La caccia non rientra tra le cause principali di pressione ai danni della natura, a confermarlo sono i risultati dell’ultimo report sullo stato di natura dell’Unione europea. A causare maggior danno, invece, sono agricoltura, urbanizzazione e sfruttamento forestale
La caccia è spesso dipinta dai suoi detrattori come una delle principali cause di minaccia nei confronti della natura e della fauna. L’ultimo report sullo stato di natura dell’Unione europea, però, sembra smentire questa teoria, confermando, invece, ciò che i cacciatori sostengono da tempo: l’attività venatoria non è certo una delle principali fonti di danno per l’ambiente. Nei report, infatti, la caccia viene inclusa nella voce “sfruttamento delle specie”, che rappresenta solo il 7,2% della pressione esercitata sulla natura in Europa. L’attività venatoria in sé, tuttavia, incide sulla pressione nei confronti della natura solamente per lo 0,66%. Per farsi un’idea, basti pensare che l’agricoltura intensiva incide per il 21,4%, l’urbanizzazione per il 12,9% e le attività forestali per il 10,8%. Leggermente più alta la pressione esercitata dall’attività venatoria sulla sola fauna alata, il 2,58%, mentre la pressione nei confronti delle specie diverse dai volatili è dello 0,17%. Addirittura lo 0,05%, invece, le percentuale imputabile alla caccia rispetto alla pressione esercitata sull’habitat.
«Siamo lieti di chiarire la situazione a seguito di comunicazioni inesatte e speriamo che in futuro siano pubblicati rapporti equilibrati» ha dichiarato il segretario generale di Face (European federation for hunting and conservation) David Scallan, «È importante esaminare più a fondo i dati prima che i titoli siano diffusi e questo vale anche per le Agenzie dell’UE. La conservazione funziona quando le persone la sostengono, quindi concentriamoci sul lavoro con gli stakeholder chiave che hanno la capacità di conservare la natura sul territorio».
Anche Sergio Berlato, euro parlamentare di Fratelli d’Italia e cacciatore, ha commentato positivamente i risultati del report. «La diffusione di questi dati ci permette di far conoscere la realtà del mondo rurale e dell’attività venatoria» ha commentato Berlato, «Solo unendo le forze di tutti i portatori della Cultura rurale possiamo salvaguardare una parte importante della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni, smentendo nei fatti e con dati oggettivi la rappresentazione falsata che vorrebbero fornire delle nostre attività le varie organizzazioni animal-ambientaliste»