Si chiama “La criminalità: tra realtà e percezione” l’indagine compiuta in collaborazione tra Dipartimento della pubblica sicurezza – Direzione centrale della polizia criminale e l’Eurispes, che da un lato analizza l’incidenza dei differenti tipi di reati nel corso degli ultimi anni, dall’altro indaga su quali siano i timori degli italiani in merito proprio alle diverse tipologie di reati.
In particolare, alla domanda su quale sia il reato del quale gli italiani hanno la maggior paura di restare vittima, a guidare la classifica è sempre il furto in abitazione (58,3 per cento), seguito dal furto di dati personali su Internet (55,1), dalla truffa (46,2), dallo scippo/borseggio (45), dal furto d’auto o moto (42), dalla rapina (40), lesioni (35,9), violenza sessuale (25,6), maltrattamenti contro famigliari o conviventi (22,2) ed estorsione/usura (15,6).
Relativamente ai reati dei quali i cittadini sono rimasti effettivamente vittima, è emblematico osservare come solo il 43,8 per cento degli intervistati abbia sporto denuncia, mentre la maggioranza (56,8) ha scelto di non denunciare il reato subito.
Uno degli aspetti probabilmente più interessanti dell’indagine è quella relativa alle strategie di difesa, che i cittadini hanno adottato o adotterebbero. Per esempio, tra i provvedimenti intrapresi per sentirsi più sicuri tra le mura domestiche, negli ultimi tre anni il 22,5 per cento degli intervistati ha installato un sistema d’allarme, il 21,4 per cento ha installato grate alle finestre, il 20,7 per cento ha messo la porta blindata. Solo il 3,6 per cento ha dichiarato di aver acquistato un’arma da fuoco. Fuori di casa, invece, l’8,7 per cento ha dichiarato di portare uno spray al peperoncino, l’8,6 per cento ha invece dichiarato di portare un coltello.
Per quanto riguarda la possibilità di avere un’arma per difendersi, il 44,8 per cento la considera un pericolo, “perché le armi possono finire nelle mani sbagliate”, il 19,2 per cento ritiene che sia un diritto da riservare solo a categorie particolari esposte a rischi, come commercianti eccetera. Il 18,4 per cento pensa invece che rappresenti la possibilità, per qualunque cittadino, di difendersi dai malintenzionati. Il 27,1 per cento degli intervistati ha dichiarato che acquisterebbe un’arma per autodifesa, contro il 72,9 per cento che non lo farebbe.
Rispetto all’ipotesi di utilizzare un’arma in caso di minaccia concreta alla propria persona e/o alla propria famiglia, il 38,9 per cento afferma che probabilmente lo farebbe, il 10,1 per cento lo farebbe sicuramente, il 37 per cento probabilmente non utilizzerebbe un’arma neppure sotto minaccia e il 13,9 per cento non lo farebbe sicuramente.
Per quanto riguarda la situazione dei cittadini incriminati per aver reagito durante un furto in casa o nel proprio negozio, sparando e ferendo o uccidendo gli aggressori, il 56,3 per cento degli intervistati ritiene che l’incriminazione fosse giustificata nel caso in cui la reazione non fosse stata commisurata al pericolo, il 34,3 per cento ritiene che non dovessero essere incriminati, il 9,4 per cento che dovessero essere incriminati in ogni caso.