Dopo la strage di Christchurch, in Nuova Zelanda sono state sperimentate squadre di polizia con armi da fuoco. Ma la cittadinanza non le vuole
Dopo la strage compiuta da un folle a Christchurch, in Nuova Zelanda, nella quale hanno perso la vita 51 persone, oltre a una immediata operazione di confisca (dietro indennizzo) di molte tipologie di armi semiautomatiche o a pompa tra i cittadini legali detentori, le autorità hanno anche iniziato un programma sperimentale, della durata di sei mesi, che prevedeva la costituzione di squadre armate di polizia (Armed response team) proprio per consentire una reazione efficace nel caso in cui dovessero ripetersi aggressioni armate da parte di malintenzionati. Gli Armed response team sono stati sperimentati nelle contee di Manukau, Waikato e Canterbury, perché in quelle contee si è registrata la maggior percentuale di reati commessi con armi da fuoco. Ebbene, dopo la conclusione del periodo di prova, il capo della polizia neozelandese Andrew Coster ha annunciato che gli Art “non faranno più parte del modello di forze dell’ordine della Nuova Zelanda”.
La decisione sembra essere stata determinata dalle proteste dei cittadini, indignati per la comparsa di armi tra le mani dei poliziotti che, tradizionalmente, sono sempre stati invece disarmati. E così, a quanto pare, continuerà a essere in Nuova Zelanda.