Workshop tra le associazioni del settore a Bruxelles, sotto l’egida del Wfsa, per una strategia comune contro il divieto del piombo nelle munizioni
Si è svolto oggi a Bruxelles, organizzato dal Wfsa (World forum on shooting activities) il workshop “A Sectoral approach to the Eu lead ban: strategic workshop for hunters, sport shooters, collectors and industry”, con l’obiettivo di stabilire una strategia comune di tutte le associazioni europee e nazionali che operano nel settore sportivo, venatorio e della produzione (un network che conta oltre 100 associazioni), per rispondere alla proposta di divieto di utilizzo del piombo nelle munizioni avanzata dalla Commissione europea.
Il piombo è uno dei metalli più nascosti, ma allo stesso tempo più usati del nostro sistema di consumi: il suo impiego è riferibile per la quasi totalità alle batterie per automobili, oltre che alle condutture idrauliche, alle saldature, agli additivi al piombo nelle benzine e a smalti e pigmenti, mentre secondo le stime dell’International lead association solo l’1,4% circa è impiegato per la produzione di munizioni.
Il workshop è stato incentrato sulle due proposte di restrizione a livello europeo concernenti l’uso delle munizioni a base di piombo nelle zone umide e terrestri. Per entrambi i processi, il workshop ha identificato i messaggi principali, gli obiettivi strategici, gli interlocutori coinvolti e potenziali per coordinare le azioni da intraprendere a livello nazionale.
“Abbiamo ritenuto indispensabile in questo momento storico riunirci per far fronte comunque a questo problema che, se dovesse risolversi in un divieto totale dell’utilizzo del piombo nelle munizioni, porterebbe a gravi danni di sicurezza e economici per tutti i professionisti del settore del tiro”, ha dichiarato nell’occasione Mauro Silvis, segretario esecutivo Wfsa. Dichiarazione alla quale ha fatto eco Stefano Fiocchi, presidente Anpam: “In ambiti specifici, come quello sportivo, non sussiste alcun problema per l’uomo e l’ambiente, essendo le munizioni a base di piombo interamente recuperate e smaltite; un eventuale divieto di utilizzo del piombo nelle munizioni comporterebbe perdite nell’ordine di 1,6 miliardi di euro l’anno nel settore, per un totale “allargato” di circa 3 miliardi di euro. In Europa si otterrebbe una riduzione di circa il 37% dell’intero fatturato, ovvero 6,7 miliardi di euro nel settore e un totale di quasi 15 miliardi di euro considerando anche l’indotto. Inoltre, si metterebbero a rischio 145.000 posti di lavoro in Europa, di cui 20.000 in Italia”.
Lo studio svedese “Lead in game meat” evidenzia alcuni risultati riguardanti le quantità di piombo eventualmente ingerite a seguito del consumo di carne di selvaggina e che possono essere assorbite dal corpo umano. Lo studio mostra che non vi è alcun pericolo per la salute umana, in quanto i frammenti di piombo si concentrano in un raggio di 4,5 cm dal canale di passaggio del proiettile, con una quantità minore dispersa in un raggio tra i 4,5 e 10 centimetri: queste parti animali vengono regolarmente e completamente eliminate con le consuete pratiche di macellazione.
L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) in uno studio degli anni scorsi ha inoltre evidenziato fonti alimentari decisamente più comuni attraverso le quali la popolazione europea è esposta all’assunzione di piombo, come cereali, prodotti lattiero-caseari, verdure e acqua da bere.
Il piombo è un materiale dall’utilizzo sicuro che, con la sue caratteristiche, porta i proiettili a frammentazione o deformazione; Inoltre, porta a scongiurare il pericolo di rimbalzi, deviazioni o sovra penetrazioni, elementi imprescindibili per l’utilizzo in sicurezza. Queste caratteristiche confermano che, a dispetto di ogni progetto e previsione, il piombo non è sostituibile se non rinunciando ad aspetti fondamentali nella sua applicazione balistica.
Al momento non esistono materiali che possano sostituire su larga scala il piombo nelle munizioni da caccia e da tiro sportivo, non solo per ragioni di sicurezza, ma anche di performance balistica e sostenibilità economica. Tra le alternative più frequentemente citate figurano il più costoso tungsteno, il ferro e il rame che tuttavia non garantiscono pari prestazioni.