L’era del proiettile-razzo, principalmente per impiego anticarro, è iniziata già prima della conclusione del secondo conflitto mondiale e ha dimostrato, fino a oggi, una indubbia efficacia pratica. Molti appassionati, quindi, periodicamente capita che si domandino (e ci domandino) come mai le armi portatili convenzionali, funzionanti con le classiche cartucce a bossolo metallico, non siano state oggi soppiantate da armi funzionanti mediante proiettili-razzo. Le motivazioni possono essere riassunte, tutto sommato, ripercorrendo brevemente la storia di uno di questi progetti e analizzando le motivazioni del suo insuccesso.
Il progetto Gyrojet
In effetti, al di là di esperimenti mai sfociati in una produzione di serie (alcuni dei quali realizzati in Germania tra i primi anni Quaranta e il 1950) una pistola lanciarazzi (e anche una carabina, lanciarazzi, vedi foto sotto) è esistita: si tratta della Gyrojet, un progetto realizzato a partire dal 1962 dall’azienda statunitense MBassociates, acronimo delle iniziali dei cognomi dei due inventori, Robert Mainhardt e Art Biehl. Il sistema d’arma contemplava sia una pistola, con canna lunga 5 pollici, sia una carabina, un fucile e una mitragliatrice leggera. Inizialmente il calibro dei proiettili-razzo era di 13 mm, fu poi modificato in 12 mm in seguito alle limitazioni previste dal Gun control act del 1968. L’idea alla base del progetto era molto semplice: queste armi sparavano proiettili-razzo, costituiti da un guscio in metallo entro il quale era posto un propellente esplosivo, con un innesco. L’accensione dell’innesco (a percussione) faceva deflagrare la carica e lo sfogo dei gas combusti attraverso una serie di ugelli posteriori determinava sia la spinta in avanti del razzo, sia la sua stabilizzazione giroscopica in volo, grazie a una opportuna angolazione degli ugelli.
Il grande vantaggio di questo tipo di armi consisteva nel fatto che la meccanica stessa dell’arma veniva sollecitata in modo trascurabile durante lo sparo del razzo, quindi si poteva realizzare con materiali leggeri (zama) e con una struttura estremamente semplice. Le prestazioni dei razzi sembravano apparentemente incoraggianti, si parlava di una energia cinetica superiore del 50 per cento rispetto al .45 acp, alla distanza di 100 yard.
Le ragioni del fallimento
Gli indubbi pregi del sistema non furono, tuttavia, sufficienti a controbilanciare i non trascurabili difetti e, dopo circa un migliaio di esemplari prodotti, all’inizio degli anni Settanta il progetto Gyrojet fallì. L’esercito statunitense acquistò un ridotto numero di esemplari che fu valutato operativamente in Vietnam, senza che seguissero ulteriori ordini. Il famoso quarto d’ora di celebrità per queste armi fu rappresentato dall’impiego nel film “Si vive solo due volte” della saga di 007. Furono anche proposte alla produzione di Star Trek, ma fu preferito l’impiego di armi laser, ritenute più “futuristiche”.
Ma perché, alla fine, queste pistole-lanciarazzi fallirono lo scopo? I motivi sono svariati. Innanzi tutto, la struttura in sé delle armi era tutto sommato talmente basilare da risultare poco pratica nell’impiego operativo: il serbatoio dei razzi era fisso nell’impugnatura e il rifornimento risultava eccessivamente lento e farraginoso, quantomeno sarebbe stato utile prevedere un caricatore amovibile. In secondo luogo, il problema del proiettile-razzo è che, diversamente dal proiettile di una cartuccia convenzionale, quando esce dalla volata non ha raggiunto minimamente la velocità massima, anzi, presenta una velocità piuttosto scarsa. Solo con il procedere della distanza acquisisce, finalmente, il massimo delle prestazioni. Il problema, in particolare con la pistola, consisteva nel fatto che il massimo della velocità del proiettile-razzo era già al limite, anzi oltre il limite, della portata pratica di impiego dell’arma, considerando anche le mire piuttosto rudimentali. Oltre a ciò, attraverso gli ugelli di sfiato penetrava l’umidità che influenzava la combustione del propellente, rendendola erratica. Inoltre anche la stabilizzazione giroscopica non era omogenea e la precisione, conseguentemente, era piuttosto scarsa. Per tutte queste ragioni, il concetto della “pistola-lanciarazzi” è stato accantonato e da allora, nonostante il miglioramento delle tecnologie e dei materiali, non è mai più stato ripreso in considerazione. Le poche armi Gyrojet prodotte sono oggi ambiti pezzi da collezione, ancor più lo sono le speciali cartucce-razzo, che sono rarissime.