Domani il voto fatidico da parte del Parlamento europeo sulla bozza di modifica della direttiva in materia di armi. Cosa bisogna aspettarsi?
Domani sarà il giorno fatidico: dopo il voto da parte del comitato Imco (Mercato interno e protezione dei consumatori), sarà il plenum del Parlamento europeo a pronunciarsi sulla bozza di modifica della direttiva in materia di armi che è in discussione dal 18 novembre 2015. Rispetto alla prima stesura del documento, che si può senza alcun dubbio definire indegna di una istituzione democratica, è indubbio che il lavoro compiuto in particolare dalla presidente del comitato Imco, Vicky Ford, abbia mitigato molti degli aspetti più punitivi nei confronti degli appassionati. Ed è quindi logico e comprensibile che le associazioni di categoria ritengano opportuno, in questa fase, accettare quanto si è riusciti a conquistare piuttosto che rischiare nuove lotte e nuovi dibattiti che potrebbero portare a un miglioramento, ma anche a un peggioramento della situazione.
La stesura attuale del documento prevede però numerose criticità che, se approvate così come sono, comporteranno notevolissimi problemi applicativi, sia in fase di recepimento nazionale, sia soprattutto nella vita pratica del nostro settore e degli appassionati. Le maggiori criticità, in particolare, si riscontrano sulla questione delle armi demilitarizzate che, spostate in categoria “A”, per coloro i quali volessero acquistarle dopo l’entrata in vigore della legge saranno difficilissime da acquisire per collezionismo (le deroghe previste al generale divieto di raccolta sono molto restrittive e richiedono misure antifurto e anti-intrusione rigidissime). Per i tiratori sportivi, questi adempimenti non saranno richiesti (violando, quindi, il principio costituzionale di eguaglianza) ma si prevede che essi possano materialmente acquistarle solo dopo almeno 12 mesi di pratica dello sport. Pratica che, però, prevederebbe di utilizzare per l’appunto tali armi! Il rischio è che si arrivi a una situazione di sostanziale divieto, mascherato da autorizzazione condizionata. È assurdo che si sia arrivati a una situazione del genere, quando la Commissione europea avrebbe avuto tutto il tempo e il modo di prevedere, così come si è fatto per le armi disattivate, un regolamento europeo con norme tecniche omogenee per tutti i 28 Stati, volte ad assicurare l’effettiva impossibilità di ripristino della raffica.
Anche la norma sulla marcatura delle singole parti fondamentali d’arma potrà verosimilmente presentare numerosi problemi pratici: sia per i produttori o importatori, sotto forma di oneri finanziari per adeguamento delle macchine e maggior tempo occorrente per la produzione, sia per gli utilizzatori finali.
Negli allegati, troverete una serie di emendamenti proposti proprio per mitigare questi aspetti che, però, con tutta probabilità non saranno votati domani, perché a quanto sembra l’orientamento è quello di votare il documento già preparato dall’Imco, senza ulteriori spazi di discussione.
Così stando le cose, ferma restando la piena comprensione delle legittime motivazioni delle associazioni di categoria, non possiamo far altro che auspicare che il plenum dell’assemblea voti “no” al provvedimento, respingendolo in toto. Sia per evitare grossissimi problemi in fase di recepimento, sia per dare un segnale forte a chi (in particolare Jean Claude Juncker) da oltre un anno vuole utilizzare le restrizioni ai legittimi possessori di armi per far credere ai cittadini europei di contrastare il terrorismo e la criminalità.
Questa è una brutta direttiva, è un testo antigiuridico e non può essere approvato da un legislatore europeo nella sua forma attuale. Non si può che votare "no", nell'interesse degli appassionati e nell'interesse della certezza del diritto. A chi paventa che dicendo "no" a questo testo, ne possa essere proposto in breve tempo uno peggiore, ribattiamo considerando che un "no" secco dell'assemblea può comunque far capire ai disarmisti ideologizzati che non possono fare sempre ciò che vogliono e che non basta proporre "cento" per portare a casa comunque "trenta". Sarebbe un segnale storico, fortissimo, che potrebbe segnare veramente il giro di boa nella tutela dei diritti dei legittimi possessori di armi. Fino a domani, lasciateci credere che sia possibile…