La “guida all’orso” del Parco Adamello-Brenta

Il Parco Adamello Brenta ha diffuso un documento dal titolo “Uomo e orso – Gestire gli incontri”, nel quale vengono descritti una serie di comportamenti utili nel caso di incontro con uno di questi plantigradi

Una delle accuse che viene mossa alle province che hanno nei loro territori gli orsi è la mancanza di informazioni per la popolazione e maggiormente per i turisti. A tal proposito la direzione del Parco Adamello-Brenta ha stampato, e reso fruibile a chiunque, una guida nella quale si prendono in considerazione tutti i comportamenti dell’animale, con i conseguenti atteggiamenti da attuare caso per caso per chi avesse l’occasione di incontrarne uno o più. Leggendolo nella sua interezza, possiamo dire che non è stato trascurato nulla: vengono prese in esame tutte le possibili fasi e attività nelle quali poter evitare, o risolvere positivamente, un incontro, dall’escursionismo alla ricerca tartufi e funghi, dalla caccia alla pesca, poi trekking, mountain bike e tanto altro. Senza atteggiamenti di sufficienza, né di critica verso le differenti attività. Solo agli incontri nei quali l’escursionista sia accompagnato dal proprio cane, sono dedicate ben 5 pagine intere. Molto ben descritta l’ipotesi del “falso attacco”, provocata spesso dal superamento da parte dell’uomo della parte di territorio che circonda l’orso, e che lui ritiene il suo spazio di sicurezza. Cosa ben nota anche a chi frequenta animali selvaggi, anche africani e che dovrebbero leggere, in particolare, tutti coloro i quali derisero i due cacciatori disarmati di Roncone assaliti dall’orso incontrato per caso. Si definisce falso attacco quello che non porta l’animale a contatto con i suoi assaliti, si limita a caricare, con atteggiamenti accessori enfatizzati, senza arrivare a toccare nessuno. Al contrario, l’orso di Roncone ha letteralmente assalito i due cacciatori, per cui fu un vero e proprio attacco. Tra le tantissime e giuste cose scritte sulla guida ci permettiamo solo di fare alcuni appunti, ma solo per chiarificare. Viene spesso detto che l’orso “vede”, oppure “non vede”. In realtà l’orso su tutto fa affidamento meno che sulla propria vista, in quanto molto carente. Al contrario, discerne tutto attraverso l’olfatto, che lo guida anche a chilometri per raggiungere una fonte di cibo. Anche quando si alza sulle zampe posteriori non lo fa per guardare meglio, ma solo per prendere meglio l’odore di ciò che lo disturba o incuriosisce. Fa affidamento anche sull’udito, ma molto prima sul suo naso.

Al di là di questo, il dato fondamentale è che la miglior fortuna è quella di incontrare l’orso giusto. Perché altrimenti, e può capitare, tutto quello che si dice nella guida, pur correttissimo, è vano. Infatti la stessa guida sottolinea che ciascun animale, come ci sforziamo di sottolineare da anni, ha il suo carattere e il suo atteggiamento. Che dipende dall’infanzia, dalla guida materna, dagli episodi regressi e da tante altre cose che ne formeranno il suo carattere.

Non concordiamo sul rumore forte che si deve fare quando si cammina, o sul vociare continuo: se gli animali si dovessero accorgere degli umani solo dal rumore, e dalla “caciara” che fanno, sarebbero tutti estinti. E ben lo sanno i cacciatori quanto sia difficile avvicinare e sorprendere un animale. Quasi impossibile ai più. Se si vuole metterli in allarme, basta camminare sempre col vento che colpisce le vostre spalle, portando il vostro odore avanti a voi. Così, se ci si vuole sottrarre, per prima cosa mettersi col vento a suo sfavore. Ovvero che viene da lui a voi. Al contrario campanelli eccetera, fanno capire, magari all’orso sbagliato, che ci sono animali al pascolo, quindi facili da predare.

Infine i siti di foraggiamento, quasi tutti ormai dismessi, non attirano orsi essendo riforniti di foraggio, non appetito per nulla dagli orsi. Se ci sono granaglie, invece sì, ma questi casi sono ormai introvabili.

Tornando alle risate animaliste quando uno dei cacciatori di Roncone si è arrampicato su un albero, ricordiamo che è sì vero che gli orsi si arrampicano bene, ma solo fino a quando non arrivano alla taglia adulta, dopodiché non gliela fanno più per il peso. Al contrario, come ultima ratio invece, arrampicarsi se assaliti mette l’orso inseguitore nella condizione di non poter offendere che con una sola zampa. In quanto con le posteriori, e una anteriore, si regge all’albero stesso. Al contrario, a terra, ha bocca e quattro zampe per offendere.

Chiudiamo con la storia molto ben vista dai gentilisti animalisti, che consiglia di sdraiarsi a terra sotto attacco e rimanere immobili, evitando di reagire all’attacco. La guida al contrario, nel momento di un attacco vero, suggerisce di lottare, farsi grandi, incutere per quello che si può timore e dubbi sulla superiorità dell’orso. Ben lo sanno i due cacciatori, sempre disarmati, del Monte Peller, padre e figlio, che hanno lottato come leoni, benché feriti gravemente e che proprio per il loro atteggiamento combattivo sono rimasti vivi. E l’orso è sparito. Le altre considerazioni, propugnate dagli animalisti, sono solo una esaltazione della presunta bontà degli animali, senza ricordare che animali sono. Belli per questo, ma non leali né scevri dalle sane paure dell’uomo. E a volte è proprio questo che ci salva. Ribadiamo l’altissimo valore di questa guida, la prima in assoluto così tecnica e ampia.

Il documento può essere scaricato cliccando QUI.