Storicamente poco nota, ma valida, questa Lmg a caricatore di Beretta non venne mai adottata: probabilmente era troppo avanti per i tempi
La mitragliatrice leggera (Lmg) Beretta 70/78 calibro 5,56×45 (anche se all’epoca si usava ancora le denominazione .223), nasce contemporaneamente al fucile d’assalto Ar 70 e offre sia canna a cambio rapido che curioso bipiede integrato.
Costruzione e meccanica erano inalterate rispetto l’Ar70, ma l’architettura era leggermente diversa: la 70/78 integrava frontalmente una canna a sgancio rapido dal fusto con una particolare articolazione a mandibola; l’astina guardamano che fungeva da presa per lo smontaggio ed era isolata dal calore, era di tipo arrotondato con una configurazione che anticipava quella dell’Ar 70/90. Il bipiede era una delle ulteriori interessanti caratteristiche e non era affatto simile a quello in dotazione all’Ar 70: in lamiera d’acciaio stampato ed estensibile, ma con le gambe pieghevoli e ripiegabili sopra l’astina che conferivano in condizioni di marcia una inaspettata compattezza. Adottava inoltre uno speciale caricatore bifilare capace di 40 colpi.
Come l’Ar 70, la Lmg 70/78 aveva una canna lunga 450 millimetri (17,7 pollici) e lunghezza complessiva di 955 millimetri: il peso però era di 5.770 grammi, mentre la cadenza di tiro era pari a 670 colpi/minuto.
Ma perché la Beretta 70/78 era particolare? Perché a guardar bene, di Lmg con alimentazione a caricatore e canna a cambio rapido (più comune in una mitragliatrice media o di impiego generale) ve ne furono ben poche. L’ultima Lmg di successo e di questo tipo, fu il Bren inglese risalente la Seconda guerra mondiale e una variante belga particolare, del Browning Bar.
Eppure, il concetto di Saw–Squad automatic weapon o “arma automatica di squadra” nacque proprio con questa precisa tipologia. Le necessità non erano cambiate: un’arma non molto più pesante della ordinanza della fanteria e quindi molto portabile, che potesse seguire le squadre in azione fornendo un immediato e diretto appoggio di fuoco.
Se non erano cambiate le necessità, era tuttavia cambiato in Occidente il modo di “interpretare” le necessità dei soldati. A Est infatti, vi erano ben due Saw in servizio: la Rpk a caricatore e la Rpd a tamburo con nastro interno e nessuna dotata di cambio rapido della canna.
Nei confronti delle Saw, in effetti, l’Occidente abdicò quasi subito e certamente a partire dagli anni ’70 a favore delle mitragliatrici medie che, però, tanto leggere non lo erano e non lo sono ancora. Quando si passò al 5,56×45 in ambito Nato, si insinuò l’idea di una Saw che fosse una mitragliatrice a nastro ma con la possibilità di utilizzare anche i caricatori delle armi d’assalto. La diminuzione del calibro avrebbe comunque reso leggera la Saw o Lmg in 5,56×45. Nacque e si affermò così la Minimi della Fn Herstal e quando l’Us army la adottò come M-249, la sua fortuna si estese non solo in ambito Nato, ma anche a molte altre nazioni. La Minimi diventò per definizione, la Saw di riferimento e il paradigma delle Lmg.
Ma con i suoi 7.500 grami a vuoto, senza accessori, ottiche e tutto quello che oggi si riesce ad agganciare sulle guide Picatinny, divenne via via non solo più pesante, ma anche più ingombrante senza contare che comunque, vi erano anche caricatori in plastica per il nastro (poi soft pack e con capacità più ridotta). Il mitragliere di squadra adesso, incominciava ad arrancare di più per stare al passo con i suoi compagni di squadra. Un primo dietro front? Quello dei Marines nel 2010, quando decisero di sostituire un gran numero di M-249 a favore del nuovo M-27 Infantry automatic rifle (Iar): niente più che un Heckler & Koch Hk416 con annesso bipiede (foto sotto). Non solo, i Marines hanno in programma di sostituire presto anche gli M-16/M-4 con l’M-27.
Si riconosce o si rivaluta dunque, oggi, la necessità primaria espressa nel concetto della Saw: un’arma automatica leggera e flessibile. La possibilità di avere una canna a cambio rapido inoltre, non può non offrire ulteriore flessibilità all’arma: come era sul Bren.
I russi lo hanno ben compreso e sulla nuova Saw Kalashnikov Rpk-16 5,45×39 adottata dall’esercito, compare adesso un sistema di cambio rapido della canna (sotto).
Più semplicemente, la Lmg Beretta 70/78 e già negli anni ’70, incorporava tutto quello che era desiderabile in una Saw: dimostrando non solo l’acume progettuale dell’azienda ma anche la capacità di elaborare armi innovative. Tuttavia, si scontrerà con uno strano modo di “elaborare” le esperienze degli eserciti occidentali, che non teneva in gran conto le lezioni apprese ma privilegiava il “cambiamento” ad ogni costo ed imponeva standardizzazione. Posto che la Minimi avesse comunque una sua utilità, non si capisce tuttavia perché non vennero comprese le opportunità offerte dall’arma di Beretta, ben evidenti all’epoca come adesso. Una sua adozione, per esempio per le forze speciali e paracadutate, alpine o da sbarco oltre a dimostrare buonsenso, avrebbe permesso di migliorare e perfezionare il concetto. Questa arma dimenticata, dimostra ulteriormente che la Beretta è stata ed è… azienda capace di sviluppo e innovazione.