Pepatissima!

È una “pistola” Ar 15 compattissima, grazie alla canna di soli 7,5 pollici e al calcio collassabile che, però, consente un’estensione fulminea per lo sparo. In .300 Aac è potente come un revolver in .44 magnum

La canadese North eastern arms è stata tra le prime (molto probabilmente la prima…) a pensare di sviluppare e commercializzare una calciatura ultracompatta per Ar 15, con l’intento sia di utilizzarla in una versione originale destinata alla difesa ravvicinata o Pdw (Personal defense weapon), sia come kit commerciale Ccs (Compact carbine stock) che comprende non solo il calciolo ridotto, ma anche portaotturatore e molla di recupero specifici.
Oggi, questa tipologia di calciatura è non solo uno dei trend più importanti tra l’accessoristica per Ar15 (con numerosi produttori e differenti soluzioni), ma ha determinato la nascita di altre piattaforme con canne ben più lunghe delle Pdw, che vanno dai 12 ai 18 pollici: molte aziende importanti infatti, hanno adesso a listino realizzazioni con calciature ultracompatte o “Pdw stock”.
Come risaputo, l’idea di base è stata presa ed elaborata partendo dal Colt Scw (Sub compact weapon), che ha introdotto per primo lo schema di “compattizzazione” della calciatura con modifiche al portaotturatore: la Colt tuttavia, non ha pensato all’epoca di rendere disponibile commercialmente anche un kit di aftermarket.
L’idea di una Pdw in 5,56×45 non è certo nuova, quasi tutte le più importanti aziende ne hanno almeno una nella gamma, ricordiamo l’Heckler & koch Hk 416 e l’Fn Scar in versioni Pdw come esempi ma riguardo gli Ar 15, si incontrava una maggiore difficoltà di adattamento della piattaforma, vincolata dalla presenza posteriore al portaotturatore della molla di ritorno e del buffer tube.
Per molti anni non è stato possibile trovare una soluzione meccanicamente ragionevole per trasformare in compatte Pdw gli Ar 15. Nel frattempo però, la richiesta di Pdw aumentava notevolmente in concomitanza con la recrudescenza dei rischi terroristici, vi era poi la necessità di avere una munizione più prestante del 9×19 delle pistole mitragliatrici e non solo: se da un lato e a livello militare le piattaforme Pdw (e i relativi calibri, ideati secondo la richiesta Nato…) non hanno ottenuto lo sperato successo, in altri settori sia della sicurezza nazionale sia privata, hanno trovato terreno più fertile. La scelta o la “forzatura” del 5,56×45 in queste piattaforme ha però un senso, questo calibro infatti ha maggior diffusione rispetto ai calibri originali 5,7×28 (Fn Herstal) e 4,6×30 (Heckler & koch) e quindi, maggior reperibilità in quasi tutte le parti del mondo. Il Secret service americano per esempio, ha recentemente formalizzato una richiesta per armi automatiche con canna lunga 10-12 pollici in calibro 5,56×45 e altre “agenzie” in tutto il mondo, utilizzano Pdw in 5,56 per compiti di Psd (Protective security detail).
Altrettanto intuitivamente, l’enorme distribuzione di Ar 15 e relative parti accessorie, ha successivamente portato alla nascita di altre Pdw basate su questa piattaforma.
Contestualmente, il successo del calibro .300Aac/Blackout, che balisticamente mostra interessanti caratteristiche soprattutto in canne di limitata lunghezza rispetto al 5,56×45-.223 Remington, ha offerto nuove opportunità a queste piattaforme.
La Nea in versione Pdw ha canna di soli 190 mm (7,5 pollici) con lunghezza complessiva a calcio retratto di 533 millimetri ed è, pertanto, classificata pistola. I semicastelli sono quelli dei Nea-15, realizzati per asportazione di truciolo da forgiato in lega di alluminio 6061-T6; sono di disegno originale, caratterizzati da un upper receiver con fianchi squadrati, dotato sul lato destro del classico pulsante forward assist e di fronte a questo, di un deflettore dei bossoli molto pronunciato. Il lower receiver invece, mostra due caratteristiche distintive: sul lato sinistro e sul bocchettone di alimentazione, ha in rilievo il logo aziendale a forma di grifone, sul lato destro il pulsante di sgancio del caricatore ha un ampio e caratteristico bordo di protezione semicircolare; il ponticello del grilletto del Nea Pdw, come in tutti i Nea-15, è integrale e con arco maggiorato. L’ingresso del bocchettone di alimentazione inoltre, è dotato di discreta svasatura in modo da agevolare inserimenti e cambi caricatore più rapidi. Particolare anche l’astina di 7 pollici, sempre in alluminio 6061-T6, con sezione ottagonale e dotata integralmente di due slitte Picatinny: a ore 12 a prosecuzione di quella presente sull’upper e a ore 6 per il montaggio di accessori. Per aerazione e alleggerimento sono presenti innumerevoli forature circolari e altre due porzioni di slitta a quattro binari, realizzate integralmente, sono inoltre presenti sui fianchi dell’astina in prossimità della volata. L’insieme è decisamente armonioso, nonostante la compattezza dell’arma.
Il grado di finitura esteriore è piuttosto buono, certamente superiore alla media, con anodizzazione profonda livello III molto uniforme, la canna è realizzata in acciaio 4140-Cmv e dotata di presa a basso profilo con lunghezza, ovviamente, pistol.
Il portaotturatore è a specifiche militari e full auto rated, nell’impiego semiauto dovrebbe essere un plus a maggior garanzia di robustezza e durata. Tutte le parti meccaniche rilevanti sono testate ad alta pressione (Hpt, High pressure test) e con ispezione “magnetoscopica” o Mpi (Magnetic particle inspection), tipo di controllo non distruttivo impiegato per la ricerca di infrazioni superficiali e subsuperficiali (eventuali cricche) in materiali ferro-magnetici. Interno ed esterno della canna, compresi barrel extension e presa del gas hanno trattamento superficiale Arc, una nitrocarburazione in cui azoto e carbonio si uniscono a livello molecolare formando una ricopertura di alcuni decimi di millimetro, estremamente dura (60 Hrc) e particolarmente resistente ad attrito, usura e corrosione.
Il cuore del sistema è il portaotturatore modificato: è accorciato e monta in coda un buffer anch’esso modificato, più corto e con all’interno due soli pesi cilindrici in acciaio, mentre il puntale è sempre in teflon. Di conseguenza, il buffer tube subisce un deciso accorciamento e fornisce la base di supporto per il nuovo calciolo che lo sormonta per metà circa della sua lunghezza: quando il calciolo è chiuso, copre parzialmente il buffer tube mentre quando il calciolo è aperto, la parte terminale del buffer tube diventa area di appoggio per la guancia del tiratore.
Il calciolo vero e proprio è realizzato in polimero, fissato a due rebbi a sezione tonda in acciaio che si infilano e scorrono entro la base in alluminio: quando il calciolo è in posizione chiusa, i due rebbi sono posizionati a filo sui fianchi del semicastello inferiore. Il Ccs ha solo due posizioni di regolazione, aperto e chiuso: per l’apertura rapida basta tirare a sé il calciolo mentre per la chiusura, bisogna premere un pulsante a bilanciere posto sotto la base del blocco di chiusura, spostato sulla sinistra.
I ridimensionamenti del portaotturatore, buffer e buffer tube hanno comportato anche l’accorciamento della molla: adesso ha infatti 26 spirali, la diminuzione longitudinale rispetto a una normale configurazione Ar 15 è di circa 73 millimetri.
Questo “accomodamento” ha come unica limitazione lo smontaggio: per l’estrazione dell’otturatore bisogna sganciare entrambi i perni di assemblaggio, traslare in avanti il semicastello superiore e, quindi, sfilare molla e portaotturatore: non è più possibile quindi, come normalmente avviene negli altri Ar 15, sfilare la sola spina posteriore e ribaltare in apertura l’upper receiver. La molla di recupero come il buffer infatti, non sono più contenuti e bloccati all’interno del tubo del buffer secondo lo schema originale di Stoner.
Una delle caratteristiche delle armi Nea-15, quindi osservabile anche in questa versione, è la presenza di un foro passante con filettatura, posizionato all’interno della base dell’impugnatura (dietro il foro della vite di fissaggio) che sbocca all’interno del lower receiver, all’altezza del blocchetto del foro di passaggio della spina posteriore di smontaggio: all’occorrenza è possibile inserire una vite di tensionamento. In caso di montaggio di upper receiver diversi, oppure dopo una lunga e dura vita dell’arma, si possono presentare giochi nell’accoppiamento tra i due semicastelli: posto che uno installi tale vite tensionatrice e agendo su di essa, è dunque possibile registrare ed eliminare eventuali giochi.
Altra particolarità strutturale dei Nea-15 è l’inusuale posizione della molla e del puntoncino di ritenzione della spina posteriore di smontaggio, collocati inferiormente e sul lato destro della base dell’impugnatura e trattenuti in sede dall’installazione dell’impugnatura stessa; normalmente invece, queste due minuterie sono collocate alla base della culatta sulla destra e sotto la filettatura per il buffer tube, bloccate dalla presenza del coperchietto o receiver end plate.
Tutte le componenti sono a specifiche militari, scatto compreso, spicca però l’otturatore che è cromato mentre il funzionamento è affidato al tradizionale sistema a sottrazione diretta dei gas. Il peso complessivo della Nea Pdw è di 2.700 grammi a vuoto, come una pistola mitragliatrice ma in un calibro decisamente più potente e con maggior gittata.
La versione della prova tuttavia era fornita di alcune interessanti implementazioni opzionali, tutte distribuite dalla Nuova Jager: mire polimeriche ribaltabili di back-up e caricatore sempre polimerico della israeliana Imi defense, collimatore a riflessione Shield Cqs e compensatore spegnifiamma Nuova Jager .300. Le mire flip-up Tfs/Trs della Imi defense, sono costruite in polimeri rinforzati e risultano molto compatte e di basso profilo quando ripiegate sul rail: in questa posizione inoltre, offrono anche tacca e mirino supplementari e di emergenza ricavati integralmente nel polimero. Sempre della stessa azienda, anche il robusto caricatore polimerico G2 Ar con elevatore anti-tilt che utilizza doppia finestra trasparente sui fianchi per tenere d’occhio l’autonomia residua di fuoco.
Il red dot Cqs (Close quarter sight) della inglese Shield, con punto da 2 Moa (scelto tra l’altro, dal ministero della Difesa inglese per il programma Fist – Future integrated soldier technology) è in alluminio anodizzato e leggerissimo, appena 66 grammi con batteria, implementato da tre distanziatori polimerici componibili per l’allineamento coassiale o meno con le mire.
Infine, il compensatore-rompifiamma disegnato e costruito dalla Nuova Jager: è realizzato in acciaio fosfatato e temperato e ha singola camera ma a tre luci a cui segue, anteriormente, un corto spegnifiamma a “forchetta” con tre rebbi.
La prova è stata eseguita sulla linea di tiro interna della Nuova Jager alla distanza di 25 metri, abbastanza indicativa per le situazioni a distanza ravvicinata o Cqb quale è destinata, sparando in piedi e senza alcun appoggio ma con red dot Shield Cqs.
Comandi e manetta di armamento a “T” sono nelle usuali posizioni dello schema Ar 15: per cui, le operazioni di caricamento e armamento sono istintive e automatiche per chi è pratico di queste piattaforme ovvero, la “Ar 15 muscle memory”.
Più complesso l’adattamento alla tipologia ultra compatta della Nea Pdw. Qui l’imbracciata è davvero raccolta e la guancia si ritrova necessariamente appoggiata sul corto buffer tube che non è certo un appoggiaguancia naturale, per quanto non scomodissimo; grazie alla buona superficie quadrettata del calciolo in polimero, la calciatura non si muove o scivola dalla spalla e si dimostra, nonostante tutto, adeguatamente stabile. Non ci si deve aspettare ovviamente, la stabilità di una calciatura fissa per tiro di precisione, avendo provato altre calciature similari, ma il Ccs è certamente tra i meno “ballerini”.
Velocissimo invece il dispiegamento della calciatura, basta tirare decisamente indietro il calciolo e questo si blocca in posizione estesa: una qualità davvero apprezzata soprattutto dagli operatori di scorta.
Una volta imbracciata l’arma, poi, risulta davvero facile spostarsi agevolmente in spazi ridotti come anche muoversi in direzione dei bersagli mantenendo l’allineamento: data la compattezza pari o addirittura inferiore ad alcune Smg, non vi sono pronunciati sobbalzi o sbilanciamenti eccessivi della volata come nel caso di carabine o fucili. Misurando poco più di 50 centimetri inoltre, è facilmente trasportabile e ricoverabile sui veicoli, può essere impiegata dalle scorte con discrezione ed è altrettanto comoda nel momento dell’uscita dai mezzi.
Trovato un comodo allineamento con il red dot Shield Cqs, iniziano i primi colpi di aggiustamento. Il rinculo non sorprende ma è piuttosto la botta sonora, inizialmente, a sorprendere: con munizioni supersoniche il .300 Aac/Blackout in una canna di 7,5”, “comunica” con carattere la sostanza di una munizione che si fa rispettare. Diciamo che questa sensazione era anche amplificata dallo spazio chiuso della nostra linea di tiro e dal concomitante impiego di un compensatore. Certo l’arma va impugnata con fermezza e controllata, specie quando si doppiano i colpi: il fatto è che grazie alla compattezza dell’arma, si scorda facilmente che non è un 9×19.
Per l’occasione abbiamo allestito tre ricariche con bossoli Hornady e con due pesi di palla: le 110 grani Hornady V-max “tipped” e flat base, le 125 grani Sierra Otm. Abbiamo iniziato la prova con la ricarica con le Hornady V-max di 110 grani e 17,5 grani di Vihtavuori N110 con velocità alla bocca rilevata di circa 570 m/sec: incidentalmente, è risultata anche la combinazione migliore per la precisione. Il miglior cartello ha fornito una rosata ben raggruppata di 5 colpi che misurava, da centro a centro, 48 millimetri. Con la seconda ricarica, con palla Sierra Match king di 125 grani spinta da 16,5 grani di N110, la velocità alla bocca scende a 518 m/sec e abbiamo provato a velocizzare la cadenza con un colpo singolo iniziale e due serie di double tap: la rosata si è allargata a 76 millimetri: il primo colpo un po’ basso e a sinistra (errore di allineamento…) e le due serie spostate leggermente in alto a destra ma con colpi vicini.
Con la terza ricarica siamo passati invece a un tiro cadenzato, palla sempre Sierra Match king di 125 grani con 15,5 grani di N110: la migliore rosata di 5 colpi, alla fine, misura 56 millimetri. Prestazioni più che sufficienti, certamente migliorabili con uno scatto leggermente meno “militare” rispetto quello installato di serie. Il compensatore-rompifiamma della Nuova jager ha funzionato, naturalmente si è osservata qualche bella vampa ma in canne di 7,5 pollici le cariche dei .300 Aac, secondo rilevamenti effettuati negli Usa, bruciano dall’86 all’89% della polvere in canna.
Pur tenendo conto che con le nostre ricariche ci siamo tenuti entro margini di sicurezza, con la ricarica 1 si raggiungono i 118 chilogrammetri alla bocca. A titolo di paragone, possiamo dire che un .44 magnum (Federal Hydra shok) con palla di 240 grani arriva a 107 chilogrammetri. Se paragoniamo ancora il dato balistico del .300 Aac/Blackout contro il 5,56×45 (M855) sparato sempre in canne di 7,5 pollici, quest’ultimo esprime 100 chilogrammetri di energia alla bocca ma perde poi molto più rapidamente la sua energia. Ecco perché il .300 Aac/Blackout è ritenuto da tutti… un calibro estremamente interessante.
La prova completa su Armi e Tiro di gennaio 2017
Produttore: North eastern arms, northeasternarms.com
Distributore: Nuova jager, via vecchia Novi 21, 15060 Basaluzzo (Al), tel. 0143.48.99.69, fax 0143.48.97.07, nuovajager.it, info@nuovajager.it
Modello: Nea Pdw
Tipo: pistola semiautomatica
Calibro: .300 Aac
Funzionamento: a sottrazione diretta dei gas
Numero colpi: 15
Lunghezza canna: 190,5 millimetri (7,5 pollici)
Rigatura: 6 rigature destrorse, passo 203 millimetri (1:8 pollici)
Percussore: lanciato con cane interno
Estrattore: a unghia
Espulsore: a puntone e molla
Lunghezza: 533 millimetri (635 millimetri calcio aperto)
Peso: 2.700 grammi
Mire: slitta Picatinny a tutta lunghezza per l’installazione di ottiche o mire di back-up
Materiali: lega leggera 6061-T6
Prezzo: 1.790 euro, Iva inclusa; 1.520 euro con calcio telescopico polimerico Mil Spec; kit calciatura Nea Ccs, 430 euro