La definitiva eliminazione della leva militare obbligatoria ha comportato significative modifiche nella struttura delle nostre forze armate. Tra le prime iniziative, l’eliminazione del limite al reclutamento femminile e, lo scorso gennaio, l’istituzione della ferma prefissata, della durata di uno o quattro anni. Entro il 2021, si prevede un organico complessivo di 190 mila uomini tra esercito (112 mila), marina (34 mila) e aviazione (44 mila), contro una consistenza…
La definitiva eliminazione della leva militare obbligatoria ha comportato
significative modifiche nella struttura delle nostre forze armate. Tra le prime
iniziative, l’eliminazione del limite al reclutamento femminile e, lo scorso
gennaio, l’istituzione della ferma prefissata, della durata di uno o quattro
anni. Entro il 2021, si prevede un organico complessivo di 190 mila uomini tra
esercito (112 mila), marina (34 mila) e aviazione (44 mila), contro una
consistenza attuale di 197 mila persone. Non è solo una variazione di
consistenza, tuttavia, ma anche e soprattutto una modifica delle proporzioni
tra ufficiali e soldati. Nel modello ideale previsto per il 2021, gli
ufficiali dell’esercito dovranno essere 12.050, i marescialli 7.983, i sergenti
16.108 e i militari di truppa, tra volontari in servizio permanente e i
volontari in ferma prefissata, 75.859. Tutto questo, però, si scontra con le
magre risorse del bilancio destinate alla difesa che, per il 2006, ammontano a
soli 12,1 miliardi di euro, appena sufficienti a pagare gli stipendi del
personale e poco più. In pratica, restano nel portafoglio delle forze armate
1,8 miliardi per l’esercizio e 1,6 per gli investimenti. Questo ha comportato
tagli ai corsi di formazione e qualificazione, alle esercitazioni e alle ore di
volo. I militari attualmente impegnati nelle missioni internazionali di pace
sono 9.800, in 20 Paesi.