Per il segretario Pd la riforma della legittima difesa era inutile perché i casi sono “pochi”. Ma perché, quante sono le unioni civili dopo l’approvazione della legge voluta a furor di popolo dal Pd?
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti, commentando l’approvazione definitiva della nuova normativa in materia di legittima difesa, ha ripetuto quello che è ormai da alcuni mesi un mantra vero e proprio da parte della sinistra: “L’anno scorso se non ricordo male ci sono stati solo dieci casi di valutazione di abuso di legittima difesa in un Paese di sessanta milioni di abitanti. Evidentemente anche questo bisogno è inventato, forse per fare un favore a qualche potente lobby che pensa ai propri business ma non a difendere i cittadini”. Al di là del fatto che Zingaretti appare un po’ in contraddizione con se stesso, visto che pochi istanti prima, parlando della sicurezza, ha precisato trattarsi di un “tema centrale per le famiglie italiane”, occorre forse sgombrare il campo da equivoci e luoghi comuni a senso unico e, forse, il sistema migliore è fare qualche esempio.
Nella precedente legislatura, parlando appunto di esempi, una delle battaglie più intense portate avanti dalla sinistra e in particolare dal Pd (specialmente dalla senatrice Monica Cirinnà) è stata quella relativa alle unioni civili, che ha poi trovato soluzione con la legge 76 del 2016. Ebbene, in quasi due anni dalla sua applicazione, le unioni civili celebrate in Italia sono state la bellezza di 6.073, alle quali va aggiunto circa un migliaio di unioni civili celebrate all’estero e poi registrate nel nostro Paese. Si vuole sostenere, quindi, che fosse un provvedimento che interessava la maggioranza degli italiani? Eppure, nulla è stato lasciato di intentato per arrivare al risultato di normare le unioni tra cittadini dello stesso sesso. E la motivazione è semplice da capire: che riguardi tante o poche persone, quando dietro una esigenza c’è un principio assoluto di libertà, dignità della persona, tutela dei diritti, allora quella è una battaglia che merita di essere combattuta a livello politico e sociale.
Allo stesso modo, guardando i casi che la cronaca ha sottolineato in questi anni (da Birolo a Sicignano, da Stacchio al drammatico caso di Mattielli), emerge con nettezza il fatto che, nel momento in cui un cittadino si trova a difendersi in casa propria, viene poi investito da un ciclone giudiziario il cui esito non solo è tutt’altro che scontato, perché si viene a sindacare ogni singolo gesto compiuto in uno stato di evidente panico eccependo che “si sarebbe potuto fare questo anziché quello”, ma il cui esito dipende anche dalla possibilità economica di pagarsi avvocati e consulenti tecnici (visto che le norme sul gratuito patrocinio sono talmente draconiane che anche un povero operaio non può usufruirne).
Quindi, così come la risposta all'esigenza di legittimare le unioni civili non poteva certamente essere "basta non essere omosessuali", allo stesso modo Zingaretti ci perdonerà se per noi cittadini "normali", che abitano in quartieri "normali" e devono fare i conti con la "normale" criminalità, la risposta ai calvari passati da Ermes Mattielli (condannato a un risarcimento a sei cifre e morto poi di crepacuore), Franco Birolo (ancora sotto causa di risarcimento civile dopo 7 anni e una assoluzione in Cassazione), Graziano Stacchio (40 mila euro spesi, archiviazione) e Francesco Sicignano (circa 80 mila euro spesi, archiviazione) non può essere "basta non essere nella casa che viene violata dall'intruso". Eh, no, caro Nicola, questa risposta proprio non la si può accettare.
Sarà soltanto il tempo a dire se quella approvata ieri sia stata una buona riforma della legittima difesa oppure no. Ma non ci si venga a dire, per favore, che non fosse una battaglia degna di essere combattuta, per i cittadini italiani e per la dignità delle persone…