Oggi come oggi, è abbastanza normale trovare in commercio una miriade di caricamenti per i fucili a canna liscia che, oltre ai classici pallini, consentono di sparare proiettili singoli, anche detti “palle asciutte” o slug, che consentono di cacciare prede anche di grossa mole, come il cinghiale e, negli Stati Uniti, il cervo coda bianca. Questo tipo di caricamenti esalta la flessibilità di impiego del fucile a canna liscia: modulando opportunamente il caricamento, il cacciatore infatti con una sola arma può passare agevolmente ed efficacemente dalla selvaggina di penna, come fagiani, quaglie eccetera, agli ungulati.
Ciò che, tuttavia, viene considerato normale oggi, come spesso accade ha richiesto una genesi piuttosto travagliata e che ha dato vita a progetti originali, magari caduti in disuso ai giorni nostri. È il caso del fucile Paradox, che rappresentò un classico nell’età d’oro del colonialismo britannico.
L’esigenza
All’apice dello sviluppo dell’impero coloniale britannico, cioè nel periodo del regno della regina Vittoria, erano numerosi gli ufficiali o i gentiluomini inglesi che, dall’India all’Africa, praticavano la caccia in colonia. Per costoro si era già evidenziata la flessibilità di impiego del fucile a canna liscia, per la caccia ai volatili e ai mammiferi, ma il munizionamento a palla singola esistente all’epoca, che in sostanza utilizzava palle sferiche, dava risultati deludenti in termini di precisione, specialmente se le distanze di ingaggio arrivavano intorno ai 100 metri e oltre. A risolvere questo problema fu il colonnello britannico George Vincent Fosbery, appassionato di balistica e di tecnica armiera (suo fu anche il famoso, anche se non fortunatissimo, “revolver automatico” Webley Fosbery) che, nel 1885, brevettò una combinazione canna-cartuccia denominata “Paradox”, proprio alludendo al fatto che con una singola canna si potevano sparare sia pallini, sia palle asciutte, in entrambi i casi con ottima precisione. L’uovo di Colombo era costituito dal fatto che Fosbery brevettò una canna che era liscia per la maggior parte della lunghezza, solo nell’ultimo tratto (circa 70-80 mm, il tratto nel quale normalmente si trova la strozzatura) presentava una serie di rigature elicoidali, che consentivano la stabilizzazione giroscopica di un proiettile cilindro-ogivale con due fasce di forzamento anulari. Il progetto fu sottoposto immediatamente alla Holland & Holland che, intuite le enormi potenzialità commerciali, lo acquistò e lo mise in produzione a partire dal 1886.
Il proiettile era caricato all’apice di un bossolo standard in ottone, crimpato alla bocca mediante una serie di aggraffature e provvisto di un borraggio di elevato spessore, in modo da consentire sempre il corretto intasamento alla carica di polvere. Al proiettile classico si aggiunsero molto presto varianti a punta cava, con o senza dilatatore in rame, proiettili conici incamiciati e così via. Allo stesso modo, il progetto fu sviluppato in diversi calibri, che variavano dal calibro 8 per la caccia grossa ai pachidermi asiatici e africani, fino al piccolo calibro 28. In linea di massima le armi erano classiche doppiette hammerless che, oltre ovviamente a differenziarsi dalle comuni doppiette a canna liscia per le rigature in volata, potevano essere riconosciute esternamente per la presenza di una tacca di mira a fogliette abbattibili, sulla bindella.
Il Novecento
A partire dai primi anni del Novecento, con la scadenza del brevetto, fu possibile anche ad altri produttori britannici di armi di sfruttare il sistema Paradox per vendere i propri fucili da caccia: uno dei gunmaker che maggiormente produsse, oltre a Holland & Holland, fucili Paradox fu la Westley Richards, che aveva due gamme principali: la Explora, di grosso calibro (fino al 12) e la Faucita, per i piccoli calibri (dal 16 al 28). La produzione dei fucili Paradox andò avanti fino agli anni Trenta, allorché cadde in disuso principalmente perché ormai cominciavano a essere disponibili numerosi tipi di cartuccia slug che consentivano la stabilizzazione del proiettile in canne completamente lisce, come il famoso proiettile Brenneke brevettato dall’omonimo inventore tedesco nel 1898.
È interessante notare che il sistema Paradox ha avuto anche un limitato, ma non per questo meno importante, impiego bellico nel corso della prima guerra mondiale: infatti, il Royal naval air service acquisì un limitato numero (una dozzina) di fucili Paradox Holland & Holland per il contrasto ai dirigibili Zeppelin e fu sviluppato, a tale scopo, uno specifico caricamento incendiario denominato “Holland Buckingham .707 incendiary shell”. L’impiego fu, comunque, estremamente limitato e cessò nel momento in cui furono disponibili caricamenti incendiari per il classico .303 British dei fucili e delle mitragliatrici regolamentari.