Il Tavolo regionale dell’Emilia Romagna agro-venatorio-ambientale rappresentato dalle Associazioni Professionali Agricole (Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri), le Associazioni di Protezione Ambientale Legambiente e quelle riconosciute ai sensi dell’art. 13 della legge 349/86 (Urca, Terra Nostra, Agriturist ed Ekoclub) e le Associazioni Venatorie (Anuu, Arci Caccia, Enalcaccia, Federcaccia, e Libera Caccia) in merito alle “Direttive relative alle modalità di funzionamento del fondo destinato ai contributi per la prevenzione e per l’indennizzo dei danni di cui all’art. 18 della legge regionale 8/1994, come modificata dalla L.R. 16/2007”, ha convenuto la necessità di modificare le direttive per rendere la gestione del fondo più rispondenti alle esigenze dei singoli territori Provinciali e in grado di garantire una corretta prevenzione e il risarcimento dei danni arrecati alle coltura agricole.
“Il tavolo regionale”, si legge nel comunicato, “nel prendere atto che la presenza della fauna selvatica sul territorio è il frutto di politiche agro-faunistiche-ambientali-venatorie che dovrebbero tendere alla messa in equilibrio di esigenze pubbliche e private di natura diversa, ritiene che il patrimonio faunistico presente sul territorio ha una valenza collettiva e pertanto è ragionevole ipotizzare che anche la fiscalità generale concorra alle riserve dei fondi necessari per fare fronte alla prevenzione e al risarcimento dei danni procurati dalla fauna selvatica alle colture agricole. Solo in presenza di corretti censimenti delle popolazioni faunistiche presenti sul territorio e solo in presenza di rigorosi piani di abbattimento, si possono garantire pressioni faunistiche sopportabili dall’ambiente e dalle colture agricole limitando i danni al minimo e liberando risorse per gli investimenti agro-ambientali. In caso contrario una pressione faunistica fuori controllo procura, oltre a danni alle colture agricole di difficile liquidazione, il ricorso a sistemi di autodifesa che rifuggono dalle responsabilità politiche di governo e amministrative di gestione delle Istituzioni. AlIa luce di queste considerazioni il Tavolo regionale ritiene che l’impostazione legislativa del fondo regionale non può sottrarsi a una gestione amministrativa di logica federalista che individua nella Provincia il soggetto operativo della gestione e, quindi, una sua articolazione in fondi provinciali. Detti fondi potranno essere integrati anche da risorse aggiuntive legate alle politiche ambientali che le singole realtà provinciali adotteranno e corrispondenti alle specifiche sensibilità che gli amministratori vorranno mettere in campo a favore dell’ambiente e della collettività. Il tavolo ritiene infine siano necessarie soluzioni condivise per individuare e definire parametri per regolare i meccanismi di ripartizione delle risorse del fondo regionale alle provincie sulla base, oltre che dei risultati conseguiti nel corso dell’anno precedente in termini di miglioramenti ambientali e di buoni rapporti con gli agricoltori, anche delle realtà antropiche, orografiche, faunistiche e strutturali del territorio. Questa impostazione consentirà alla regione di premiare le Provincie impegnate nel miglioramento ambientale e nel miglioramento dei rapporti con gli agricoltori rispetto a quelle meno impegnate. Il modello gestionale dei fondi provinciali deve essere dinamico, in modo che le risorse possano integrarsi fra loro nel rispetto del principio di sussidiarietà. Le Associazioni firmatarie del documento sono quindi disponibili ad avviare un confronto per definire linee tese a una migliore gestione dell’ambiente e della fauna selvatica in funzione anche delle risorse economiche necessarie per garantire il corretto equilibrio con le attività economiche presenti sul territorio”.