Il segretario nazionale del Silp Cgil ha rilasciato dichiarazioni a dir poco abnormi sui contenuti del decreto di recepimento della direttiva
Leggiamo con sgomento le dichiarazioni pubblicate sul portale infodifesa.it del segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil, Daniele Tissone: “Non si risolve il problema della sicurezza dando a tutti i cittadini la possibilità di avere facilmente un’arma in casa, con una semplice comunicazione via mail alle forze dell’ordine e senza alcun obbligo di avvisare i propri familiari maggiorenni che si detiene in casa una pistola. Saremo la prima nazione europea ad applicare questa deregulation, avviando un pericoloso processo di destrutturazione del nostro impianto normativo in materia, fino a oggi tra i più rigorosi del Vecchio Continente. La diffusione delle armi tra i cittadini, che aumenteranno considerevolmente con l’entrata in vigore della norma in questione, associata all’esigenza da parte di molte persone di difendere a qualsiasi costo il “proprio”, è decisamente tipica di culture e società distinte e distanti da noi, dove troppi danni sono stati finora prodotti. Aumentare il numero e la potenza delle armi possedute, facilitando la detenzione e riducendone i controlli, non costituisce un bel segnale, considerato che, in una società maggiormente armata, anche i malintenzionati si doteranno di armi e strumenti da fuoco sempre più efficaci, col rischio di provocare una escalation inaccettabile. In un Paese che ha nel G8 il triste primato del maggior numero di omicidi commessi con armi da fuoco, l’approvazione di tale norma non farà che aggravare i problemi anziché risolverli”.
Visto che provengono da un rappresentante sindacale di polizia, queste dichiarazioni sono di particolare gravità, considerando che contengono palesi inesattezze e incongruenze. Rispondendo in ordine sparso, giuso per ribadire il concetto:
L’Italia ha nel G8 il primato del maggior numero di omicidi commessi con armi da fuoco? Ci sembrava di ricordare che questo record spettasse agli Stati Uniti. Tra l’altro basta verificare su Wikipedia per scoprire che l’Italia non solo non è il primo Paese del G8 per numero di omicidi, ma non è neanche il secondo…
Saremo la prima nazione europea ad applicare questa “deregulation”? Al di là del fatto che la direttiva europea aveva (e tuttora ha) lo scopo di rafforzare i limiti e i controlli sul possesso di armi, quindi di tutto si può parlare fuorché di deregulation, non è vero neanche che siamo i primi ad aver recepito la direttiva. Come minimo siamo i secondi, visto che la Francia ha approvato prima della fine di giugno il proprio recepimento, che è entrato in vigore il 1° agosto.
Non si risolve il problema della sicurezza dando a tutti i cittadini la possibilità di avere facilmente un’arma in casa, con una semplice comunicazione via mail alle forze dell’ordine? Infatti, nessuno si sogna di fare una cosa del genere: il fatto che si possa denunciare (cioè dichiarare, comunicare, notificare) l’acquisto di un’arma al commissariato o alla stazione carabinieri via e-mail, non significa in alcun modo che i requisiti necessari per ottenere una autorizzazione all’acquisto siano cambiati di una virgola rispetto al passato. Anzi, se sono cambiati sono cambiati in senso più restrittivo, visto che fino a ieri i porti d’arma per Tiro a volo e caccia duravano un anno di più.
Senza alcun obbligo di avvisare i propri familiari maggiorenni che si detiene in casa una pistola? Ma questo obbligo non c’è mai stato, perché il ministero dell’Interno non ha mai emanato il relativo regolamento di esecuzione.
Un pericoloso processo di destrutturazione del nostro impianto normativo in materia? Addirittura sono stati stanziati milioni di euro per istituire un registro informatico centralizzato che rafforzi ulteriormente la già eccellente tracciabiltà garantita dall’ordinamento giuridico italiano!
In conclusione: come è possibile che un rappresentante nazionale di una associazione sindacale di polizia (polizia che, ricordiamolo, rappresenta l’interfaccia istituzionale per i cittadini possessori di armi, ma anche per aziende, armerie eccetera) possa fare affermazioni così grossolanamente destituite di fondamento? Quale credibilità possono conferire alla categoria esempi di così palese carenza di informazioni?