Ogni anno, in Italia, si verificano 750-800 omicidi, il 20-25% dei quali è costituito dai delitti in famiglia. Le motivazioni, secondo quanto riportato dal sociologo Marzio Barbagli, sono essenzialmente di due tipi: «da una parte», spiega il sociologo, «l’omicidio è il gesto di una persona con problemi psichici, che non riesce a controllare la propria aggressività e a risolvere in maniera pacifica i conflitti che possono sorgere nella coppia. Si tratta, però, di casi…
Ogni anno, in Italia, si verificano 750-800 omicidi, il 20-25% dei quali è
costituito dai delitti in famiglia. Le motivazioni, secondo quanto riportato
dal sociologo Marzio Barbagli, sono essenzialmente di due tipi: «da una parte»,
spiega il sociologo, «l’omicidio è il gesto di una persona con problemi
psichici, che non riesce a controllare la propria aggressività e a risolvere in
maniera pacifica i conflitti che possono sorgere nella coppia. Si tratta, però,
di casi rarissimi, considerando anche le coppie non “istituzionali”. Poi c’è il
retaggio culturale, che sta scomparendo lentamente: una volta, l’omicidio per
un tradimento, sospetto o reale, non era neppure punito. E la maggior parte
degli assassini è costituita da uomini, che agiscono per gelosia. Il delitto è
commesso in famiglie di ogni classe sociale, ma soprattutto in quelle più
basse, con reddito scarso, problemi di disoccupazione, forte stress. Ed è molto
più frequente tra gli immigrati, fra cui il numero di omicidi in generale è già
più alto. La donna immigrata è la vittima più a rischio. Il problema è che le
forze dell’ordine possono avere scarsa influenza sulla sfera privata, a
differenza dei successi che hanno ottenuto, per esempio, contro la mafia. Ciò
che avviene all’interno delle famiglie è più difficile da prevenire».