Una perizia tecnica evidenzia come nel famoso poligono interforze di Salto di Quirra, in Sardegna, da anni al centro di inchieste sull’impatto ambientale, la concentrazione di polveri sottili sia addirittura inferiore rispetto a quanto si riscontra in ambito urbano
Salto di Quirra è un poligono sperimentale e di addestramento interforze (Pisq) insediato in Sardegna sin dal 1956 e comprende il poligono “a terra” di Perdasdefogu (Ogliastra) e il Distaccamento A.M. di Capo San Lorenzo con il poligono “a mare”. Il sito è in grado di ospitare tutte le sperimentazioni e gli addestramenti necessari alle diverse forze armate: esecuzione di prove sperimentali di missili e bersagli, prove di qualifica per nuovi sistemi d’arma, collaudo e verifica della qualità di produzione di serie degli armamenti, oltre alle attività addestrative di unità nazionali.
L’attenzione per l’impatto ambientale in questo tipo di attività è ovviamente altissima, tanto che nel 2016 il Pisq ha conseguito la Certificazione ambientale Iso 14001, che attesta l’adozione dei più alti standard di gestione ambientale (Sga). Il poligono, infatti, elabora a cadenza semestrale un programma di attività che viene sottoposto all’approvazione dello Stato maggiore della Difesa. In fase esecutiva, ogni operazione deve essere svolta nel rispetto di un Disciplinare per la tutela ambientale, volto a garantire il minimo impatto ambientale delle attività.
Negli anni 2000 qualcuno si domandò se vi fosse un incremento di determinate patologie nella zone e se, nel caso, queste potessero essere ricondotte alle attività svolte presso il poligono. Nel 2011 furono, così, pubblicati gli esiti di una ricerca trentennale che ha evidenziato come l’andamento in quei territori delle patologie potenzialmente interessate non fosse diverso da quello di altre zone. Inoltre, sebbene si fossero rinvenute alcune specifiche patologie, le stesse erano riconducibili direttamente al passato minerario della zona.
Sempre nel 2011 alle stesse conclusioni era giunta la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio, che ha escluso categoricamente l’impiego di materiali a così alta pericolosità e qualsiasi relazione delle attività del Poligono con eventuali impatti sulla salute ed il territorio (risposta scritta della Commissione del 25/5/2011 all’Interrogazione 4-11074).
Nonostante questo, dal 2014 è pendente davanti al Tribunale di Lanusei un procedimento teso all’accertamento di eventuali relazioni tra le attività del poligono e inquinamento da polveri sottili. È proprio nell’ambito di quel procedimento che, proprio pochi giorni fa, il perito del poligono, Professor Campagna, ha deposto confermando in modo analitico i dati già riscontrati e offerti in giudizio, che escludono concentrazioni di polveri sottili riconducibili alle attività del Pisq. Anzi: il perito, da un lato ha argomentato e documentato come le attività del poligono manifestino concentrazioni di polveri che si disperdono praticamente all’istante, dall’altro ha osservato come siano state rilevate concentrazioni decisamente maggiori addirittura in due scuole, a riprova del fatto che le polveri si trovano in maggior concentrazione addirittura in ambito urbano.
Insomma, nessun rischio specifico per l’ambiente né per gli abitati circostanti, così come nessun rischio specifico per il personale che vi opera.