In qualità di moderatore ho dovuto ricordare che i legali detentori, nonostante la sostanziale credibilità che li contraddistingue e l’assenza reale di colpe, sono stati sottoposti, in particolare dal 2010, a una lunga serie di limitazioni legislative, controlli, noie, pastoie burocratiche. Tra queste situazioni anche un’interpretazione particolarmente restrittiva del consiglio di stato che ha privato di licenze in fatto d’armi, numerosi cittadini che avevano ottenuto la riabilitazione da reati di piccolo conto e spesso molto datati. Delle contromisure legali da proporre si è occupato l’avvocato (Sulla condanna penale come motivo ostativo al rilascio del Porto d’armi: revoca ed effetti della riabilitazione, la nuova frontiera della difesa penale amministrativa) Antonio Bana, presidente di Assoarmieri e fondatore del Centro studi di diritto europeo sulle armi (Cesdea). Un altro avvocato, Fabio Ferrari, consulente anche di qualche associazione di settore, si è concentrato più sull’atteggiamento dei media nei confronti delle armi, raccontando quale aneddoto più o meno conosciuto di cronaca.
Non soltanto in Italia si producono qualcosa come 700 mila armi sportive e per caccia (comprese repliche e a salve), ma è indispensabile ricordare che in questo Paese lo sport del tiro (a segno e a volo) produce risultati di eccezionale rilievo. Basti ricordare le 7 medaglie dell’ultima Olimpiade di Rio de Janeiro. Ci sono tanti iscritti alle federazioni, ma ci sono anche numerosi tiratori che non vi si riconoscono e praticano il tiro amatoriale nei Tsn o nei poligoni di tiro privati, fenomeno in crescita degli ultimi 20 anni, anche a causa della nascita e dello sviluppo di nuove discipline non olimpiche, come il Tiro dinamico sportivo o il Tiro a lunga distanza. Di questo si è occupato Gianfederico Rotellini, avvocato, in rappresentanza dell’Associazione nazionale poligoni privati, che ha chiesto che si vigili affinché non vi siano discriminazioni proprio tra i campi di tiro privati e sezioni del Tsn o campi Fitav.
Il convegno si è chiuso con una serie di auspici e obiettivi: sviluppare ulteriormente la cultura della sicurezza che valorizza il comparto e contribuisce a impedire che i legittimi detentori commettano alcun crimine, cercare di difendere e promuovere un corretto approccio al fenomeno delle armi attraverso un’azione coordinata del comparto, soprattutto per quanto riguarda l’informazione. È stato anche suggerito di dare seguito alla ricerca sociologica e, su indicazione del pubblico, di indagare anche gli omicidi commessi dagli appartenenti alle forze armate. I due parlamentari presenti sono stati caldamente invitati a continuare nella loro opera di difesa e valorizzazione del comparto.
