Nelle pistole semiautomatiche, il caricatore è un elemento fondamentale per l’affidabilità dell’arma, quanto trascurato. Poche, semplici regole per non farsi “tradire” quando serve
Essendo ormai praticamente tramontata (e da decenni…) l’epoca delle pistole semiautomatiche dotate di serbatoio fisso interno (come le Steyr 1907 e 1912, tanto per fare un esempio), è ormai pacifico che pistola semiautomatica vuol dire caricatore amovibile. Che sia monofilare, bifilare a presentazione singola o bifilare a presentazione alternata, questo è il componente sinonimo dell’arma semiautomatica, che oltre ad avere il compito fondamentale di contenere la riserva di cartucce dell’arma, ha anche il ruolo altrettanto fondamentale di presentare le cartucce, una alla volta, in modo corretto al moto alternativo del carrello otturatore, nella fase di alimentazione. Ne consegue che un caricatore inadatto, improprio, deformato o non manutenuto correttamente, potrà essere una delle principali cause di malfunzionamento dell’arma. Malfunzionamento che, nel frangente drammatico della difesa personale, può costare la vita. Ecco, quindi, alcune semplici norme di buon senso per fare in modo che il caricatore vi possa sempre accompagnare nella sua migliore forma.
La prima delle regole fondamentali con i caricatori per le pistole semiautomatiche è quella relativa alla sua capienza: il caricatore di ciascuna pistola è progettato per funzionare correttamente con una ben precisa capienza massima, cercare di oltrepassarla anche solo con una cartuccia in più è il modo migliore per determinare un malfunzionamento o un guasto del caricatore, che può riguardare la deformazione dei labbri a causa dell’eccessiva pressione sulla molla, allo snervamento della molla medesima. Quindi, niente scorciatoie, se la capacità è X, il numero massimo di colpi deve essere X, anche se in alcune circostanze può risultare possibile inserire una o anche due cartucce in più.
Il secondo aspetto da tenere in considerazione è quello relativo alla molla di spinta dell’elevatore: alcuni dicono che le molle si snervano tenendole cariche per troppo tempo, altri invece sostengono che lo snervamento delle molle avviene quando si comprime e si estende troppe volte una stessa molla (quindi, per un caricatore, riempirlo e svuotarlo troppo spesso). In linea di principio riteniamo conveniente alternare, di tanto in tanto, i caricatori da tenere carichi e inseriti nell’arma o come scorta di pronto impiego, lasciando riposare le molle. A prescindere dalla scuola di pensiero di certo c’è che, periodicamente, occorre verificare che la molla abbia ancora la forza corretta per spingere le cartucce. Questo si riscontra agevolmente riempiendo il caricatore fino alla massima capacità e poi sfilando a una a una le cartucce con il pollice: la cartuccia successiva deve poter essere sollevata in posizione d’uso prontamente, senza esitazioni e in modo lineare, quindi la cartuccia deve rimanere parallela ai labbri, senza sollevarsi prima con il fondello o prima con la punta e poi con il resto. Se ciò si verifica, cambiate la molla o tutto il caricatore.
Anche la forma dei labbri, o meglio la loro integrità, è fondamentale: far cadere platealmente a terra i caricatori durante il cambio, come si vede nei film, può essere coreografico, ma è una pratica da riservare ai soli casi di strettissima necessità. In caso contrario, possono infatti verificarsi sbeccature, ammaccature o fratture ai labbri o al fondello, che possono compromettere la funzionalità del caricatore, talvolta anche in un modo non così evidente a prima vista. Ogni volta che un caricatore cade per terra, in modo intenzionale oppure no, controllatelo accuratamente per verificare che non abbia subito danni. Allo stesso modo, conviene verificare lo stato di usura dell’elevatore, in particolar modo in corrispondenza del dente destinato ad attivare l’hold open, che talvolta nei componenti polimerici tende a usurarsi e a non funzionare più come dovrebbe.
Un altro aspetto sovente sottovalutato, in particolare dai neofiti, è che il caricatore non deve essere in alcun caso e per alcun motivo lubrificato, in particolare nella parte interna. Deve, insomma, funzionare perfettamente pulito, ma asciutto all’interno. La motivazione sottesa a questa buona pratica, a prima vista sconcertante, è determinata da una duplice esigenza: da un lato, evitare il contatto prolungato tra le cartucce (in particolare gli inneschi) e il lubrificante, perché determinati olii penetranti possono filtrare tra bossolo e innesco e andare a compromettere la miscela innescante, il propellente o entrambi, causando mancate accensioni o deflagrazioni parziali, con il rischio di trovarsi una palla bloccata a metà canna. L’altra motivazione è che il lubrificante, in particolar modo se eccessivo, può attirare polvere, sporcizia o anche solo i residui di sparo, rendendo paradossalmente (alla lunga, ma neanche tanto…) più difficoltoso lo scorrimento dell’elevatore, anziché agevolarlo. Per questo motivo, oltre ovviamente al fatto che il caricatore deve essere mantenuto pulito inserendovi solo cartucce perfettamente pulite, nel momento in cui si verifichi la necessità di una manutenzione deve essere smontato, pulito con gli opportuni solventi specifici per armi (e sicuri nell’uso anche con i polimeri, nel caso in cui il caricatore presenti parti in plastica), aiutandosi magari con una bacchetta e una pezzuola, ma poi deve essere asciugato perfettamente, prima del rimontaggio, e assolutamente non lubrificato. Vengono anche commercializzate apposite spazzole-scovolo che consentono di pulire l’interno dei caricatori “a secco”, senza l’impiego di solventi o altri prodotti, che è un’ottima soluzione.