La doppietta a pietra focaia Pedersoli L.650 calibro 20 a pallini si ispira a un modello inglese di fine Settecento, simile a quelli del famoso Joseph Manton (1766-1835) cui si attribuisce l’invenzione della doppietta moderna
La riproduzione gardonese è elegante e ricercata, trova la sua collocazione in un contesto tipicamente venatorio, pur essendo apprezzabile squisitamente dal punto di vista estetico.
La doppietta L.650 è la prima doppietta a pietra focaia di Pedersoli. La piastra o acciarino è in acciaio al carbonio con finitura argento vecchio e incisioni floreali rullate e poi finite a mano. Il cane è alto 58,5 mm e ha conformazione tipica a “S”, è fissato con una grossa vite alla piastra e trattenuto, internamente, dalla stanghetta con molla e dal noce a sua volta collegato al mollone della batteria che fa corpo unico con il copriscodellino.
Lo scodellino ha una piccola fresatura cilindrica lucidata che ha accesso al foro focone, in corrispondenza con quello della canna. Entro la fresatura si colloca il polverino che ha la funzione di accendere, attraverso il focone, la carica di lancio dei pallini in canna.
Sopra lo scodellino aggetta il copriscodellino con la sua propaggine della batteria, conformata per ricevere la pietra e produrre le scintille che accendono il polverino. Sotto, si trova la molla di scatto, collegata internamente con il mollone che agisce mediante l’artiglio su noce del cane e briglia della
stanghetta.
Il cane è dotato di mezza monta di sicurezza e si manipola mediante lo sprone, appena dietro la vite della ganascia. La larghezza della doppietta, in corrispondenza dei due cani, è di 78 mm, la cartella è lunga 111 mm, alta 26,5.
I due grilletti tipicamente sono dedicati quello anteriore alla canna destra e quello posteriore alla canna sinistra. Il sottoguardia è costituito da una sottile e sagomata striscia di acciaio allungata fino al collo di cigno e così pure il ponticello che termina con un ricciolo decorativo. Anche tra i cani c’è una piccola striscia in acciaio che termina a punta, minimamente incisa anch’essa. Anche il calciolo è in acciaio, completamente liscio.
Il calcio è in un pezzo unico, in noce, con zigrinatura a canestro nella zona del collo di cigno e dell’astina. Ha funzione di supporto della meccanica: a metà astina è inserita una sorta di forcella che passa attraverso un tenone saldato alle canne e spingendo la quale si separano le canne, che sono costruite con due propaggini rettangolari che si inseriscono profondamente nello scudo di culatta opportunamente sagomato.
Le canne dalla spettacolare brunitura color marrone, hanno i due fori in corrispondenza dei foconi, sono lunghe 700 mm, cromate all’interno, strozzate modified (**) e cylinder (****).
Al centro, sotto di esse, la bacchetta in legno che serve per spingere la carica verso la zona delle culatte, si infila in un anello in volata e nel bocchetto dell’astina. Il mirino è in ottone, la bindella piana di 10 mm. La lunghezza totale è 1.110 mm, il peso totale 3.300 grammi. Costa 1.534 euro.
Il caricamento funziona così: si alza la batteria, formata da copriscodellino e martellina e si versa il polverino; si chiude lo scodellino con la batteria e si monta il cane che stringe la pietra focaia tra le ganasce; azionando il grilletto, la batteria si rialza di quel tanto che serve per aprire lo scodellino, la pietra focaia percuote la martellina e accende la carica.