La carabina più odiata da media e anti-armi è per molti americani un simbolo di libertà che rappresenta il secondo emendamento. Perché?
Molto spesso noi italiani facciamo fatica a comprendere il rapporto che gli americani hanno con le armi. D’altronde abbiamo un background culturale completamente diverso e per molti di noi l’arma è solamente uno strumento per divertirsi al poligono, un oggetto che possiamo avere per gentile concessione del governo e che in qualunque momento può essere requisito per motivi di ordine pubblico o semplicemente per il volere di qualche grigio burocrate, italiano o europeo che sia.
In America non si ragiona così. In America esiste un vecchio pezzo di carta chiamato Costituzione, che al secondo emendamento recita: “Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”. Gli americani veri, quelli che hanno fatto fortuna col sudore della propria fronte – non gli habitué dei salotti radical chic californiani – vanno fieri di questo pezzo di carta liso e sgualcito, e lo considerano come uno scudo contro la tirannia e la dittatura. Per questi eredi dei padri fondatori, nel 1776 la libertà si difendeva con il moschetto, oggi si difende con l’Ar 15.
Proprio l’Ar 15, il fucile d’America, in questi tempi è al centro di un dibattito senza precedenti: da una parte l’intellighènzia anti-armi lo ritiene la radice di tutti i mali, uno strumento che incarna la morte e porta la morte; dall’altra i patrioti moderni, che vedono la possibilità di detenere e usare un Ar 15 come un baluardo contro la repressione e la tirannia. A gettare benzina sul fuoco ci pensano spesso e volentieri certi media, che dall’alto di una torre fatta di preconcetti e ignoranza affibbiano all’Ar 15 nomi dal suono sinistro come “assault weapon” o “high capacity assault rifle” per spaventare l’opinione pubblica.
La realtà, però, è ben diversa da questa visione distorta. Gli Ar 15 venduti sul mercato civile sono carabine semiautomatiche a recupero di gas alimentate da un caricatore amovibile. Il nome Ar non significa assolutamente “assault rifle”, ma Armalite rifle, dal nome dell’azienda che sviluppò la carabina negli anni ‘50. Con buona pace di giornalisti e sedicenti esperti di armi, ottenere un Ar 15 automatico è un’impresa quasi impossibile per un normale cittadino. Al riguardo, il Firearm owners protection act (Fopa) parla chiaro: è illegale per il privato cittadino possedere qualsiasi arma automatica prodotta dopo il 19 maggio 1986. Le uniche eccezioni a questa regola sono i commercianti dotati di una licenza federale di classe 2 (class 2 federal firearms license dealers) per la produzione e la vendita di armi, una licenza estremamente difficile da ottenere poiché prevede un lungo e severo scrutinio da parte dell’Atf (Bureau of alcohol, tobacco, firearms and explosives). In aggiunta, le armi prodotte da questi commercianti possono essere acquistate solamente da agenzie statali o federali qualificate.
E le armi automatiche prodotte prima del 1986? Il loro acquisto richiede una laboriosa trafila che comprende controlli serrati da parte dell’Atf sull’acquirente, il pagamento di una tassa di 200 dollari e l’iscrizione dell’arma e dell’acquirente in un apposito registro. A tutto questo bisogna aggiungere costi spesso proibitivi: vista la quantità limitata (nel 2016 l’Atf ha stimato che le armi automatiche registrate prodotte prima del ‘86 attualmente in circolazione siano 175.977) i prezzi possono arrivare anche a decine di migliaia di dollari. La violazione di queste severe norme è punibile con 10 anni di reclusione, ai quali bisogna aggiungere il pagamento di un’ammenda che può arrivare a 250.000 dollari.
Oltre a vaneggiare su fantomatiche capacità di fuoco automatico, certi giornalisti amano spendere fiumi di inchiostro sulle potenzialità offensive dell’Ar 15, più letale, secondo loro, di qualsiasi altra carabina semiautomatica in commercio. Chiunque abbia anche solo una minima conoscenza delle armi da fuoco, può facilmente comprendere l’assurdità di questa affermazione: un proiettile calibro .223 Remington sparato da un Ar 15 è letale esattamente quanto quello sparato da qualsiasi altra carabina. Il fatto che l’Ar ricordi per aspetto un M16, che sia nero e minaccioso o che monti slitte con relativi accessori non aumenta minimamente la sua pericolosità. Gli anti-armi, però, rimangono sempre a bocca aperta quando gli si illustra che un Ruger Mini 14, con la sua innocente calciatura in legno, spara lo stesso calibro e ha la stessa “capacità offensiva” di un Ar 15.
Adesso che abbiamo sfatato miti e leggende metropolitane, rimane ancora una cosa da capire: perché gli americani amano così tanto l’Ar 15? La risposta è molto semplice: l’Ar è una carabina leggera, affidabile e precisa, con un mercato aftermarket che non teme rivali. I prezzi, che in alcuni casi sono inferiori a 500 dollari, rendono inoltre la carabina di Eugene Stoner alla portata di tutti.
Limitarsi a dire che l’Ar è diventato il fucile d’America solamente per una sapiente combinazione di freddo acciaio sarebbe però riduttivo. Tempo fa, chiesi a un americano: «Che necessità avete di possedere armi come l’Ar?». La sua risposta, semplicemente, fu: «Il secondo emendamento si trova in quella parte della Costituzione chiamata ‘Dichiarazione dei diritti’, non ‘Dichiarazione delle necessità». Per i tiratori americani, il possesso di un’arma da fuoco non è subordinato a un effettivo bisogno, ma è un diritto costituzionale secondo solamente alla libertà di parola, di culto e di stampa. Allo stesso tempo, l’Ar è uno strumento fondamentale per la difesa di tutti gli altri principi contenuti nella Costituzione.
Più di 200 anni fa, i padri fondatori americani avevano ben chiaro un concetto che al giorno d’oggi abbiamo dimenticato: la libertà non è scontata e deve essere difesa a ogni costo. Thomas Jefferson una volta scrisse: “L’albero della libertà deve essere rinvigorito di tanto in tanto con il sangue dei patrioti e dei tiranni. Esso ne rappresenta il concime naturale”.