Il mese di febbraio 2022 sembra aver confermato lo sgonfiarsi della bolla di acquisti forsennati di armi da parte dei cittadini statunitensi, che hanno imperversato tra la primavera 2020 e la fine del 2021. Le richieste di Instant check (la verifica sul database dell’Fbi per eventuali elementi ostativi su un soggetto che intende acquistare armi in armeria, un termometro non completo ma discretamente indicativo del mercato) sono state infatti, secondo quanto pubblicato dall’fbi, 2.554.912, in ulteriore calo rispetto alle 2.591.588 del mese di gennaio ma, soprattutto, drasticamente inferiori (del 25,8 per cento) rispetto alle 3.442.777 del febbraio 2021 e anche più basse rispetto al febbraio 2020 (con 2.802.467), ultimo mese “ordinario” prima che si scatenasse il boom con l’avvio della pandemia Covid 19.
Però… c’è un però che potrebbe presto rimettere le carte in tavola ed è rappresentato dallo scoppio delle ostilità tra Russia e Ucraina: il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l’avvio delle operazioni militari lo scorso 24 febbraio e, guarda caso, proprio negli ultimi 4 giorni di febbraio le richieste di Instant check hanno evidenziato una impennata rispetto ai valori dei giorni precedenti di tutto il mese. È quindi possibile che i cittadini statunitensi reagiscano anche a questo fattore di preoccupazione politico-militare, principalmente per le ripercussioni di breve e medio periodo sull’approvvigionamento di risorse strategiche, con la consueta modalità, che è quella di fare incetta di armi e munizioni.
Ma c’è di più: secondo quanto recentemente riportato dall’agenzia Ansa, il dipartimento statunitense per il commercio avrebbe ricevuto negli ultimi giorni un consistente incremento di richieste da parte di privati cittadini, che vorrebbero inviare armi in Ucraina, come anche munizioni e giubbetti antiproiettile, per aiutare il Paese a respingere l’attacco russo. È possibile quindi che gli aumenti di acquisti siano anche spinti da questo fattore.