Si può sparare il .22 lr nel .22 magnum? E il 6 Flobert nel .22 lr? Alcune di queste operazioni sono possibili, altre decisamente rischiose per l’arma e anche per il tiratore
Un altro punto delicato tra gli appassionati è quello della presunta “permutabilità” tra i calibri .22 a percussione anulare di differente lunghezza. Si pensa, cioè, che in tutte le circostanze sia sempre possibile sparare un .22 “più corto” in una camera “più lunga”. Questo, in realtà, non è vero sempre perché alcuni .22 anulari semplicemente non sono solo più lunghi, ma anche più larghi, e non di poco. Ma come mai?
La maggior parte delle cartucce calibro .22 lr (come .22 short, .22 long e .22 long rifle), nate oltre 100 anni or sono, presenta una peculiare struttura del proiettile definita “outside lubricated”, cioè con solchi per il grassaggio della palla posti nella parte di palla che sta fuori del bossolo e non dentro (questi ultimi sono definiti “inside lubricated”). Al di là di dove stiano le scanalature di grassaggio, la differenza sostanziale in un proiettile outside lubricated per i normali .22 è che la parte di palla che sta fuori del bossolo è più larga rispetto a quella che sta dentro il bossolo. Più specificamente, ha un diametro che corrisponde a quello esterno del colletto del bossolo. In alcuni momenti storici, tuttavia, sono state realizzate alcune cartucce calibro .22 che hanno un proiettile “inside lubricated”, quindi il proiettile ha il medesimo diametro sia fuori, sia dentro il bossolo. Ne consegue che, se la palla ha sempre un diametro nominale di .22, in questi calibri è il bossolo a essere più largo: un esempio di questi calibri è costituito dai .22 Winchester automatic e Remington automatic (oggi non più in commercio, ma le relative carabine sono ancora talvolta reperibili sul mercato collezionistico) e, soprattutto, dal .22 magnum.
Scendendo più nel dettaglio, possiamo affermare che il piccolo, e silenzioso, 6 mm Flobert seppur leggermente più grande nei diametri rispetto ai normali .22 “outside lubricated” è in grado di camerare nelle relative armi e di essere sparato in esse, anche se ovviamente il bossolo è talmente corto da non consentire l’impiego dei sistemi di ripetizione e necessita quindi di alimentazione a colpo singolo. Il fondello del 6 Flobert misura infatti 7,40 mm, la base del bossolo al di sopra del rim 5,92 mm, la palla 5,87 mm. Il .22 long rifle, per esempio, ha invece un diametro massimo ammesso dalla Cip di 7,06 mm al fondello, 5,74 mm alla base, 5,72 mm per la palla. Considerando le tolleranze esistenti tra le dimensioni massime della cartuccia e minime della camera, nella stragrande maggioranza dei casi il 6 Flobert “va” nel .22 lr. Allo stesso modo, le dimensioni di fondello, base del bossolo e palla sono identiche al centesimo tra .22 short, .22 long (ancor oggi in produzione in versione a bassa velocità) e .22 long rifle, quindi è senz’altro possibile utilizzare i calibri più corti nella camera prevista per il calibro più lungo.
Il problema si pone con i bossoli “inside lubricated” come il .22 magnum, il quale ha un diametro del fondello di ben 7,47 mm, un diametro alla base di 6,15 mm a fronte di un diametro di palla pari a 5,70 mm. Quindi, come si diceva, la palla è pressoché identica nel diametro rispetto al .22 long rifle, ma il bossolo è ben più largo. Quando si cerca di sparare, quindi, un .22 long rifle in una camera di un’arma in .22 magnum, il bossolo si gonfia pericolosamente e, in particolare con i caricamenti ad alta velocità, si rischia che il bossolo si spacchi, sfiatando i gas all’indietro, verso il tiratore (vedi foto sotto). Lo stesso rischio si pone cercando di sparare cartucce calibro .22 long rifle nelle vecchie carabine semiautomatiche camerate per i calibri obsoleti .22 Winchester automatic e .22 Remington automatic. Oltre ai rischi per il tiratore, c’è anche il rischio che i frammenti minuti del bossolo possano incastrarsi negli interstizi della meccanica, creando malfunzionamenti.
È noto che sempre più spesso alcuni produttori di pistole e carabine calibro .22 lr, magari ispirate esteticamente ad armi di grosso calibro, specificano che l’arma deve utilizzare munizioni .22 lr “Hv”, cioè ad alta velocità. Ma è un calibro diverso rispetto al .22 lr “normale”? Assolutamente no. Non esiste infatti una omologazione Cip differente tra cartucce .22 lr normali, Hv e iperveloci, quindi tutte queste cartucce, a prescindere dalla velocità alla bocca, devono avere le medesime pressioni massime. Ne consegue che utilizzare una cartuccia ad alta velocità in una pistola o carabina camerata in .22 long rifle “normale” è sempre una operazione sicura da compiersi. Se, invece, si cerca di sparare un .22 long rifle “normale” in un’arma qualificata “Hv”, semplicemente è possibile che il meccanismo semiautomatico non riesca a riarmare. Tutto qui.
Anche le famose cartucce iperveloci .22 Stinger prodotte dalla Cci (foto sotto) rientrano nel caso precedente, cioè sono a tutti gli effetti .22 long rifle normali, seppur ad alta velocità. Tuttavia, una differenza c’è: il produttore di queste cartucce ha deciso di allungare il bossolo di 1 millimetro circa rispetto al .22 lr normale, accorciando però la palla di altrettanto (infatti è più leggera), mantenendo così la stessa lunghezza totale. Questo fa sì che le Cci Stinger siano perfettamente utilizzabili nella maggior parte delle armi in .22 long rifle… con una sola, piccola eccezione, costituita dalle armi (principalmente carabine) caratterizzate da una camera di cartuccia qualificata “match”. Nelle camere qualificate “match” il tratto compreso tra la fine del bossolo e l’inizio della palla può risultare molto “giusto” e questo può comportare che, sparando il Cci Stinger in armi del genere, l’estrazione del bossolo sparato risulti difficoltosa.