Quali sono gli elementi da prendere in considerazione nella scelta di un fucile a canna liscia? Scopriamolo insieme!
Uno dei settori trainanti del mondo oplofilo, in Italia, è sicuramente quello delle armi lunghe ad anima liscia. La tradizione venatoria è ancora piuttosto radicata e molti sono i cacciatori che si sono appassionati alle varie discipline del tiro a volo, ingrossando le già ben nutrite fila dei “piattellisti” italiani, che, non di rado, hanno saputo imporsi ai più alti livelli del panorama agonistico mondiale. Il grosso problema del tiro con armi ad anima liscia, a caccia o in pedana, è che mancano quasi totalmente riferimenti scientifici, il tiro in placca può fornire informazioni solamente parziali sulle reali potenzialità di un’arma, che possono essere valutate unicamente sul campo e restano, in grandissima parte, soggettive. L’assenza di un vero e proprio metro di paragone oggettivo, ha dato luogo alla nascita di un’infinità di luoghi comuni e “miti da sfatare” che si sentono continuamente da parte dei vari guru, o presunti tali, relegando troppo spesso la scelta dell’arma da caccia o da tiro a volo al sentimentalismo o all’affezione a un determinato marchio o modello.
Questa guida non ha certo l’ambizione di districare completamente la questione, tuttavia ambisce a fornire delle informazioni chiare, e quanto più possibile esenti da campanilismi, ai neofiti, o futuri tali, che si trovassero in procinto di scegliere il loro primo fucile a canna liscia.
La prima distinzione può apparire scontata, ma non lo è affatto: state cercando un fucile da caccia o da tiro? Molti ritengono di poter acquistare un fucile unico per fare entrambe le cose, il che è parzialmente vero, ma solo se ci si limita a un uso amatoriale e piuttosto saltuario. Chi acquista un fucile da caccia con l’intenzione di usarlo al campo da tiro per tutto il periodo di chiusura della stagione venatoria, rischia di rimanere deluso, e si renderà presto conto dei limiti strutturali dell’arma. Un fucile da tiro, infatti, ha caratteristiche costruttive differenti rispetto a uno nato per l’attività venatoria: canne più lunghe e pesanti, calciature più impostate, peso complessivo maggiore e bascula e chiusure costruite per sopportare decine di migliaia di colpi senza batter ciglio. È evidente come un fucile da caccia, se utilizzato costantemente e in maniera intensiva in pedana, risentirà maggiormente delle continue sollecitazioni.
Entrando più nel dettaglio, per le varie discipline del tiro al piattello, l’unica tipologia di arma realmente competitiva, sia per doti balistiche sia per la facilità di brandeggio, è il fucile sovrapposto. Il semiautomatico classico da caccia non è da tenere in considerazione, poiché l’espulsione laterale dei bossoli non sarebbe particolarmente gradita ai vicini di pedana, esistono semiautomatici nati per il tiro, con espulsione inferiore del bossolo, che, tuttavia, non hanno mai raccolto un grande successo, per via della presunta scarsa affidabilità attribuitagli dai tiratori. La doppietta, seppur molto utilizzata in passato, risulta oggi piuttosto fuori luogo nel tiro, a causa di evidenti limiti, soprattutto in termini di ergonomia.
Chi fosse alla ricerca di un fucile da tiro a volo, quindi, farà bene a orientarsi su un sovrapposto con canne lunghe tra i 720 e i 760 millimetri (in base alla specialità d’elezione), con peso complessivo compreso tra 3.000 e 4.000 grammi e calcio il più possibile adatto alla propria morfologia, meglio ancora, come nel caso dei fucili più blasonati, se realizzato su misura. Il calibro d’elezione sarà sempre il 12, magari con un paio di canne in calibro venti da montare in caso si volesse partecipare a competizioni riservate a questo calibro (si potrà optare per calibri minori solo qualora si volesse praticare le discipline di simulazione venatoria, tenendo conto del notevole svantaggio balistico). Caratteristica da non sottovalutare, se si ambisce a gareggiare a livelli medio-alti, è la batteria estraibile, fondamentale in caso di piccoli guasti durante le serie di gara e appannaggio delle armi top di gamma, che hanno sicuramente un costo notevole.
È sempre consigliabile, qualora fosse possibile, provare l’arma su un campo da tiro prima dell’acquisto. Nel tiro a volo e a caccia si spara sempre a bersagli in movimento, ragion per cui è importante sincerarsi dell’effettivo comportamento dell’arma in fase di brandeggio, che non possono desumersi da qualche semplice imbracciata “in bianco”.
Se nel tiro la scelta della tipologia di arma è quasi obbligata, il discorso è completamente diverso a caccia. Esistono numerose scuole di pensiero che possono essere raggruppate sotto tre macro-gruppi, gli amanti del semiautomatico, quelli del sovrapposto e i più tradizionalisti amanti della doppietta. Ognuno di questi cacciatori potrà portare argomentazioni valide a sostegno della propria tesi, affermando che l’arma da lui utilizzata è “la migliore a caccia”. Si tratta, tuttavia, di una scelta strettamente personale, dettata dal gusto e dalle emozioni. Bisogna, in ogni caso, tenere conto dei vantaggi e gli svantaggi oggettivi di ciascuna tipologia di arma.
La doppietta è innegabilmente più bella ed elegante, riporta immediatamente ai periodi più gloriosi della caccia ed è il fucile fine per eccellenza. Il sovrapposto ha doti di brandeggio ed ergonomia maggiori mentre il semiautomatico è mediamente più leggero (una canna sola anziché due) e presenta il vantaggio di avere un colpo in più nel serbatoio, a svantaggio della finezza estetica. Privilegiare l’uno, rispetto all’altro, è questione di gusto e, ad eccezione di alcuni tipi di caccia specializzata, tutti e tre svolgono egregiamente il loro compito.
La cosa più importante nella scelta del calibro è non peccare di presunzione. Spesso chi si considera un eccellente tiratore decide di adottare i calibri più piccoli, come il 28 o il .410, che, oltre a possedere innegabili doti di gestibilità e leggerezza, richiedono anche un alto livello di precisione da parte del cacciatore. Per un neofita i calibri consigliabili, a mio avviso, sono il 12 e il 20, in base alla caccia d’elezione del singolo. Se si ha intenzione di cacciare gli acquatici da appostamento si sceglierà un calibro 12 (più probabilmente un semiautomatico), se invece si pratica la caccia vagante con il cane da ferma potrebbe essere utile adottare un calibro 20, notevolmente più leggero e non troppo penalizzante considerate le brevi distanze di tiro sotto la ferma del cane.
Una delle domande più gettonate tra i neofiti ai corsi di istruzione venatoria è se sia meglio acquistare un fucile nuovo o uno usato. A mio avviso, la distinzione andrebbe fatta tra fucili di nuova o vecchia concezione. Un fucile di nuova concezione, infatti, è dotato di numerosi accorgimenti che lo rendono più versatile e sicuro: camerature magnum, strozzatori intercambiabili e possibilità di sparare munizioni lead-free li rendono veri fucili “tutta caccia”, canne nate per sparare cartucce moderne, e per sopportarne le relative pressioni, garantiscono le massime performance in assoluta sicurezza. Non è raro trovare fucili usati che rispondano a queste caratteristiche, eviterei, invece, di acquistare fucili che siano semplicemente vecchi e che siano stati usati molto, magari con poca accortezza, sui terreni di caccia. Teniamo conto che un’arma da caccia durante l’utilizzo è esposta alle intemperie, alla pioggia e allo sporco, usurandosi più rapidamente di un’arma usata al campo di tiro. Caso a sé stante è invece quello delle armi di lusso, anche datate, che possono ancora rivelarsi performanti in determinate condizioni. Quello delle armi fini, tuttavia, è un ginepraio in cui è facile, per un neofita, restare impigliato. Affidatevi, qualora non sappiate resistere al fascino di una classica doppietta side-lock, al parere di un esperto, per evitare di sborsare grosse somme per ritrovarvi, poi, fra le mani, armi prive di valore.