Ultimamente è venuto alla ribalta un grosso problema per i soccorritori che operano nel soccorso, alpino e non, nel quadrante Trentino Alto Adige, sovrapponibile tuttavia ad altri scenari nazionali. Ricordiamo che gli operatori del soccorso alpino sono autentici professionisti della montagna, della ricerca e del salvataggio in ogni ambito, da quello speleologico a quello della montagna, con annesse valanghe, frane ed eventi sismici. Oltre che professionisti, sono grandi appassionati e spesso rischiano in proprio, dovendo operare in momenti in cui, accaduto un evento, il tempo di ricerca e intervento deve essere il più rapido possibile. Anche per questi operatori, tutti muniti di cani da ricerca, sta risultando molto difficoltoso continuare a operare in territori in presenza di orsi e lupi. Mentre per gli orsi il problema è confinato in solo due zone, escludendo l’Abruzzo con i suoi marsicani notoriamente meno aggressivi, al contrario i lupi rappresentano il vero grande problema per questi operatori. Infatti, mentre nel passato recente i cani che venivano utilizzati erano razze che restavano molto vicine al percorso del padrone e operando a stretto contatto potevano essere tenuti lontani dal pericolo, ultimamente gli stessi soccorritori stanno adoperando cani e razze che sono molto più indipendenti, ovvero ampliano il loro raggio d’azione, anche di centinaia di metri, essendo tutti muniti di collari Gps al pari di quelli da caccia. Questo aumenta, ovviamente, la loro efficienza nel rintracciare eventuali dispersi, per contro aumenta la possibilità che vengano predati dal lupo, senza che il conduttore possa far nulla. Fenomeno analogo alle problematiche di caccia con cani da grande cerca, settere e pointer, che spesso diventano pasto dei signori lupi. I cani da soccorso non vengono più monitorati a vista, ma solo col satellitare. Divenendo impossibile per un conduttore vedere il pericolo in tempi rapidi per un eventuale soccorso. Il dirigente della Protezione civile, foreste e fauna, della provincia di Trento Raffaele De Col ha diffuso, a questo proposito una direttiva indirizzata a tutti i corpi operanti con cani da ricerca e soccorso, con alcune indicazioni operative che in effetti vanno un po’ in controtendenza rispetto ai moderni criteri d’impiego di questi ausiliari: “Segnalare la propria presenza facendo rumore” e “tenere i cani al guinzaglio” o “tenerli ad una distanza tale da garantire un compromesso tra operatività e riduzione dei rischi d’incontro”.
Sarebbe, a questo punto, opportuno dotare tutti gli addetti, come minimo, di spray antiorso e, in zone particolari, anche avere il permesso di girare armati.