Decima divisione balistica Rapax sport calibro 9×19

    In Production optics Ipsce è questa, da tre anni, l’arma da battere in Italia: merito del tiratore, ma anche di una chiusura del tutto originale, di un asse di canna bassissimo, di una costruzione accurata che si traducono in velocità e precisione

    Sono ormai tre stagioni agonistiche che se ne parla, cioè da quando, in particolare, Davide Indizio ha iniziato a utilizzarla in Production optics, conquistando i vertici della classifica. Adesso, la nuova pistola prodotta dalla senese Decima divisione balistica è ufficialmente in produzione di serie ma, soprattutto, in distribuzione sul mercato italiano. Abbiamo provato in anteprima la versione più prettamente tattica (Armi e Tiro, febbraio 2024), questa è la volta della variante prettamente sportiva. Stiamo parlando della Rapax, appunto in versione Sport.

    Come è fatta
    L’arma viene realizzata nello stabilimento di Poggibonsi (Si) della Decima divisione balistica: il cuore del sistema è il telaio impugnatura in lega leggera, al cui interno tuttavia è fissato uno chassis in acciaio che, oltre a supportare le componenti dello scatto, svolge anche la funzione di guide di scorrimento per il carrello otturatore. Il telaio è realizzato con tecnica tradizionale di asportazione di materiale (niente microfusione), è di tipo lungo (arriva, cioè, fino alla volata del carrello) e si differenzia dalla controparte Tactical essenzialmente per l’assenza della slitta Picatinny integrale al dust cover, qui sostituita da un profilo piano con spigoli arrotondati e alcune fresature longitudinali di alleggerimento e irrigidimento. L’impugnatura è angolata, nella parte frontale ha una serie di lavorazioni volte a rinsaldare la presa mentre posteriormente è dotata di un dorsalino amovibile, che si innesta sul telaio mediante una coppia di guide a “T” (sopra e sotto) e viene fissato mediante due viti. Oltre a conferire una superiore rigidità all’insieme dell’impugnatura, proprio in virtù del fissaggio a “T”, il dorsalino consente una personalizzazione della taglia dell’impugnatura, perché può essere richiesto in due differenti formati. Senza dimenticare anche l’aspetto estetico, perché il dorsalino può avere finiture differenti rispetto al resto dell’impugnatura, creando in tal modo un effetto duotone.

    La canna è lunga 127 mm, cioè 5 pollici, ed è parte integrante del sistema di chiusura, completamente inedito nel panorama delle armi da fuoco e protetto da specifico brevetto. Può essere definito un sistema a “blocchetto rotante”: si tratta in pratica di una staffa a forma di “U” con due alette, che quando il carrello è in chiusura si innestano entro apposite sedi nel carrello stesso. La parte portante della “U” a sua volta scorre sopra lo chassis in acciaio del fusto-impugnatura e si innesta in una apposita scanalatura della canna, appena oltre la camera di cartuccia. Da quanto esposto, risulta che la canna e il carrello, allo sparo, sono stabilmente vincolati per mezzo del blocchetto in questione, quando inizia il movimento retrogrado di rinculo, il blocchetto viene tuttavia costretto a ruotare, grazie all’interazione tra due profili a camme ricavati sulla sua superficie, all’incirca a “ore 2” e “ore 8”, e due pioli integrali allo chassis. La rotazione determina, infine, lo svincolo delle alette del blocchetto dalle sedi nel carrello, quindi la canna e il blocchetto si arrestano e il carrello prosegue la propria corsa retrograda, estraendo ed espellendo il bossolo. La distensione della molla di recupero (a spirali piatte, prigioniera del guidamolla in acciaio) riporta in avanti il carrello, che sfila una cartuccia dal caricatore e la camera, ripristinando il vincolo con il blocchetto nel tratto finale di corsa.

    La prima cosa che viene in mente guardando questo sistema di chiusura è che si sia voluto realizzare a tutti i costi qualcosa di nuovo… per poter dire di aver fatto qualcosa di nuovo. Sarebbe un grave errore liquidare con tale superficialità la questione: il sistema di chiusura adottato, innanzi tutto consente di avere un asse della canna ultra-basso, a beneficio della controllabilità e del contenimento del rilevamento, ma consente anche di minimizzare le sollecitazioni a carico del sistema di ritegno del gruppo canna-carrello, rappresentato da uno spinotto trasversale, contro il quale appoggia un piccolo “baffo” ricavato sul lato inferiore del blocchetto. Inoltre, rispetto ai sistemi di chiusura convenzionali tutto il movimento avviene perfettamente lungo l’asse longitudinale (pensiamo ai sistemi a canna oscillante tipo Browning modificato), la massa del blocchetto rotante è veramente minima e il tempo di chiusura e di apertura è infinitesimale, a vantaggio della velocità complessiva di completamento dell’azione di sparo. Un altro aspetto peculiare, rappresentativo della cura per il dettaglio profusa nella realizzazione, è dato dalle fresature longitudinali che sono state applicate a 120 gradi sulla canna: queste fresature, con il movimento di vai e vieni del carrello allo sparo, creano un movimento d’aria che tende a spingere fuori l’aria calda prodotta dal riscaldamento della canna allo sparo, contribuendo così positivamente al raffreddamento (o meglio, al più lento riscaldamento) della canna stessa.

    L’arma in prova era camerata in 9×19, a catalogo sono previste anche versioni in 9×21, .357 Sig e .40 S&W. La capacità del caricatore, bifilare a presentazione singola, è di 17 colpi per i calibri 9, 15 per il .357 e il .40. Lo sgancio del caricatore è posto alla base del ponticello ed è reversibile, il fondello del caricatore è in lega leggera e si raccorda, esteticamente ed ergonomicamente, con la base del fusto. La percussione è a percussore lanciato, con scatto in Singola azione, è prevista una sicura automatica al percussore, più una seconda sicura sul grilletto, costituita dal fatto che, se il grilletto non viene fatto intenzionalmente ruotare con una pressione volontaria del dito, non consente l’arretramento della barra di scatto. Inoltre, la coda del percussore funge da avviso di armamento, sporgendo dal centro della piastrina posteriore del carrello. Essendo, tuttavia, il centro della piastrina provvisto di una incassatura emisferica, il riferimento è visivo e tattile ma nello stesso tempo completamente protetto nei confronti di eventuali impigliamenti o urti accidentali. L’espulsore è fisso sullo chassis del telaio, la sua metà posteriore è conformata con una sorta di rebbio elastico che, contrastando con la scanalatura ad hoc nel carrello, tende ad azzerare gli eventuali giochi presenti tra quest’ultimo e le guide del fusto.

    Il carrello ha profilo spiccatamente prismatico, presenta tuttavia due fresature in corrispondenza degli spigoli superiori, che sono solcate da una serie di scanalature verticali, fungendo da alette di presa. Rispetto alla versione Tactical, nella Sport queste fresature di presa non interessano solo la metà posteriore del carrello, bensì si prolungano in pratica fino alla volata del carrello, con un andamento iperbolico. In questo modo è possibile armare l’otturatore sia con una presa tradizionale, sia con una presa avanzata.

    Le finiture disponibili sono quantomai variegate, e vanno dalla nichelatura nera al Dlc, al Cerakote o combinazioni di esse. Lo smontaggio è del tutto intuitivo, basta arretrare leggermente il carrello e sfilare il perno trasversale che, giunto a fondo corsa, resta prigioniero del telaio. A quel punto non serve altro che sfilare in avanti il gruppo canna-carrello, togliere il guidamolla con la molla di recupero, il blocchetto e la canna, per il rimontaggio si procede all’inverso.

    Mire e scatto
    Gli organi di mira evidenziano l’ulteriore differenziazione della Sport rispetto alla Rapax tactical, il mirino è sempre di tipo fisso, ma più rilevato in altezza e provvisto di riferimento in fibra ottica ad alta visibilità sulla sommità, la tacca di mira, innestata a coda di rondine, è invece di tipo regolabile micrometricamente in elevazione e brandeggio (come si conviene a un attrezzo sportivo), con foglietta posteriore rigata orizzontalmente in funzione antiriflesso. Il rapporto prospettico tra i due elementi rappresenta un buon compromesso tra istintività di acquisizione e precisione di collimazione sul bersaglio. L’azienda produce anche una specifica piastrina, da applicare sulla coda di rondine della tacca di mira in sostituzione di quest’ultima, per l’applicazione di micro dot, per partecipare alla Production optic division Ipsc.

    Lo scatto è in due tempi, con un peso di sgancio calcolato per essere appena di un pelo al di sopra del limite stabilito per la Production division Ipsc: due sono le configurazioni possibili per il grilletto, quello standard ricurvo, con sicura automatica integrata, oppure in conformazione più squadrata, tipicamente agonistica, con o senza la sicura automatica.

    La nostra prova
    Abbiamo svolto la prova a fuoco in contemporanea con quella della Tactical, nel balipedio interno dell’azienda, che è dotato di una linea di tiro di 8 metri, che diventano 10 appoggiandosi completamente sul fondo della piazzola di tiro. Abbiamo sgranato alcune centinaia di cartucce Pbm (azienda parte del medesimo gruppo, con sede a poche centinaia di metri di distanza) con palla blindata ogivale di 124 grani, riscontrando un funzionamento assolutamente regolare, espulsione vigorosa e chiusura netta. In occasione della nostra visita aziendale, il tiratore Davide Indizio ha portato il suo “muletto” con alle spalle tre stagioni agonistiche, con un “collaudo” di ben 60 mila colpi sparati tra competizioni e allenamento: l’unico riscontro visivo di tanto sparare è a carico della finitura superficiale che si è consumata nei punti maggiormente soggetti a sfregamento ma, a parte questo, l’arma è in perfette condizioni. Soprattutto, non sono mai stati sostituiti, da quando è stata consegnata la prima volta al tiratore, né il blocchetto, né la canna, il che è un elemento di importanza capitale nei confronti di chi, in gara, ha la necessità di potersi fidare e affidare alla propria arma, senza timore di rotture improvvise. Il riferimento può essere ai blocchetti del sistema Walther-Beretta, ma in un contesto di Tiro dinamico, anche la frattura dell’asse dell’hold open delle armi su piattaforma Cz-Tanfoglio è un evento tutt’altro che impossibile.

    Le fresature “iperboliche” di presa sono maggiormente sviluppate nella parte posteriore del carrello, ma abbiamo volutamente provato alcuni scarrellamenti afferrando la parte anteriore, là dove le fresature verticali sono più ridotte, riscontrando un ottimo grip. L’aspetto più rimarchevole di tutto l’insieme è, tuttavia, la controllabilità, rappresentata dal fatto che l’impugnatura è ottimamente angolata, ben sviluppata in altezza, ma soprattutto che l’asse della canna è davvero bassissimo. Quindi l’arma rincula, ovviamente, ma “dritto per dritto”, minimizzando lo sforzo richiesto al tiratore per mantenerla in asse per sparare il secondo colpo in velocità. Il risultato? A 10 metri (distanza non siderale, ovvio, però già indicativa sulle potenzialità), quattro colpi sono finiti nel foro di uno solo, con il quinto appena a ridosso, più sotto. Quindi le soluzioni meccaniche adottate non sono fini a se stesse, ma devolute da un lato alla massima affidabilità e controllabilità, senza per questo dimenticare (e scusate se è poco) la precisione intrinseca.

    La prova completa la trovate su Armi e Tiro di giugno 2024

    Scheda tecnica
    Produttore: Xdb srl, strada provinciale per San Gimignano 27, 53036 Poggibonsi (Si), tel. 0577.15.91.167, decimadb.com, info@decimadb.com
    Distributore: Armeria Frinchillucci, via Barberini 31, 00187 Roma, tel. 06 488 4957, frinchillucci.com
    Modello: Rapax sport
    Tipo: pistola semiautomatica
    Calibro: 9×19
    Funzionamento: corto rinculo di canna con blocchetto rotante
    Alimentazione: caricatore amovibile bifilare a presentazione singola
    Numero colpi: 17
    Lunghezza canna: 127 mm
    Lunghezza totale: 206 mm
    Altezza: 146 mm
    Scatto: singola azione, monostadio, peso rilevato 1.600 g
    Percussione: percussore lanciato
    Sicura: automatica sul grilletto (facoltativa), automatica al percussore
    Mire: mirino fisso, sostituibile; tacca di mira regolabile in altezza e derivazione; possibilità di montaggio di piastrina porta micro dot
    Materiali: fusto in lega leggera con telaio in acciaio, canna e carrello in acciaio al carbonio
    Finiture: anodizzazione, nichelatura nera, nitrurazione, Cerakote o Dlc, a richiesta
    Peso: 1.095 g (950 g)
    Qualifica: arma comune
    Prezzo: 2.950 euro, Iva inclusa; con trattamento integrale Cerakote, 3.150 euro; con trattamento Dlc, 3.450 euro