossolo sparato del .22 long rifle, bisogna inserire la miscela innescante nel bossolo in forma liquida o pastosa, e poi spingerla verso la periferia del fondello in modo che possa poi essere colpita dal percussore. Oltre alle notevoli difficoltà intrinseche e ai rischi collegati alla manipolazione di una miscela innescante sfusa, c’è anche il problema che, nel punto in cui il percussore ha battuto la prima volta, lo schiacciamento del metallo ostacola il collocamento uniforme della miscela anche in quel punto. C’è quindi il rischio che, se il percussore dovesse battere proprio sullo stesso punto, si verifichi una cilecca.
Al di là di questi problemi, in realtà qualcuno che abbia messo in vendita un sistema per ricaricare i bossoli .22 lr c’è: si tratta della Sharpshooter rimfire reloader (statunitense, serve dirlo?), la quale commercializza un kit blisterato con boccette bi-componenti per la miscela innescante e un fondipalle per realizzare gli indispensabili proiettili a grassaggio esterno.
Il problema del proiettile
In effetti, il problema del recupero del bossolo può essere superato, avvalendosi di bossoli recuperati dal commercio, già innescati e mai sparati: alcune aziende, come per esempio la Fiocchi, li hanno commercializzati e tuttora, su scala limitata, li commercializzano, principalmente per consentire al cacciatore di realizzare caricamenti personalizzati a pallini del 6 mm Flobert. C’è, tuttavia, da superare il problema della disponibilità di proiettili idonei che, come noto, per il .22 long rifle devono essere dotati di una “coda” di diametro inferiore rispetto alla parte del proiettile che resta fuori dal bossolo e, per il momento, questo tipo di proiettile (almeno, parliamo di quelli in piombo) non è disponibile per il mercato della ricarica. C’è, tuttavia, un ulteriore problema, che è poi quello più importante, strettamente legato alla conformazione del proiettile per il .22 long rifle, ed è quello relativo alla crimpatura, ovvero al fissaggio della palla al bossolo mediante restringimento dell’orlo del bossolo stesso: dato che la parte esposta del proiettile è di dimensioni pari o addirittura appena superiori rispetto alla superficie esterna del bossolo, non è possibile utilizzare i sistemi di crimpatura tradizionali che si impiegano sulle comuni presse per la ricarica domestica, con la maggior parte dei calibri a percussione centrale. Con il kit Sharpshooter, per ovviare a questo problema è prevista una apposita “funzione” nella pinza fondipalle, quindi la procedura di crimpaggio è completamente manuale.
Al di là della difficoltà di approvvigionamento delle materie prime (bossoli e soprattutto palle) e della laboriosità del caricamento è proprio il problema della crimpatura (meglio, dell’uniformità della crimpatura) a rappresentare in definitiva un handicap, in molti casi, della cartuccia .22 lr “autocostruita” rispetto ai prodotti commerciali di tipo match, in termini di precisione intrinseca sul bersaglio.
Una nuova via
Non è, tuttavia, ancora detta l’ultima parola, in particolare per quanto riguarda la “nuova frontiera” del .22 long rifle, cioè l’impiego di palle monolitiche in rame, al posto di quelle in piombo, eventualmente con profili spitzer destinati all’impiego a lunga distanza. È la strada che sta percorrendo Cutting edge con i suoi proiettili monolitici Curx, venduti in kit con i relativi bossoli innescati ma, soprattutto, per i quali è stato previsto un apposito set di die per la ricarica (sopra), compatibile con le presse di tipo tradizionale, che possa effettuare l’indispensabile crimpatura. È un settore ancora in evoluzione, i risultati potrebbero rivelarsi promettenti.