L’Infs ha bisogno di difensori?
“La fauna non cambia a seconda dei governi, dei ministri o della vigilanza cui l’Infs è sottoposto, non cambiano neppure i pareri che l’Istituto fornisce”. Sottoscriviamo. L’abbiamo letto in una lettera inviata dal direttore generale dell’istituto fauna selvatica, Silvano Toso, all’Associazione nazionale libera caccia sul problema storno. In ogni caso l’Infs, da quando è stato posto sotto il controllo del ministero dell’Ambiente, non ha ricevuto altro che un milione d…
“La fauna non cambia a seconda dei governi, dei ministri o della vigilanza cui
l’Infs è sottoposto, non cambiano neppure i pareri che l’Istituto fornisce”.
Sottoscriviamo. L’abbiamo letto in una lettera inviata dal direttore generale
dell’istituto fauna selvatica, Silvano Toso, all’Associazione nazionale libera
caccia sul problema storno. In ogni caso l’Infs, da quando è stato posto sotto
il controllo del ministero dell’Ambiente, non ha ricevuto altro che un milione
di euro per chiudere il bilancio. Quindi, fino a questo momento, nessuna delle
paventate “pressioni”. Noi abbiamo la massima stima per il lavoro dell’istituto
bolognese, per i suoi ricercatori, e non abbiamo il timore che “cadano” nelle
mani di chicchessia. Ma la levata di scudi che c’è stata, a difesa dell’
istituto, ci fa pensare: forse quelli che si sono ammantati del ruolo di
difensori d’ufficio dell’istituto (non richiesti?) hanno qualche causa da
perorare oppure temono che, davvero, l’istituto possa soffrire di una specie di
accondiscendenza o zelo nei confronti dei potenti che pagano loro lo stipendio?
Sullo storno, nel febbraio scorso, l’Infs ha fatto considerazioni non troppo
diverse da quelle già rilasciate nel 1997. Lo storno è cacciabile in
Portogallo, Spagna, Francia e Grecia; in declino in Russia, Turchia e Regno
Unito; trend positivo in alcuni Paesi mediterranei (Italia compresa) e
balcanici; in calo in Finlandia e Polonia; ammesso al prelievo di recente in
Ungheria, Malta e Cipro. Sulla scorta del parere del 1997, ha comunicato che
per il reinserimento dello storno nell’elenco delle specie cacciabili, l’Italia
dovrebbe proteggere allodola e frullino, non protrarre la stagione venatoria
oltre il 31 dicembre; vietare l’uso dello storno come richiamo vivo, non
consentirne il prelievo in Sardegna e Sicilia. Naturalmente questo parere ha
suscitato polemiche. A noi sembra strano che in dieci anni nulla sia cambiato,
ma forse occorre riferirsi alla frase citata in apertura…
Ci fa pensare, soprattutto, che l’istituto ha la necessità ormai indifferibile
di mettere mano, nell’ambito delle proprie competenze e dei compiti d’ufficio,
alla raccolta e all’organizzazione della banca dati della popolazione degli
uccelli, sullo stile di quella elaborata (e apprezzata) per la popolazione
della fauna ungulata. Non potrà che produrre benefici effetti all’attività
venatoria del nostro Paese. Che il ministro dell’Ambiente eroghi i fondi
necessari e che l’istituto spinga in questa direzione, senza bisogno di
difensori a destra o a sinistra! E che poi i risultati possano essere
commentati con obiettività, senza prevenzioni e presunzioni, dando come assunto
il concetto che la caccia in Italia è attività legittima.