Il post pubblicato su Instagram dalla nota fashion blogger, influencer e imprenditrice digitale Chiara Ferragni ha creato un immediato putiferio politico, visto che non era incentrato su moda e trucco, bensì su qualcosa di molto più concreto: la situazione della criminalità a Milano. Ha scritto infatti la Ferragni: “Sono angosciata e amareggiata dalla violenza che continua a esserci a Milano. Ogni giorno ho conoscenti e cari che vengono rapinati in casa, piccoli negozi al dettaglio di quartiere che vengono svuotati dell’incasso giornaliero, persone fermate per strada con armi e derubate di tutto. La situazione è fuori controllo. Per noi e i nostri figli abbiamo bisogno di fare qualcosa”. Il messaggio si chiude con un appello al sindaco Giuseppe Sala. Il quale ha replicato, complici anche le reazioni politiche giunte dall’opposizione (Lega in testa), minimizzando e affermando: “Non considero la situazione drammatica, ma degna di attenzione. Non condivido quello che dice. Però è un’opinione e le risposte, secondo il mio stile, sono sempre attraverso il lavoro. Lavoreremo ancora di più. È un periodo difficile. Nel colloquio quotidiano coi sindaci delle grandi città del mondo, problematiche del genere sono all’ordine del giorno. Cercheremo di fare ancora di più ma, non per deresponsabilizzarci, la sicurezza dipende molto dall’opera del Ministero e in questi giorni risentirò il ministro Luciana Lamorgese”.
L’assessore alla sicurezza in Regione Lombardia, Riccardo De Corato di Fratelli d’Italia, ha accusato Sala di minimizzare il problema, dichiarando: “Nessun piano di azione, quindi, per arginare l’escalation di violenza in città, nessuna iniziativa in programma per salvare il salvabile, ma solo effimere parole e promesse”. Gli ha fatto eco la collega di partito e consigliera regionale Barbara Mazzali, che sul proprio profilo Facebook ha osservato: “Sala risponde a Chiara Ferragni sminuendo il problema, cercando di dare alle sue parole il significato di inutili timori uterini… ma nulla è più vero e di buon senso delle sue parole. Milano è diventata una città fuori controllo e pericolosa e lo dimostrano le decine di arresti che ogni giorno avvengono. Personalmente non giro più per Milano tranquilla. Il grado di pericolosità lo senti a pelle, ovunque ti giri per una donna, un anziano, un giovane o un fragile c’è un pericolo in agguato”.
Di certo c’è, al di là del botta e risposta politico, che l’attenzione mediatica ma, soprattutto, delle istituzioni si è focalizzata sul problema perché a puntare il dito è stato un “vip” (probabilmente, tra l’altro, il “vip” italiano con la maggior esposizione mediatica al mondo). Se fosse stato un cittadino “normale”, è verosimile che il sindaco non si sarebbe scomodato a rispondere…
Ma le cose come stanno?
Molto del problema risiede sui numeri, sulla loro interpretazione e anche sul grado di sicurezza, o a questo punto insicurezza, percepita in concreto dai cittadini “normali”, quelli che magari non abitano in centro bensì in periferia, che magari non possono permettersi un allarme nell’abitazione e magari, nel momento in cui subiscono un furto in casa o sono vittima di rapina, a rimettersi economicamente in piedi dal tracollo ci mettono mesi se non anni.
Partiamo quindi proprio dai numeri: a conforto della replica di Sala, sono stati resi noti i dati della prefettura relativamente ai reati, evidenziando in particolare che dal 2014 a oggi risultano in calo costante (-29 per cento), anche se si riconosce che dall’inizio del 2022 i reati cosiddetti “di strada” (scippi, rapine, aggressioni) sono in leggero aumento. A renderli ancora più “pesanti” sulla percezione della sicurezza da parte dei cittadini sarebbe in realtà il fatto che, oggi, molti di questi reati vengono resi noti e diffusi sui social, amplificandone l’eco e la percezione.
Al di là della “percezione” (che risulta difficile quantificare, a partire dalla famigerata “temperatura percepita” con la quale i telegiornali ci intrattengono nella stagione estiva) e al di là della variazione percentuale rispetto al 2014, conviene tuttavia sottolineare che i dati assoluti resi noti nell’autunno 2021 (relativi all’anno 2020) da un’indagine del Sole 24 ore sulle denunce di reati in proporzione alla popolazione (quindi per 100 mila abitanti) fotografano una situazione non esattamente tranquillizzante. O meglio, proprio da maglia nera. In particolare, Milano risulta prima tra i 106 capoluoghi di provincia della nostra penisola per quanto riguarda le denunce di reati in generale, per 100 mila abitanti (4.866,3, per un valore assoluto pari a 159.613). Al secondo posto Bologna, al terzo Rimini, la città di Roma figura al settimo posto, Napoli al 14°.
Sempre secondo lo studio del Sole 24 ore, Milano guida anche la classifica con il maggior numero di furti denunciati per 100 mila abitanti (2.208,7, per un valore assoluto di 72.443), al secondo posto Rimini, al terzo Bologna, Roma è quarta e Napoli al nono posto. Per quanto riguarda i furti con strappo, Milano non è al primo posto ma comunque guadagna il podio, con la terza posizione con 46,5 denunce per 100 mila abitanti (1.120 in assoluto), al secondo posto troviamo Torino, al primo Napoli. Milano è invece al secondo posto della classifica per i furti negli esercizi commerciali, con 175,3 denunce per 100 mila abitanti (5.749 in assoluto), alle spalle di Livorno (con 185,3 per 100 mila abitanti) e davanti a Firenze (164,9). Milano è al primo posto per le denunce in fatto di furti con destrezza, con 425 casi noti per 100 mila abitanti (13.940 in assoluto), seconda classificata Firenze, terza Rimini. È nei furti in abitazione che Milano comincia a guadagnare posizioni più rassicuranti, con un 38° posto (prima risulta Ravenna, seconda Bologna, terza Modena). Risulta, però, ancora medaglia di bronzo nelle rapine, con 78,3 denunce per 100 mila abitanti (prima Napoli, seconda Prato) e medaglia d’oro per i furti di auto in sosta (311 denunce per 100 mila abitanti).