La corte suprema degli Stati Uniti ha emanato un’altra sentenza di portata probabilmente storica per quanto riguarda i diritti dei legali detentori di armi dell’Unione, dopo quella fondamentale del 2008 nel caso District of Columbia vs Heller, nella quale si ribadì la portata di tutela individuale del secondo emendamento della costituzione.
In questo caso, la materia del contendere era una norma dello Stato di New York che, per autorizzare al porto delle armi, richiedeva di avere (un po’ come da noi) il “dimostrato bisogno”. La corte, con una maggioranza di 6 giudici a 3, ha dichiarato incostituzionale la norma (che era in vigore da 1913), in quanto in contrasto con il “diritto di possedere e portare armi” sancito dal secondo emendamento della costituzione.
Il relatore della sentenza, giudice Clarence Thomas, ha considerato che “non è noto alcun altro diritto costituzionale che un individuo possa esercitare solo dopo aver dimostrato alle autorità governative di avere necessità speciali”.
È chiaro che, a questo punto, si attende un effetto domino anche in tutti gli altri Stati dell’Unione nei quali siano in vigore regole simili.
La notizia è stata ovviamente commentata in senso negativo dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha dichiarato: “questa sentenza contraddice sia il buon senso sia la Costituzione e darà problemi a tutti noi. Sulla scia degli orrendi attacchi a Buffalo e Uvalde, così come di fronte ai quotidiani atti di violenza che ormai non fanno neanche più notizia, come società abbiamo il dovere di fare di più, non di meno, per proteggere gli americani”.
Uno dei giudici in minoranza, Stephen Breyer, ha scritto nel motivare il proprio dissenso che “la corte ha ampliato i diritti sulle armi senza tenere in conto l’estrema gravità della violenza con le armi da fuoco che imperversa in un Paese nel quale le armi sono più diffuse di qualsiasi altro. La sentenza lascia gli Stati senza la capacità di affrontare pericoli significativi”.