Secondo il portale ucraino Opendatabot, nei due anni e mezzo circa di conflitto tra Russia e Ucraina sarebbero scomparse quasi 271 mila armi leggere ucraine, buona parte delle quali per alimentare il mercato nero della criminalità europea. L’analisi comparativa dei dati suggerisce che il rateo di “scomparsa” delle armi sarebbe quadruplicato rispetto agli otto anni di conflitto nel Donbass.
La classifica delle armi “scomparse” è guidata dai fucili d’assalto Ak74, dei quali sembrano essersi volatilizzati 51.008 esemplari, ma mancano all’appello anche pistole semiautomatiche Makarov e persino carabine Sks. In realtà, comunque, tra le categorie di armi scomparse a guidare la classifica è quella delle armi da caccia, con il 27,9 per cento, i fucili d’assalto sono al secondo posto con il 27,8. Un quinto delle sparizioni si è verificato nell’oblast di Donetsk, vicino alla prima linea, il 12 per cento circa invece è scomparso dall’oblast di Zaporizhia (sempre zona di combattimenti), un altro 10 per cento a Kiev. Rispetto alla discrepanza tra gli inventari a magazzino e l’effettiva consistenza delle armi presenti, solo il 12 per cento dell’ammanco figura ufficialmente come rubato, ma la sottrazione fraudolenta viene considerata comunque di gran lunga la causa più probabile, considerando anche i problemi di corruzione emersi negli ultimi mesi nel Paese, per quanto riguarda le alte sfere della Difesa. La Global Initiative Against Transnational Organized Crime (Gi-Toc) sul punto ha dichiarato che “l’afflusso di armi in Ucraina dopo l’invasione su vasta scala della Russia nel febbraio 2022, sommato a una riserva di armi già ampia nel Paese (soprattutto dopo lo scoppio del conflitto nel 2014), ha destato preoccupazione per la diffusione di queste armi nelle mani di criminali nell’Europa occidentale e per il possibile effetto sulle attività della criminalità organizzata”. Il traffico clandestino di queste armi potrà anche servire all’alimentazione dei conflitti latenti in Africa, Asia e Medio Oriente.